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 2009  luglio 02 Giovedì calendario

IL PERSONAGGIO E’ MIO E ME LO GESTISCO IO


C’è un libro scritto a quattro mani da Carlo Lucarelli e Simona Vinci che forse non leggeremo mai; o che in ogni caso dovremo aspettare a lungo, perché è ambientato nel mondo di Topolino e Paperino. Chi l’ha visto assicura che è molto divertente. Era nato anni fa, per una collana che la Disney pensava di lanciare in Italia: romanzi ispirati ai suoi personaggi. Venne sottoscritto il contratto, ma il progetto non fu realizzato. Gli autori sono perciò tornati in possesso del copyright, cioè del diritto di disporre come meglio credono della loro creazione letteraria: e tuttavia non ne possono far nulla perché i personaggi appartengono a qualcun altro, cioè alla Disney. Basterebbe cambiare i nomi: il racconto è però a chiave e gioca su una serie di riferimenti precisi all’universo disneyano, ragion per cui la cosa è evidentemente impossibile. Il libro diventerebbe troppo diverso, e in qualche modo «zoppo». Meglio lasciarlo nel cassetto fino a quando, come accade per i diritti d’autore, scadranno i diritti su questi eroi del fumetto.
 questo, che ci ha racconto l’agente letterario dei due scrittori, un caso abbastanza tipico, anche se molto raro almeno in Italia, di potenziale «guerra del copyright»: la stessa che, come riportato dalla Stampa, ha recentemente indotto JD Salinger, mitico ed elusivo autore del Giovane Holden, a scatenare i suoi avvocati contro un giovane scrittore svedese intenzionato a pubblicare una sorta di seguito al celebre romanzo, con Holden Caulfield, ormai anziano, che si aggira sui luoghi della sua prima - e unica - avventura a New York. Nel mondo di Internet, dove i contenuti diventano sempre più «liberi» e gratuiti, sovvertendo il tradizionale sistema della proprietà letteraria e artistica, tutto ciò sembrerebbe suonare antidiluviano e forse patetico. Ma già Raymond Queneau, il geniale scrittore (e matematico) francese amico di Calvino e dei surrealisti, aveva previsto tutto. Nel ”68, nel romanzo Icaro involato, aveva immaginato che il protagonista fuggisse da un manoscritto e finisse nella vita reale, creando grossi pasticci nella Parigi degli scrittori, ma non solo.
Icaro e i suoi fratelli riescono però raramente a svignarsela davvero. Sebbene non sia scritto in modo esplicito in nessuna legge, appartengono ai loro autori, come i libri in cui abitano. Salinger riuscirà molto probabilmente a bloccare il presunto seguito del suo Holden, come ci spiega l’avvocato Giuseppe Calabi, grande esperto in questa delicata materia. «Sui personaggi dei cartoni animati ci sono state molte cause, e non si discute. Su quelli letterari vale in linea di massima lo stesso principio». Inglesi e americani sono anzi rigorosissimi: i seguiti a romanzi celebri (l’ultimo è stato una nuova avventura di James Bond firmata da Sebastian Faulks) devono essere autorizzati. Nel caso di Bond, poi, l’idea venne dagli eredi di Ian Fleming, e comportò una specie di concorso per selezionare il romanziere più adatto alla bisogna. Lo stesso è accaduto per Via col vento, anche se va detto che questi sequel non hanno avuto poi tutta quella fortuna.
Forse alla fine «rubare» non è così facile; e, a parte le carte del tribunale che comunque spaventano sempre gli editori, non ne vale granché la pena. I «padri» dei personaggi più celebri sembrano piuttosto fiduciosi nel legame indissolubile che li accomuna ai loro figli prediletti. Andrea Camilleri, per esempio, non è molto preoccupato per le molte avance che riceve il commissario Montalbano, ivi compresi alcuni tentativi di rapimento. Il suo commissario fa ogni tanto capolino in qualche romanzo altrui, ma si tratta quasi sempre di omaggi. «Una sola cosa mi ha fatto arrabbiare di brutto - ci confida -: quando ho scoperto, proprio alla Fiera del Libro, che un editore aveva pubblicato un libro sui Segreti della tavola di Montalbano, ovvero Le ricette di Andrea Camilleri, senza che ne sapessi nulla. L’avevano fatto già i tedeschi, ma almeno avevano chiesto il permesso».
Si è rivolto all’avvocato? «No, mi sono incazzato e basta». Le ricette, ovviamente, erano ricavate dai romanzi «autentici». un uso possibile? «Mica tanto - risponde l’avvocato Calabi -. In questo caso credo che lo scrittore avrebbe avuto ottime possibilità di bloccare il libro, se lo avesse voluto. La legge ammette solo le cosiddette rielaborazioni letterarie, che riguardano per lo più il lavoro dei critici, e le parodie». Come quella, pesantuccia ma assai gustosa, che il comico Daniele Luttazzi dedicò a Va’ dove ti porta il cuore, trasformandolo con pochissimi cambiamenti di parole qua e là, in un delirante Va’ dove ti porta il clito. L’editore di Susanna Tamaro fece ricorso, ma non vinse. Chi invece, pur essendo molto guardingo e decisamente di casa nello studio dei suoi legali, rinunciò in Italia ma non in America fu il figlio di Nabokov. Era il 1995, e qui da noi uscì un delizioso romanzo-saggio di Pia Pera dal titolo Diario di Lo, scritto dal punto di vista di Lolita, ormai cresciuta. Ebbe successo, fu comprato da un editore americano ma gli avvocati cercarono in ogni modo di assassinarlo in culla.
Alla fine l’editore riuscì a trovare una via d’uscita: il libro venne pubblicato con una prefazione, piuttosto critica, dello stesso Dmitri Nabokov. «In fondo è sempre un banale problema di soldi», dice un importante agente letterario che ama non apparire. A lui si rivolsero molti anni fa gli eredi di Margareth Mitchell che volevano far causa a Rosa Giannetta Alberoni per un romanzo dove si faceva un uso un po’ spregiudicato di pagine e pagine tratte da Via col vento. Vennero dissuasi. Non ne valeva la pena, o siamo davvero zona franca? I nostri autori di successo, a ogni buon conto, non sembrano preoccupati. O quasi. Gianluca Carofiglio, che è pure magistrato e di queste cose si intende, sostiene che «situazioni e idee sono libere; in fondo, dall’inizio della letteratura, raccontiamo sempre le stesse dieci storie».
Ci faccia capire: se scrivessimo un romanzo dal titolo, che so, «L’avvocato Guerrieri va alla guerra», lei non reagirebbe? «Non mi spingo a tanto. Questa non gliela lascerei passare. Però se durante una chiacchiera venissero fuori temi, situazioni, personaggi, magari da parte mia, e poi li trovassi nel libro di un altro, mi seccherei, certo, anche un bel po’. Ma considerei la cosa abbastanza naturale». La verità è che il sequel abusivo dell’avvocato Guerrieri non troverà mai un editore abbastanza avventuroso. Nemmeno in Italia. Qualche anno fa, alla Fiera di Francoforte, un bizzarro signore ucraino consumò le suole delle scarpe per mostrare a tutti un dépliant dove proponeva i suoi libri di fantasy, firmati Harry Potter. Allegava un documento di identità, da cui risultava che aveva cambiato legalmente nome e si chiamava perciò come il maghetto. Non ebbe molta fortuna. Anzi, tornò a casa senza uno straccio di contratto.