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 2009  luglio 02 Giovedì calendario

«CREPA NELL’ASSE DEL TRENO DA PIU’ DI UN ANNO»


Il ministro Matteoli: c’era la ruggine. Gli esperti: usura o difetto di fabbricazione

VIAREGGIO – Ci è voluto almeno un anno e mezzo per­ché la crepa diventasse co­m’era lunedì sera, un istante prima del disastro. Almeno un anno e mezzo se si voglio­no leggere i segni al ribasso. In realtà i grandi esperti italia­ni che sanno interpretare quei segni assicurano che gli anni sono due, forse più. Qualcosa ha dato il via alla fenditura ini­ziale e il tempo ha fatto il re­sto. Ma da cosa è partito tut­to? Ruggine, per esempio. An­che solo una piccolissima infil­trazione potrebbe aver inne­scato il «meccanismo di frattu­razione » dell’asse del treno de­ragliato a Viareggio.

Questo sta emergendo dal­l’inchiesta della magistratu­ra e non a caso il ministro delle infrastrutture Altero Matteoli parla di «tracce di ruggine» sull’asse spezzato del vagone-cisterna uscito dai binari. Altre ipotesi: un difetto di fabbricazione, agenti atmosferici, usura.

L’esame «metallografico», in programma per i prossimi giorni, chiarirà molti detta­gli che in un incidente come questo fanno la differenza dell’indagine: la durezza del metallo, le sue caratteristi­che tecniche e chimiche, per­fino il tempo impiegato dalla crepa per crescere fino a tran­ciare di netto la boccola, quel­la specie di enorme cilindro che si trova alle estremità di ognuna delle ruote del treno e che lo tiene in assetto. Sen­za le boccole, anche una sol­tanto, il deragliamento è pra­ticamente automatico.

Il treno carico di gpl, si è scoperto negli accertamenti di ieri, non ha proseguito co­me avrebbe dovuto per un tratto lungo 450 metri, a parti­re dal binario 4 appena prima dell’ingresso nell’area della stazione. Per tutto quel per­corso le 14 cisterne, tutte po­tenziali bombe, hanno oscilla­to pericolosamente inciden­do i binari a intermittenza: un tratto visibilmente segnato dalle ruote (a quel punto fuo­ri asse) e il tratto successivo in pratica senza nessuna trac­cia di usura. Sono tracce im­portanti, dicono gli inquiren­ti, per ricostruire la dinamica esatta dell’incidente e risalire alle possibili responsabilità.

La procura di Lucca precisa che non ci sono indagati ma non esclude che ci possano essere nei prossimi giorni. La domanda è: chi aveva in uso la carrozza uscita dai binari? Probabilmente cominceran­no da lì le iscrizioni nel regi­stro degli indagati.

Diverso per l’inchiesta del ministero dei trasporti. Ieri il ministro Matteoli, riferendo in aula del disastro, ha detto che «la superficie di vettura presenta un aspetto liscio con tracce di ruggine» e che «sono in corso accertamenti sull’integrità della struttura delle cisterne ribaltate». Sono «i primi cinque carri del con­voglio » ha spiegato. Il sesto e il settimo erano sviati ma an­cora in asse e gli ultimi sette, verso la coda, sono rimasti sui binari. Matteoli ha anche parlato del fatto che «tutti i carri cisterna sono muniti di ruote monoblocco». Non ha invece accennato ai sistemi di controllo della temperatu­ra delle boccole. Ce ne sono lungo tutta la linea ferrovia­ria del Paese e quelle di Via­reggio, perfettamente funzio­nanti, non avrebbero rilevato alcun calore anomalo al pun­to da far surriscaldare i freni.

Si è scoperto alla fine della giornata, quando anche l’ulti­ma cisterna è stata svuotata e l’area della stazione è torna­ta sicura, che sì, le cisterne erano tutte integre e che que­sta è stata la salvezza di Via­reggio.

Se il fuoco avesse fat­to saltare tutte le 13 rimaste intere, la città avrebbe cam­biato i suoi connotati fino al quartiere più periferico. I vi­gili del fuoco hanno lavorato quasi 24 ore per svuotare le vasche piene del gpl rovescia­te sulla massicciata. Ciascu­na di quelle vasche contene­va 80 mila litri di gpl, circa 40 mila chili.

 stato calcolato che nella zona più vicina all’esplosione si è arrivati a una temperatu­ra di 1500 gradi. Per questo è diventato impossibile ricono­scere alcune delle 17 vittime. Per questo è stata praticamen­te incenerita ogni cosa si sia trovata sulla linea del fuoco. Il gpl, liquido all’interno delle cisterne, è diventato gassoso appena fuoriuscito. più pe­sante dell’aria quindi resta in basso e, spiegano i vigili del fuoco, è un gas molto denso al punto che lo si può vedere e toccare. Lunedì sera il gpl, come un serpente velenoso, ha strisciato finché una scin­tilla non lo ha fatto esplodere.