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 2009  luglio 02 Giovedì calendario

Mohammed bin Rashid Al Maktoum ha preso alla lettera le parole di Silvio Berlusconi: «Apriamo le nostre aziende ai capitali esteri»

Mohammed bin Rashid Al Maktoum ha preso alla lettera le parole di Silvio Berlusconi: «Apriamo le nostre aziende ai capitali esteri». Così, dopo aver tentato di acquistare il Liverpool, bruciato dagli americani Hicks e Gillet, si è buttato sul Milan, anche per entrare in competizione col cognato Bin Zayed, attuale proprietario del Manchester City. L’unica cosa che forse l’emiro di Dubai, primo ministro e vice presidente degli Emirati Arabi Uniti, non ha capito, è che Berlusconi parlava delle aziende altrui non delle proprie. Che il Milan sia in dismissione rispetto ai fasti del passato è un dato di fatto. La crisi economica ha colpito anche il calcio e chi, come Moratti, non può contare sui petroldollari deve accontentarsi di vendere i campioni per fare cassa, coprire i debiti e cercare, alla meno peggio, di rifarsi con un mercato di seconde scelte. Ma il Milan per il presidente del Consiglio è qualcosa di più che un business dispendioso e poco redditizio, per anni ha rappresentato l’immagine vincente del premier. Venderlo significherebbe non poter più contare su quell’immagine, significherebbe porsi di fronte al suo pubblico, o se preferite elettorato, con tutte le sue fragilità di uomo, d’imprenditore e di politico. Quell’immagine di cui i figli maggiori, Piersilvio e Marina, non hanno bisogno, quel business di cui vorrebbero disfarsi in fretta perché assorbe troppe risorse economiche alla casa madre Fininvest. La vendita di Kakà, fors’anche di Pirlo, l’addio di Ancelotti e l’ingaggio di Leonardo sono la punta dell’iceberg di una situazione economica che sta costringendo il Milan di Galliani a un mercato atipico per la tifoseria rossonera. Il piano di Mohammed bin Rashid Al Maktoum prevede l’investimento di un miliardo di euro: 400 milioni entro l’estate per l’acquisto del 40% del capitale detenuto dalla Fininvest e l’esercizio di un’opzione put con due anni di scadenza per il restante 60. Bazzecole per uno il cui attuale patrimonio è stimato in 14 miliardi di dollari. Sessant’anni il prossimo 22 luglio, l’emiro è appassionato di corse di cammelli e cavalli, tanto da partecipare alle gare di Endurance. Amante dello skeet - il fratello ha vinto la medaglia d’oro nel double trap alle Olimpiadi di Atene - la poesia è il suo passatempo preferito: si narra che fin da bambino abbia scritto poemi dedicati alla patria e alla famiglia, oggi raccolti nel sito ufficiale. Ha trasformato Dubai nella Disneyland per ricchi adulti ed è proprietario della squadra locale, Al Nasr. "Shaykh Moh", grande Mo, come viene chiamato dai suoi sostenitori, ha due mogli, la prima sposata nel ’79, la shaykha Hind bint Maktum bin Juma Al Maktum, la seconda nel 2004, la principessa di Giordania Haya bint al-Husayn, che gli hanno dato 17 figli, 7 maschi e 10 femmine. Incrociando l’animo inquieto del poeta con quello megalomane di qualsiasi emiro che coltivi petroldollari, "Big Mo" vive di grandi innamoramenti. riuscito a portare negli Emirati una tappa dell’Apt Tour solo per vedere giocare Nadal contro Federer, ha fatto costruire lo Ski Dome con tanto di baite per chi volesse provare l’ebbrezza dello sci e ha conquistato il mare alla terra ferma con isole esclusive e grattacieli che sfidano la forza di gravità.  chiaro che un uomo così potrebbe far tornare il Milan, grazie a una struttura societaria, già esistente, costruita sull’eccellenza e la competenza, sul tetto del mondo. Enel, Telecom, Fiat e Pirelli hanno già un piede a Dubai, Unicredit e Intesa Sanpaolo non vedono l’ora di allargare i propri orizzonti e il Milan potrebbe aprirne le porte. Bisogna vedere cosa ne pensa il Cavaliere.