Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 02 Giovedì calendario

SI FA PRESTO A DIRE PASTICCHE

«A Carlo dovrebbero dare la laurea honoris causa in medicina», scherzò un giorno l’attrice Regina Orioli, ben conoscendo la "specializzazione" in farmaci & affini del comico romano. Non sapeva, la ragazza, che di lì a poco l’Università Federico II di Napoli avrebbe davvero conferito a Verdone una laurea "doloris causa". Un po’ per scherzo, ma neanche tanto. Su YouTube c’è un video che riprende la cerimonia: il preside di facoltà, di fronte a tremila persone, raccoglie la testimonianza di Verdone e subito dopo ne verifica l’abilità diagnostica sul campo.
«Ricordo bene quel giorno», conferma l’attore al Riformista (sta per tornare sul set di "Io, loro e Lara", il film che ha dovuto interrompere in seguito alla morte dell’amatissimo padre Mario). «Il professore prese a farmi delle domande in merito a dei sintomi gastro-intestinali. "Cosa potrebbe avere? Da dove inizierebbe a indagare?". Facile. Era un’esofagite da riflusso, con extrasistole e abbassamento di voce. Il rimedio? Ansoprazolo, che blocca la pompa gastrica e dà sollievo. Più insidioso il quesito sulla sindrome di Menière, che dà vertigini e porta anche alla sordità».
Lei passa per un incallito ipocondriaco, lo sa?
Sciocchezze. Io sto al gioco, ci rido pure sopra nei film. Ma la mia non è ipocondria. passione. Non fissazione. Io studio la sera: leggo libri, mi documento su Internet, ascolto specialisti. Da bambino ero affascinato dalle diagnosi del nostro dottore, un signore napoletano, Gerardo D’Agostino: ci prendeva sempre. Non per vantarmi, ma sarei stato un grande medico di famiglia. Lo sa che almeno cinque persone mi devono la vita? Le ho mandate dallo specialista a calci nel sedere, intuendo che stavamo male sul serio e non c’era tempo da perdere.
L’antico sketch tv "Farmacia notturna", lei e Margherita Buy in "Maledetto il giorno che t’ho incontrato", quando tirate fuori sul letto il bustone di plastica pieno di ansiolitici, il medico petulante Raniero Cotti Borroni in "Viaggi di nozze"…
Appunto, mi prendo in giro. La scena con Margherita pare sia diventata un cult. Ancora oggi, se mi beccano all’uscita di una farmacia, c’è chi mi sgrana la battuta: «Copro tutto, fino al delirio schizoide». I nomi dei farmaci nella busta erano mezzo inventati, ma vicini alla realtà: il Demerol 40, il Ketazolam, il Seralyn Retard. I personaggi soffrivano di ansia, stitichezza, colon irritabile, quindi…
Sembra che Michael Jackson facesse uso, quotidianamente, di otto diverse sostanze, tra le quali lo Xanax e lo Zoloft. Un cocktail micidiale…
Ho sempre pensato che avesse un lupus. Uno che non può prendere il sole di sicuro soffre di una malattia auto-immune. E se il lupus diventa aggressivo porta artrite reumatoide e problemi alla retina. Il fatto è che i medici americani trattano i pazienti come pupazzi. A botte di integratori, anti-depressivi, ansiolitici, anti-dolorifici. Mah! Certamente più roba metti dentro, peggio è. Per i reni, il fegato, il pancreas. Anche alte dosi di potassio possono rovinarti. Jackson l’ho conosciuto a Roma, qualche anno fa, a casa dell’ambasciatore americano. Era secchissimo, gli occhialoni neri, la vocina flautata. Mi diede la mano col guanto. Subito dopo andò al bagno a lavarsi i guanti, anzi a cambiarseli.
Il suo parere "tecnico" su Xanax e Zoloft.
Guardi. Lo Xanax , uno dei più venduti al mondo, purtroppo dura pochissimo. Ti fa sta bene per tre ore e poi sei subito "a rota". Io sono a favore degli ansiolitici a rilascio lento. Lo Zoloft è un po’ superato, va preso poco e per poco tempo. Veniva dato alle persone anziane, non avendo la potenza dello Xeroxat o del Sereupin. Purtroppo ho visto che in molti casi, specie negli Stati Uniti, favoriva istinti suicidi. Diventava pericoloso. Non è che lo Zoloft va cassato, ma bisogna monitorare il paziente.
L’ha mai preso?
Io mai. Però io non sono un depresso. Se devo prendere un aereo, se c’è qualcosa che mi stressa, io ho la mia medicina elettiva: 15 milligrammi di Serpax, e passa tutto. Purtroppo è sintomatico, non curativo. Se lo sostituisci di botto con l’Ansiolin puoi avere risultati opposti. Il cosiddetto effetto paradosso.
Esiste una simbologia della pasticca, un aspetto rituale legato al farmaco?
Ma certo. Ho conosciuto attori che ingurgitavano ansiolitici prima di recitare. Di mattina. A uno, dopo averlo sgamato, glielo dissi: "Ma come fai a recitare col Tavor?". Però era bravo, su di lui funzionava. Io non potrei. Ho bisogno, per dare il massimo, di tenere alta l’adrenalina. Certo che c’è un aspetto rituale con le pasticche: sgarri di un’ora e il paziente diventa matto. Dico sempre una cosa: le persone nate ansiose non le cambi, le cambia solo la vita.
Quindi?
Inutile demonizzare certi ansiolitici leggeri, perché sono un salvavita, la pillola diventa un amuleto benefico. Le pasticche serie, che possono far male, sono altre. Oggi vedo che molti neurologi prescrivono agli ansiosi neurolettici o antiepilettici come il Tegretol. Certo, con poche gocce il paziente si sente più coperto, ma poi…
Una diagnosi di cui va fiero.
Ultimamente ho raggiunto il massimo della mia intuizione diagnosticando una malattia di una complicazione enorme. L’avevano scambiata per varicella. Invece era una reazione violenta a un farmaco. Si chiama sindrome di Stevens-Johnson, aggredisce il sistema immunitario, gli occhi si gonfiano, le palpebre si attaccano per via del pus. Si cura con bidoni di cortisone. Il mio amico s’è salvato pelo pelo.
Ha sentito il telegiornale? Pare che molti giovani prendano gli anti-dolorifici per drogarsi senza rischiare, esibendo la ricetta.
Non mi meraviglia. Vale anche per il Viagra e il Cialis. Mica sono gli ultrasessantenni a farne l’uso maggiore: sono i ventenni. Roba da non crederci. Ma come cazzo è possibile? Non capiscono che se non sei motivato con donna neanche quelli funzionano? Sull’effetto tossico e dopante degli anti-dolorifici le racconto una cosa. Una mia amica ha fatto uno studio su un farmaco molto diffuso, di cui non dirò marca e nome. Ha sottoposto alcune cavie, per una decina di giorni, a dosi di cocaina. Poi ha raddoppiato: da un lato la cocaina, dall’altro polveri di quella medicina. I topi, via via, si sono buttati sull’anti-dolorifico. Dopo una settimana sono morti quasi tutti: fegato seccato. Le dirò di più. Chi fa uso regolare di cocaina predilige la sera quell’anti-dolorifico. Pare dia una sorta di calore, fa sentire coccolati, stordisce in maniera lucida. Ma, appunto, distrugge il fegato. La mia amica voleva pubblicare il suo studio, non c’è riuscita. Troppi interessi in gioco.
Dica la verità: con gli anni lei ha ridotto o incrementato l’assunzione di farmaci?
Ridotto. Soffro da sempre di grandi mal di testa. Prima pigliavo l’Optalidon, quello serio col barbiturico dentro, per supposte. Poi il Moment. Oggi cerco di sopportare finché posso, anche sei-sette ore. Uso regolarmente il Serpax, ma questo si sa. Poi, patendo una fotodermatite, prendo all’occorrenza una pomatina al cortisone. Quanto alla diverticolite, più dell’antibiotico Normix che disinfetta, conta la dieta. Basta evitare carciofi, rughetta, vino, salsicce. Mio padre non lo faceva, mangiava di tutto pur avendo i diverticoli, ed è stato sempre bene. Ma lui era bradicardico, una roccia. Adesso vado in Africa per finire il film. Mi porterò dietro l’anti-repellente per le zanzare, l’anti-staminico, un cortisonico. Robetta.
Ha mai pensato di convertirsi all’omeopatia come tanti suoi colleghi?
Francamente resto allopatico convinto. Ma rispetto chi fa uso di prodotti omeopatici. Se uno preferisce i fiori di Bach al Diazepam faccia pure. In generale, dovremmo tutti prendere meno farmaci. Pensiamo che il nostro corpo non possa resistere alle sollecitazioni. In realtà il corpo umano non è forte: fortissimo. Ci impasticchiamo come matti perché siamo incapaci di affrontare la vita in maniera serena e razionale. Ci riempiamo di integratori. Eppure basterebbero due kiwi al mattino per fare il pieno di vitamine.