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 2009  luglio 02 Giovedì calendario

Le donne di Davide e quelle di Silvio. Ma poi il re d’Israele disse: «Miserere» - Riccardo Di Segni è un uomo di grande spirito, che inizia a parlare solo dopo brevi ma densi silenzi

Le donne di Davide e quelle di Silvio. Ma poi il re d’Israele disse: «Miserere» - Riccardo Di Segni è un uomo di grande spirito, che inizia a parlare solo dopo brevi ma densi silenzi. Così quando gli chiedono la sua opinione sulle feste di Palazzo Grazioli e Villa Certosa, il rabbino capo di Roma, considerato la più alta autorità dell’ebraismo italiano, china il capo, stringe gli occhi e dice: «Su questo tema mi sto arrovellando da giorni, anche perché è molto strano che l’Italia si riscopra un paese moralista. Con questo non voglio dire che noi lo giustifichiamo». Poi fa lui una domanda: «Voi la conoscete la storia di re Davide?». Già, l’Unto del Signore. Quello vero, biblico. Davide danzava, Silvio canta. Di Segni si blocca e aggiunge: «Ecco, adesso scriverete che ho paragonato Berlusconi a re Davide. Ma per noi era normale che un re scegliesse una donna per la notte. Anche ai rabbini, quando andavano in visita alla casa reale, veniva offerta la possibilità di una compagnia femminile. E il problema di resistere alla tentazione era dei rabbini, non del re».  l’ultima sera di giugno, di martedì. Di Segni è stato invitato al Cenacolo di Marco Antonellis, salotto composto da una ristretta cerchia di giornalisti, industriali e politici. La location dell’incontro è il rHome, nella capitale. La discussione è condotta da Francesco Verderami del Corriere della Sera. C’è anche Massimo Calearo, ex leader di Federmeccanica poi deputato del Pd. Il rabbino capo spazia da Obama al ministro leghista Zaia, dalla probabile visita di Benedetto XVI nella sinagoga di Roma alla crisi di Teheran, «Mousavi è un presunto moderato, gli ebrei iraniani preferiscono Ahmadinejad, almeno sanno chi è». Poi il parallelo tra Berlusconi e re Davide. C’entrano le donne, soprattutto. Dal secondo libro di Samuele, 11, 2-5: «Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dall’alto di quella terrazza egli vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella di aspetto. Davide mandò a informarsi chi fosse la donna. Gli fu detto: " Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Uria l’Hittita". Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Essa andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dall’immondezza. Poi essa tornò a casa. La donna concepì e fece sapere a Davide: "Sono incinta"». Il resto della storia è morte e vita allo stesso tempo. Prima la tragedia, poi la redenzione. Davide manda Uria a morire in battaglia, il bambino che nasce muore per volere di Dio. A quel punto il grande re d’Israele va dal vecchio profeta Natan e si pente. In questo contesto la tradizione colloca la composizione salmo più sofferto della Bibbia, il 50, noto anche come il Miserere: «Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam. Et secundum multitudinem miserationum tuarum, dele iniquitatem meam. Amplius lava me ab iniquitate mea: et a peccato meo munda me». «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato». Questa la fine della storia, sempre dal secondo libro di Samuele: «Poi Davide consolò Betsabea sua moglie, entrò da lei e le si unì, essa partorì un figlio, che egli chiamò Salomone». Il racconto biblico prosegue con altri uomini innamorati e altre donne molto belle, come Tamàr. Dunque, re Silvio e re Davide. A Di Segni è stato obiettato: «Berlusconi però non si è pentito, lui non ha composto e cantato nessun Miserere». Il rabbino capo di Roma ha abbozzato un sorriso e ha spiegato le consuetudini delle case reali d’Israele sulle compagnie femminili. Insomma, un re può fare quello che vuole, a differenza di un rabbino. Ed è strano, appunto, «che l’Italia si riscopra un Paese moralista». Di Segni, infine, ha anche affrontato il tema dell’antigiudaismo, che molti cattolici tradizionalisti ritengono legittimo: « vero che nei testi ebraici la figura di Gesù è circondata da ostilità e aggressività. Su questo ho scritto anche un libro. Ma poi l’antigiudaismo a sfondo religioso diviene un pretesto cui appendere tutto, compreso l’antisemitismo».