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 2009  luglio 02 Giovedì calendario

SULLA SANIT WAL-MART CON OBAMA

Barack Obama ha incassato ieri un appoggio del tutto inaspettato per il suo progetto di riforma sanitaria: contro ogni previsione, Wal Mart il gigante della distribuzione al dettaglio, il bastione del conservatorismo aziendale, il simbolo stesso dell’anti-sindacalismo ha sottoscritto la visione del presidente per la nuova sanità in America in una lettera sottoscritta dall’amministratore delegato Mike Duke.
Si è trattato di un gesto di rottura clamorosa rispetto alle posizioni della "corporate America", del mondo delle associazioni imprenditoriali statunitensi, contrarie a rendere obbligatorio per i datori di lavori il pagamento dell’assicurazione sanitaria ai dipendenti.
Wal Mart ha ignorato le richieste del grande business americano o della Camera di commercio, vero megafono antiriforma e spina nel fianco di Obama. Con messaggi pubblicitari e con altri interventi mediatici, gli imprenditori americani descrivono scenari nefasti di fallimenti, alta disoccupazione e salari decurtati se la legge di Obama dovesse passare davvero. C’è ovviamente da chiedersi coma mai Wal Mart, il più grande datore di lavoro in America con 2,1 milioni di dipendenti, abbia fatto questa scelta così inattesa ed eclatante. La risposta è su due livelli. Il primo spiega che Wal Mart vuole così evitare che il Congresso possa mettere a punto altri progetti ancora più duri se l’attuale dovesse fallire. Da ieri infatti i democratici hanno raggiunto la fatidica maggioranza di 60 seggi al Senato con la vittoria di Al Franken in Minnesota. Ma è la seconda risposta ad essere ancora più credibile. Wal Mart aveva ceduto alle pressioni politiche di ogni genere qualche tempo fa accettando di sottoscrivere assicurazioni sanitarie per i suoi dipendenti. Altri grandi gruppi non l’avevano fatto e si erano trovati in posizioni di vantaggio competitivo rispetto a Wal Mart. Ecco che con questo progetto, tutti, con l’unica eccezione per le aziende molto piccole, saranno costretti a pagare per un piano sanitario. A quel punto Wal Mart avrà recuperato il suo vantaggio competitivo. Un gesto molto pragmamtico dunque motivato solo da questioni di concorrenza e non certo da un idealismo di solidarietà. La Camera di commercio, stizzita, ha annunciato caustica che la maggior parte dei suoi membri è contraria al piano ed è convinta che la posizione di Wal Mart non cambierà le cose.
La National retail federation, la principale lobby del settore della grande distribuzione, si è detta «sbalordita» dal gesto di Wal Mart. «Siamo stati tra i maggiori oppositori dell’introduzione di quest’obbligo per i datori di lavoro», ha detto Neil Trautwein, vice direttore generale dall’associazione. «Siamo sorpresi e delusi dalla scelta di Wal Mart di appoggiare un piano di questo tipo in cambio di una promessa di poter risparmiare ». Trautwein considera l’idea di obbligare le aziende a pagare l’assicurazione medica «la cosa più disastrosa che si possa fare al sistema sanitario», una decisione che potrebbe «molto verosimilmente impedire la ripresa economica di cui abbiamo disperato bisogno » .
Wal Mart negli ultimi anni ha adottato politiche con cui ha aumentato i benefit sanitari, tanto che ora il 52% dei suoi 1,4 milioni di dipendenti negli Stati Uniti sono coperti da assicurazione. Tre anni fa erano solo il 46,2%, mentre la media del comparto è del 45%. La società di Bentonville, Arkansas, non è arrivata a questo punto con un percorso in linea retta e non è animata solo dai migliori sentimenti verso la sua forza lavoro. Dietro alle azioni di Wal Mart vi è infatti anche il tentativo di evitare che il Congresso prenda decisioni più penalizzanti per la società. La commissione finanza del Senato ha preso in considerazione ad esempio l’introduzione di una misura che sarebbe finanziariamente più pesante per le aziende che impiegano dipendenti con salari più bassi. Nella lettera si legge infatti che «nessuna alternativa a un obbligo per i datori di lavoro deve poter creare barriere alle assunzioni di dipendenti entry level».
Intanto Obama continua a spingere sulla riforma: « cruciale, premerò finché non sarà approvata», ha detto in Virgina.