Daniele Manca, Corriere della sera 1/7/2009, 1 luglio 2009
COSTA: UNA NUOVA SQUADRA PER L’EDOTORIA DELL’ERA DIGITALE
Mondadori libri, lascia Ferrari. Arrivano Cavallero e Baravalle
MILANO – «La carta stampata, periodica e quotidiana, è stata forse colta di sorpresa dalla rivoluzione digitale. Soprattutto non ha fatto abbastanza per difendere il suo ’value for money’; e cioè quanto valore è capace di dare ai propri clienti. Riuscire a ricostruire un meccanismo deteriorato non sarà facile. Discorso profondamente diverso per i libri. Libri che, nonostante la crisi stanno andando bene, nel nostro caso molto bene, con una redditività attorno al 20%: spesso doppia dei nostri concorrenti internazionali come ad esempio Pearson e Hachette. Gli editori devono però prepararsi a un forte cambiamento di scenario, legato più che alla crisi economica all’innovazione tecnologica. Che questa poi abbia le forme del Kindle di Amazon o di un Sony e-reader è difficile dirlo. Di sicuro è il momento di cambiare». Maurizio Costa, vicepresidente e amministratore delegato del gruppo Mondadori, è da dodici anni alla guida della casa editrice e confessa: «Non avevo mai visto una crisi simile e una così forte discontinuità tecnologica», racconta dal suo ufficio d’angolo al quinto piano del Palazzo Niemeyer a Segrate.
E’ per questo che a partire dal gennaio del 2010 sarà rivista l’intera struttura del settore librario della casa editrice, con la costituzione di due nuove direzioni generali, affidate a due manager interni: Riccardo Cavallero (oggi amministratore delegato di Random House Mondadori in Spagna) e Antonio Baravalle (ex amministratore delegato di Alfa Romeo, da due anni all’Einaudi con analogo incarico). Gian Arturo Ferrari, attuale capo della divisione libri, lascerà i ruoli operativi per dedicarsi, lavorando a fianco di Costa, a compiti più marcatamente strategici e istituzionali.
Chris Anderson, autore di «The Long Tail» nel suo libro appena uscito «Free» si dice convinto del fatto che tutte le attività «composte di idee» subiranno una fortissima pressione al ribasso sui prezzi avvicinandosi al free, al gratuito.
«Mi sembrano teorie azzardate. Che ci sia uno scenario difficile, critico è innegabile. Ma che questo non possa generare nuovi modelli di business mi pare eccessivo ».
D’accordo, ma nell’attesa l’aumento del peso di Google, Yahoo, integratori via Internet di notizie, Amazon, siti letterari di autoproduzione, il mestiere dell’editore pare andare verso l’estinzione perlomeno nelle forme nel quale lo conosciamo.
«A mio parere la vera domanda che dovrebbe farmi è: ma un editore oggi che mestiere fa?» E quindi: un editore oggi che mestiere fa?
«Le rispondo con le parole di un signore che se ne intendeva e che ritengo ancora valide: Valentino Bompiani. Diceva: un editore è quello che stampa i libri? No, lo fa il tipografo. E’ quello che li vende? No, sono le librerie. Li distribuisce? Anche qui la risposta è no: c’è il distributore. Li scrive? Nemmeno, sono gli autori a farlo. E allora? Ebbene l’editore fa tutto il resto. Vale a dire seleziona i contenuti, acquisisce grandi autori e individua nuovi talenti, li promuove e li propone al pubblico in modo che vengano letti e apprezzati, con un brand riconosciuto che è quello di una casa editrice».
Ma Larry Page e Sergey Brin di Google così come Jeff Bezos di Amazon stanno mescolando ben bene le carte sul tavolo. Il primo paga diritti d’autore su libri per renderli scaricabili gratuitamente, il secondo è un intermediario dal ruolo crescente...
«Non credo che però vogliano fare il mestiere dell’editore. Un conto è l’apparecchiatura tramite la quale si leggeranno libri, o il modo in cui li compreremo, magari scaricandoli da un pc, o servendoci di supporti di diversa natura siano carta o digitali; un altro è l’attività propria di un editore».
Sarà pur vero ma a giudicare dai margini decrescenti il futuro è perlomeno in bilico.
«Certo, i margini saranno sotto pressione e le esigenze dei lettori crescenti. Questo significherà che dovremo adeguare in termini di efficienza le redazioni dei periodici così come quelle dei libri, entrambe dovranno adeguarsi a un mondo fatto di una combinazione tra carta e tecnologia digitale. Questa è una condizione necessaria, ma mi lasci dire, non sufficiente».
E come si sopravviverà in un mondo dove quando va bene si è sempre meno disposti a pagare per i contenuti, quando va male si viene piratati senza tanti complimenti?
«Abbiamo ben presente i danni inferti all’industria musicale da Internet. In tempi non sospetti tutto quello che potevamo esternalizzare lo abbiamo fatto a cominciare dal ’printing’. Ma tagliare i costi non basta: serve una visione strategica. La cosa stimolante di questo periodo è che la crescita della richiesta di informazione, contenuti e intrattenimento è in aumento. E’ vero, i periodici stanno pagando il fatto di essere in una morsa tra contrazione degli investimenti pubblicitari e discontinuità tecnologica. E anche lì si tratta di fare delle scelte, taglio dei costi ma anche una combinazione di carta e digitale. Per quanto riguarda i libri invece la pressione è inferiore. E la Mondadori grazie a una quota di mercato del 30% e a un’alta redditività può fare scelte innovative e di lungo periodo».
Tutti parlano di innovazione...
«Noi la faremo».
E come? Il professore del Mit Joe Jacobson, inventore dell’e-ink la tecnologia del Kindle, paragona la nostra era a quella del dopo Gutenberg dove può accadere di tutto.
«Intanto la categoria dei libri va spezzata in due: da una parte l’editoria di autore che seleziona, acquisisce e valorizza appunto gli autori; dall’altra un’editoria di progetto dove comprendere ad esempio la produzione scolastica. E sono convinto che il ministro Gelmini abbia ragione quando dice che il digitale sarà fondamentale per lo studio di domani. Sono due settori che seguono logiche diverse e quindi da presidiare in modi differenti ».
Ma più o meno è sempre stato così...
«Avevamo un’unica divisione, che negli anni ci ha dato grande soddisfazione e forte crescita. Dal gennaio del 2010 avremo però due direttori generali: uno per i libri d’autore, Riccardo Cavallero, l’altro, Antonio Baravalle, per i libri di creazione. Due manager 45enni con un fortissimo background: Cavallero, dopo una precedente responsabilità in Mondadori Libri, ha brillantemente gestito per 8 anni la nostra joint venture Random House Mondadori portandola a essere un editore leader nel mercato dei libri di lingua spagnola. Baravalle, dopo un percorso professionale di grande rilievo al di fuori del settore editoriale, è entrato nel nostro Gruppo in qualità di amministratore delegato di Einaudi, carica che ha ricoperto con successo e che manterrà anche nel nuovo assetto organizzativo. Per me è motivo di grande soddisfazione la loro crescita dall’interno nel nostro gruppo».
E Gian Arturo Ferrari che in questi anni è stata l’anima dei libri Mondadori?
«Starà qui al mio fianco. Avrà un ruolo istituzionale e strategico. La sua esperienza e capacità riconosciuta a livello internazionale sarà fondamentale per la Mondadori per capire le strategie culturali ma anche quelle di prospettiva di business. Per capire come combinare il mondo fisico della carta e quello liquido degli e-book. Per sfruttare il grande vantaggio dei libri che, a differenza di quotidiani e periodici, avranno più tempo per far capire l’enorme valore che c’è dietro l’acquisto di prodotti di un brand che si chiami Mondadori o Corriere della Sera ».