Alessandro Graziani, ཿIl Sole-24 Ore 1/7/2009;, 1 luglio 2009
QUELLA MALEDIZIONE OLANDESE
«Noi di Abn Amro abbiamo sempre una visione a lungo termine, mentre a volte le persone tendono ad avere una visione a breve». A rileggerle oggi, due giorni dopo il suo suicidio, le dichiarazioni rilasciate a fine 2006 da Huibert Boumeester fanno venire i brividi. All’epoca, il banchiere emergente di Abn non si riferiva alle sua storia personale, ma a quella della banca. E in particolare rispondeva alle opposizioni italiane al progetto di fusione tra Abn Amro e Capitalia. Gli olandesi puntavano decisi su Roma dopo aver concluso con successo l’Opa su AntonVeneta, che li aveva opposti alla Popolare Lodi di Gianpiero Fiorani. Il vero avversario di Abn era però il Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, che tenacemente si opponeva all’acquisizione di una banca italiana da parte di un gruppo estero. Inchieste giudiziarie a parte (ancora non si è arrivati ai processi), lo scontro fu cruento e coinvolse, sottotraccia, molte grandi banche europee che si schierarono ”viavia che labattaglia divampava – da una parte o dall’altra. Difficile dire, sulla base degli elementi pubblici, quale fosse il filo che legava le truppe finanziarie del fronte-Fazio e quelle del fronte- Abn Amro. Lo schema dei "guelfi" e "ghibellini" della finanza è forse inappropriato. Ma gli eventi successivi lasciano aperti molti interrogativi. Gli spagnoli del Santander avevano una joint venture nel brokeraggio con la Popolare Lodi. E la Royal Bank of Scotland fu una delle finanziatrici della cordata Gnutti-Fiorani. Sarà un caso, ma dopo la vittoria di Abn Amro su Lodi (cioè su Fazio) proprio Santander e Royal Bank of Scotland furono, insieme ai belgi olandesi di Fortis, i protagonisti dell’Opa su Abn Amro che portò allo smembramento dell’istituto olandese. Nè desta troppa meraviglia che Abn Amro avesse cercato di anticipare il blitz tentando l’abbraccio con gli amici inglesi di Barclays, culturalmente più affini agli olandesi. Un’operazione, quest’ultima, tenacemente perseguita senza successo dal grande capo di Abn Rijkman Groenink. Boumeester ”che dal 2006 era diventato capo delle attività italiane, entrando nei consigli di AntonVeneta e Capitalia – si era schierato a fianco di Groenink. E si dice che avrebbe ricevuto un bonus di 2,3 milioni se l’operazione con Barclays fosse andata in porto.
La storia invece è andata diversamente. Abn finì sotto il controllo del consorzio Santander- Rbs-Fortis e fu smembrata. I manager più vicini a Groenink, tra cui lo stesso Boumeester, furono gradatamente licenziati. Come capita sempre a chi perde le guerre finanziarie. Ma per Abn Amro, la parabola discendente iniziata in Italia nell’estate del 2005 non era ancora finita. E si trasferì ai suoi acquirenti, che avendo strapagato (40 miliardi di euro) il "bancone" olandese furono poi travolti dalla sopraggiunta crisi finanziaria. Fortis e Royal Bank of Scotland sono quasi fallite, mentre il Santander ha evitato la crisi rivendendo in tempo gran parte degli asset acquisiti. Nessuno pensava che la storia maledetta di Abn Amro avesse anche una coda tragica come la misteriosa morte a Londra di Boumeester.