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 2009  luglio 01 Mercoledì calendario

LA CRISI FRENA GLI IMMIGRATI. NON ACCADEVA DAGLI ANNI 70

«Per la prima volta dagli anni 70 la tempesta perfetta che ha scatento la crisi economica potrà provocare un calo consistente del numero di immigrati che vengono a lavorare nei paesi dell’Ocse». Lo ha detto il segretario generale dell’Ocse, il messicano Angel Gurrìa, presentando ieri a Parigi, in una conferenza stampa, il rapporto annuale sulle migrazioni.
«Un fenomeno che non vedevamo da 35 anni e che colpirà soprattutto i paesi colpiti più duramente dalla crisi: Gran Bretagna, Spagna, Irlanda e la disastrata Islanda», spiega Jonathan Chaloff dell’International migration division dell’Ocse.
Negli Stati Uniti il numero dei visti H-1B, i permessi di lavoro temporanei più diffusi sono scesi ad esempio del 16%, dai 154mila ai 129mila nel 2008. Inoltre nel 2009, per la prima volta da anni, il tetto dei 65mila visti H-1B non è stato raggiunto nella prima settimana di apertura delle domande di ingresso. Anche il flusso di emigranti messicani è sceso del 55% attestandosi a quota 204mila da agosto 2007 rispetto ad agosto 2008. Inoltre solo 127mila messicani sono emigrati nel primo trimestre 2008, in calo del 12% rispetto al 2007 e del 37% rispetto al 2006. Anche la Spagna non sfugge: i nuovi ingressi degli stranieri (secondo il cosidetto Regime General) sono scesi da più di 200mila del 2007 a soli 137mila nel 2008.
Il fenomeno si ripete sulle bianche scogliere di Dover: nel quarto trimestre i nuovi ingressi 2008 (Worker Registrations) in Gran Bretagna sono scesi del 45% (da 53mila a 29mila) rispetto al corrispondente trimestre del 2007. Anche in Italia il flusso è in frenata: sebbene non ci siano dati divisi come negli altri paesi per lavoratori nati in Italia e nati all’estero, secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione 2009 nel primo trimestre era 7,9% (totale) e del 9,6% per gli stranieri.
Attenzione però a non rispondere con misure di breve respiro che potrebbero poi far perdere il treno della ripresa, avverte l’Ocse. «Bisogna lottare contro le decisioni politiche che, per quanto riguarda il mercato del lavoro, chiudono la porta agli immigrati», ha spiegato Angel Gurrìa. Il segretario Ocse ha fatto esplicito riferimento alla «quota zero» annunciata dall’Italia nel decreto flussi 2009. «Nessun paese deve chiudere le porte- ha osservato Gurrìa - e l’Italia, che aveva 150mila posti di lavoro per gli immigrati, li ha ora ridotti a zero. L’Australia li ha ridotti del 20%. Si assiste di fatto ovunque a condizioni più dure sulla disponibilità aritmetica all’impiego degli immigrati. Si è già visto alle ultime elezioni europee, con l’affermazione di posizioni estreme anti-immigrazione». L’importante è non dare risposte troppo rigide che possano pregiudicare la ripresa.