Giovanni Caprara, Corriere della sera 1/7/2009, 1 luglio 2009
AUTO, INDUSTRIA, RISCALDAMENTO: SUCCESSO DEL GPL TRA REGOLE E PERICOLI
In Europa siamo i maggiori consumatori di Gpl, il gas di petrolio liquefatto. E la tendenza è in aumento perché vari sono i vantaggi che offre: da quello economico a quello ambientale, visto che è più pulito rispetto ad altri combustibili.
La sua entrata nel mercato risale agli anni Quaranta e da allora, pur coprendo una nicchia nel panorama delle risorse (ad esempio nei trasporti il Gpl rappresenta il 2,4 per cento dei consumi di carburanti contro il 30,5 per cento della benzina), al suo utilizzo si è guardato con favore per facilità di movimento, efficienza energetica (cioè resa) e, appunto, costi competitivi. Ma soprattutto perché il miglioramento nelle tecnologie che lo utilizzano ha garantito via via una maggiore sicurezza, se le regole vengono rispettate. Il 60 per cento del Gpl è ricavato dalla produzione interna nazionale e il rimanente arriva da altri Paesi: su 2 milioni di tonnellate importate, 1,6 milioni viaggiano via mare e il resto quasi interamente su strada ferrata. In tutta la Penisola sono distribuiti 400 depositi di grande capacità dove il Gpl viene stoccato mentre quelli piccoli fino a 5 metri cubi sono circa un milione e 200 mila. Quando viene distribuito fra le varie regioni il 54 per cento viaggia su strada, il 33 per cento via mare e il 4 per cento sui treni mentre il rimanente fluisce nei gasdotti.
Quasi il 70 per cento dei consumi è riservato agli usi civili che vanno dall’alimentazione del fornello da cucina, all’essiccazione del tabacco ad alcune lavorazioni industriali. Il restante 30 per cento è assorbito dall’autotrazione: oggi il parco macchine è intorno a un milione di vetture. Ma cresce il numero di veicoli di trasporto pubblico che aiutano ad abbassare le dosi di inquinanti urbani.
Se per consumi civili siamo tra i primi tre Paesi, lievemente alle spalle della Francia e al pari della Spagna, nei trasporti invece stracciamo tutti: dietro di noi c’è l’Olanda con un livello tre volte inferiore al nostro. In generale, quindi, il Gpl è utilizzato un po’ da tutti, dalle famiglie all’artigianato, dall’industria alle aziende agricole e alimenta un mercato di poco superiore ai quattro miliardi di euro nel 2007.
La sua disponibilità è resa possibile da circa 400 aziende, 150 delle quali dedicate alla distribuzione e alla vendita al cliente finale come il singolo cittadino. Nella stragrande maggioranza (l’80 per cento) sono piccole società con meno di venti dipendenti. Così la distribuzione copre in modo capillare tutto il territorio nazionale. Nel mondo industriale è tradizionalmente adoperato in particolare nelle aziende metallurgiche, nella produzione ceramica vetraria e in quella cartaria. In realtà questo gas è una miscela formata soprattutto da propano e butano, e deriva dalla lavorazione del petrolio con un punto a favore già in partenza: un costo di produzione più basso in confronto ad altri combustibili. «Da sempre offre vantaggi e svantaggi – dice Renato Rota del Dipartimento chimica dei materiali del Politecnico di Milano ed esperto di sicurezza degli impianti – Tra i primi c’è la facilità di renderlo liquido consentendo sia l’immagazzinamento sia il trasporto senza gravi difficoltà. Il suo passaggio istantaneo alla temperatura ambiente dalla condizione liquida a quella gassosa può però riservare dei problemi se non si prendono adeguate precauzioni». Per smascherarlo più facilmente viene anche odorato.
La prima qualità è rappresentata dal fatto che, oltre a non essere tossico, reso liquido, occupa poco spazio facilitando quindi l’applicazione nei mezzi di trasporto. L’aspetto più evidente sono i vantaggi ambientali con emissioni di solfati quasi trascurabili, livelli di anidride carbonica significativamente ridotti rispetto ai carburanti fossili e, infine, una più bassa quantità di particolato migliorando la qualità dell’aria. Insomma, non contribuendo granché all’effetto serra. Proprio per queste doti, è diventato persino un sostituto dei Cfc, i clorofluorcarburi delle bombolette spray messi all’indice dagli accordi di Kyoto.
A livello domestico, l’impiego più noto è quello che fa ricorso alle bombole, grandi per le abitazioni o piccole per i campeggi. E in tal senso è diventato una valida alternativa per quelle zone dove la rete del metano o il gasolio non possono arrivare. Anche perché si può immagazzinare in quantità considerevoli in capaci serbatoi che garantiscono i consumi per tempi abbastanza lunghi. Bisogna dare atto, ad esempio, che il ricorso al Gpl ha contribuito a sviluppare il turismo in zone di vacanza diverse dalle abituali grazie alla possibilità delle forniture di Gpl in svariate confezioni portatili. «Ovviamente – precisa Rota – bombole, serbatoi e contenitori per il trasporto sono progettati con margini di sicurezza appropriati tenendo conto di urti e fonti di calore anomali. Ma c’è sempre un limite da non superare ».
Il problema nasce se nei contenitori si manifesta per qualche ragione una perdita. «Non più sotto pressione – aggiunge lo specialista del Politecnico milanese – il gas vaporizza istantaneamente mischiandosi all’aria e creando delle nuvole che stagnano verso il basso perché è più pesante dell’aria stessa. Intanto, tende a raffreddarsi scendendo di qualche grado sotto lo zero. Se in questi casi c’è un innesco qualsiasi, che può essere un’auto che passa o un marchingegno elettrico in funzione come un tostapane, si accende una combustione la quale si manifesta in modo esplosivo. Perciò può rappresentare un gravissimo pericolo ed è per questo che esistono delle normative internazionali a cui tutti devono sottostare in maniera ferrea per garantire la sicurezza».
Fondamentale è, quindi, garantire la catena di precauzioni indispensabili che la tecnologia mette a disposizione e che ha garantito lo sviluppo nell’utilizzo del Gpl trasformandolo in uno degli attori protagonisti del miglioramento ambientale.
La minaccia di perdite Il gas tende a vaporizzare istantaneamente mischiandosi all’aria e creando delle nuvole che stagnano verso il basso perché è più pesante dell’aria