Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 01 Mercoledì calendario

Il fallimento della banca universale e i guai degli istituti europei - La crisi economica mondiale in atto ha reso ancor più evidenti le differenze strutturali, peraltro già note, dei sistemi finanziari delle due grandi economie atlantiche: il primo, fondato prevalentemente sulla borsa (area dollaro), il secondo sulle banche (area euro)

Il fallimento della banca universale e i guai degli istituti europei - La crisi economica mondiale in atto ha reso ancor più evidenti le differenze strutturali, peraltro già note, dei sistemi finanziari delle due grandi economie atlantiche: il primo, fondato prevalentemente sulla borsa (area dollaro), il secondo sulle banche (area euro). Semplificando al massimo, un sistema finanziario è il percorso tracciato per far pervenire al sistema delle imprese che producono beni e servizi non finanziari il flusso delle risorse necessario per gli investimenti e le gestioni correnti proveniente dal settore del risparmio. Banca e borsa sono solo sistemi di canalizzazione e non sarebbero corretti i giudizi su quale sistema sia davvero migliore, perché ognuno deve essere coerente con l’intero sistema economico tipico di ogni area, con le istituzioni sociali e giuridiche, con la storia e le caratteristiche del popolo che in esso opera. Ma quando si dice «prevalentemente» non si deve intendere «esclusivamente», perché ogni sistema incorpora sempre alcune componenti dell’altro, cosicché si spiega che in entrambe le aree operino la borsa e la banca, perché anche negli Stati Uniti ci sono pmi che devono avvalersi del circuito bancario e in Europa ci sono medie e grandi imprese che devono attingere alla borsa. Ma le differenze di fondo esistono e si spiega perché negli Stati Uniti sono fallite tre banche nel 2007, 25 nel 2008 e 36 nei primi cinque mesi del 2009, mentre nella zona euro, quindi Inghilterra esclusa, non si ha notizia di fallimenti bancari, anche se le sofferenze sono note. Doveva accadere il contrario: pochi o nessun fallimento negli Stati Uniti (visto anche che la borsa, in quanto tale, non può fallire) e tanti fallimenti bancari in Europa, che fortunatamente non sono accaduti. Fortunatamente, ma bisognerebbe dire fortunosamente, perché dipende da quanti scheletri si riesce a nascondere negli armadi. Un fatto è certo: il sistema americano rivela un capitalismo sicuramente più avventato, ma anche più selettivo rispetto all’europeo. Nonostante gli interventi della Federal Reserve, che ha lasciato fallire anche la grande Lehman Brothers, gli Stati Uniti sono costretti ad applicare più drasticamente la legge del «chi sbaglia_ paga»; diversamente dall’Europa, Italia in particolare, dove non solo le banche non falliscono mai, ma anche i responsabili sono una casta intoccabile, perché rappresentano il più forte dei poteri forti. Le divergenze tra i due sistemi si rivelano anche sul cambio euro/dollaro, che vede la valuta europea in nuova ripresa (1,40), pericolosa per le nostre esportazioni. In piena crisi si osserva però un fenomeno di avvicinamento tra i due sistemi, che sarà o no temporaneo in relazione ai provvedimenti che dovranno essere presi per impedire ai banchieri delle due sponde dell’Atlantico di continuare ad alimentare la speculazione con strumenti derivati, spesso fatta anche in proprio. A prescindere da provvedimenti che riguardano tutti i paesi, si nota che nei sistemi prevalentemente incentrati sulla borsa, nei momenti di crisi, quando il collocamento di nuovi titoli incontra serie difficoltà e penalizzazioni, cresce il ricorso alle banche e ciò che in Europa è la norma, negli Usa diventa necessità. Allora, guardando in faccia la realtà e trascurando le autodifese lobbistiche, che i potentati bancari sono sempre pronti a mettere in campo, è venuto il momento di riconoscere che la tanto decantata banca universale di matrice tedesca, scopiazzata dall’Italia negli anni 90 è un fallimento; prima di tutto perché affida alla singola banca tutti i tipi di operazioni incrementando l’onnipotenza di banchieri imprudenti e interessati, inoltre perché la mancanza di specializzazione, tipica dei sistemi universali, rende difficile il controllo. Le banche devono essere libere, soprattutto dai poteri politici, ma devono anche essere sorvegliabili e sorvegliate dall’esterno da autorità di vigilanza a loro volta autonome. Le banche fanno operazioni in ogni momento per miliardi a livello mondiale, quindi non esistono in concreto banche nazionali e banche internazionali: sono tutte internazionali attraverso le operazioni. Ben venga perciò un ritorno a una rinnovata specializzazione e la creazione di un organismo di vigilanza europeo guidato dalla Bce. Le banche non devono essere ipermercati e i controlli sul credito, per essere efficaci, devono avere regole uniformi.