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 2009  luglio 01 Mercoledì calendario

QUELLA RAFFINERIA DOVE NASCONO LE BOMBE VIAGGIANTI


l viaggio della morte è iniziato l’altro ieri pomeriggio alle 15,35 da questo piazzale sterminato, dove s’intersecano rotaie arrugginite sullo sfondo di ciminiere fumose e altissime. Un paesaggio infernale che termina ai piedi di una pensilina dove i treni merci si fermano per riempire con tonnellate di Gpl i container e ripartire verso il resto d’Italia e d’Europa con il loro carico di bombe viaggianti. E’ la sede della Sarpom, una delle più grandi raffinerie italiane, 74 per cento della Esso (Exxon Mobil, americana, la più grande compagnia al mondo di combustibili) e 26 per cento della Erg (famiglia Garrone di Genova): due chilometri quadrati di acciaio e cemento suddiviso in torri, tubi, immensi serbatoi, parcheggi.
La via del greggio

Il petrolio sbarca dalla rada di Vado Ligure a Savona, nel deposito di Quigliano, e da qui, scorrendo in una pipe-line interrata, percorre 170 chilometri scavalcando l’Appennino per fermarsi nel nulla della pianura padana tra Milano e Novara, dove viene raffinato e trasformato in benzina o, appunto Gpl. Un gas liquido leggerissimo, pericolosissimo, infiammabilissimo. All’ingresso della raffineria un tabellone luminoso conta i giorni senza infortuni sul lavoro: «572 per la Sarpom, 545 per gli appaltatori». Un piccolo record locale. In un altro cartellone, enorme, si snocciola il programma delle priorità aziendali: «Sicurezza, sicurezza, sicurezza». Niente di più, 24 ore su 24. La sicurezza qui è un’ossessione. Di più: una religione. Non si entra se prima non si è ricevuto (e letto) un dépliant sulle possibili vie di fuga e sul comportamento da tenere nello stabilimento. «Non si scherza con questo prodotto - avverte il portavoce dell’azienda, l’ingegner Rino Lentini -. E’ una giornata più triste delle altre per noi, ma uguale a quelle di sempre». Ovvero turni, controlli, sirene.
Il convoglio della strage - 14 carri caricati con 45 tonnellate di Gpl ciascuno, per un totale di circa 630 tonnellate - è uscito lentamente da questi cancelli verso le 16 come altre decine ogni giorno. Solo nel 2008 i carri cisterna partiti dalla Sarpom sono stati 2.440, il 20 per cento del totale spedito. Il resto ha viaggiato su ruota con 8.500 autobotti lanciate sulle autostrade d’Europa. La crisi da queste parti si sente poco, visto che solo i consumi di Gpl sono aumentati in un anno quasi del 5 per cento.
Chiudere la valvola

Anche l’altro ieri gli operai dopo avere aperto le valvole di carico che troneggiano sulla pensilina, se ne sono tornati ai loro posti, mentre i macchinisti del treno hanno lentamente accelerato per superare i cancelli della raffineria, attraversare la strada provinciale per Vigevano e tuffarsi nella campagna. In quel momento nella palazzina della direzione, hanno tirato un sospiro di sollievo: «Noi siamo responsabili fino all’arrivo del gas liquido alla valvola di carico sul carro - spiega l’ingegner Lentini - Poi arriva l’uomo di Fs Logistica che apre la valvola e riempie i container. La responsabilità del carico e quel che succede dopo, diventa loro».
Così il treno ha percorso altri 5 chilometri e si è fermato in uno snodo appena fuori Trecate (una volta era in pieno paese e adesso qui hanno tutti paura) dove gli uomini di Fs Logistica (società di Trenitalia) hanno fatto ulteriori controlli «suggellando» il convoglio. «Non spetta a noi il compito dei verificatori - spiega un funzionario della società pubblica che preferisce l’anonimato - però lo facciamo lo stesso: un nostro uomo controlla che tutto sia a posto. E lo ha fatto anche l’altro pomeriggio: ha controllato il sistema frenante e se i carri erano in regola con la normativa europea del trasporto merci pericolose. Persino gli assi, ha guardato». Ma, appunto, solo «guardato». «Ovvio, è un controllo visivo». Per un controllo serio, raccontano sempre a Fs Logistica, ci vorrebbe uno strumento a ultrasuoni, che ovviamente non si trova negli scali merci. «Non spetta a noi questo tipo di sicurezza. Lo facciamo in più, per scrupolo».
Si erano fatte quasi le 17 l’altro ieri a Trecate. Il Treno della Morte ha dato un ultimo fischio ed è ripartito. Ha attraversato la pianura lombarda, poi si è diretto verso il mare. A La Spezia l’ultimo cambio di macchinisti: visibilità ottima, cielo stellato. Doveva arrivare a Gricignano, vicino a Caserta, il mattino dopo. Si è fermato a Viareggio, facendo una strage.