Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 01 Mercoledì calendario

Micheletti Roberto

• El Progreso (Honduras) 13 agosto 1943. Politico. Presidente dell’Honduras (dal giugno 2009) • «Un bergamasco che lavora ”come un toro”, duro, determinato e senza troppi scrupoli. Figlio di quel pezzo d’Italia che se ne andò a cercare fortuna nelle Americhe a cavallo dell’ultima guerra, più per cambiar aria che per necessità [...] presidente dell’Honduras che nessuno riconosce [...] ultimo golpista fuori tempo dell’America Latina, non è nato in Italia ma solo per caso. In quegli anni il padre Umberto era già andato e venuto da Bergamo al l’Honduras per un paio di vol te, incerto tra la propria terra e le opportunità che si aprivano in un Paese poverissimo, dove gli stranieri più svelti potevano arrivare facilmente al vertice del potere e della ricchezza. E sono stati i due figli maschi, Roberto e Marco Polo, a realizzare il sogno. Con un percorso classico: esercito, imprenditoria e politica. Giovanissimo, Roberto si arruolò nella guardia armata presidenziale, dove ebbe un ruolo primario in un tentativo di colpo di Stato nel 1963. Fallito il golpe, finì brevemente in carcere. Passò un periodo negli Stati Uniti, dove mise insieme una somma che gli permise al ritorno di comprare una flotta di camion. Dai primi mezzi che guidava personalmente, Micheletti e il fratello arrivarono a creare in Honduras una grossa ditta di autotrasporti, che ancor oggi possiedono. Ma entrambi sapevano che il vero salto si poteva effettuare solo con la politica. Roberto è alla Camera dai primi anni Ottanta, il fratello è già stato al governo, come viceministro dell’Agricoltura. Entrambi in quel partito liberale che rappresenta gli interessi dell’oligarchia del Paese ma è bravissimo a trovare i voti tra i più poveri, grazie al maneggio dei fondi pubblici. Nel frattempo i due sono rimasti attivi nella piccola comunità italiana dell’Honduras (sono circa un migliaio i nostro connazionali) [...] Senza il golpe, Micheletti non sarebbe mai arrivato alla Presidenza. molto conosciu to, ma non è popolare, si dice a Tegucigalpa. Alle primarie del partito che avrebbe dovuto decidere il candidato venne sconfitto, ma intanto era riuscito a conquistare la presidenza del Congresso. Una posizione ritenuta fondamentale in Honduras, perché dispone di fondi pubblici che possono essere utilizzati nei collegi, a fini clientelari [...] è stata questa carica a permettergli di diventare capo dello Stato, nel tentativo dei golpisti di dare una parvenza di legittimità costituzionale al cambio. Come era prevedibile, il vicepresidente ha rifiutato di succedere a Zelaya, e così la fascia presidenziale è toccata a ”el italiano” [...] Nessun Paese ha riconosciuto il suo governo e molti ambasciatori latinoamericani sono stati richiamati in patria per protesta. [...]» (Rocco Cotroneo, ”Corriere della Sera” 1/7/2009).