Fabio Martini, La Stampa, 30/6/2009, 30 giugno 2009
PIERLUIGI, IL CHIRICHETTO CHE SCIOPERO’ A MESSA
Nello staff di Bersani già lo sanno: «La signora Daniela non ci sarà». Neppure stavolta. Domani, al teatro romano Ambra Jovinelli, Pierluigi Bersani - l’eterno delfino che a 57 anni ha deciso di nuotare da solo - finalmente lancerà la sua sfida per la conquista della leadership del Pd, ma tra i settecento che lo ascolteranno in platea, non ci sarà la moglie. E non ci saranno neppure le due vivacissime figlie, la Elisa di 24 anni che si sta laureando in Storia antica e la Margherita di 18, che va ancora a scuola ed è quella che somiglia di più a papà. Le tre Bersani e in particolare la signora Daniela, farmacista a Piacenza, non amano i riflettori, di loro non si conoscono visi né foto. Pierluigi condivide. E’ lo stile della casa. In compenso l’idea di far precedere il discorso dell’Ambra Jovinelli da tanti fervorini dei comprimari, come si usava fare ai tempi del Pci, è stata scartata: Bersani sarà ”costretto” a parlare soltanto lui, un tributo alla personalizzazione che il candidato ha confessato di vivere con un filo di imbarazzo. Ma a forza di nascondersi, a forza di dire «Obbedisco» al suo amico Massimo D’Alema che in passato lo ha ripetutamente invitato a non candidarsi, la rinuncia stava diventando la sua cifra politica. L’Amleto di Bettola. Con un effetto paradossale, rilevato da diversi sondaggi riservati: in quanto a fiducia Bersani va fortissimo, è stabilmente nella ”top five” guidata da Giorgio Napolitano, ma quanto a popolarità la classifica è meno lusinghiera. Dunque, ispira fiducia ma non è popolare: è soltanto l’ultima di una gustosissima sequenza di dicotomie che segnano un personaggio sfaccettato, nel quale convivono pulsioni diversissime.
Come racconta lui stesso, il piccolo Pierluigi nasce in «una famiglia cattolica in un paesino bianco» che si chiama Bettola. L’inevitabile carriera da chierichetto si conclude col ragazzino che promuove uno sciopero contro il parroco: «Non mi sembrava giusto il meccanismo con cui venivano lasciate le mance. Una domenica di maggio, prima della messa, ci siamo tolti la tunica». Bersani è un laico convinto, ma a suo tempo ha fatto la tesi di laurea su ”Grazia e autonomia umana nella prospettiva ecclesiologica di san Gregorio Magno”. E’ il più ordinato e il più composto tra i personaggi che vengono dal Pci, ha l’aplomb dell’uomo serioso, eppure in privato è un frizzantissimo viveur. Lo puoi trovare in un locale di via Veneto mentre sorseggia birra, suona al pianoforte e canta. E anche se ha una passione per l’hard rock, il Bersani cantante va sul ”classico”: le arie di Verdi, le canzoni di Vasco Rossi, ma anche ”In ginocchio da te” di Gianni Morandi. Piace alle donne «per quel suo approccio virile e galante, da maschilista emiliano», come racconta una onorevole del Pd. Non disdegna i pettegolezzi ed è un battutista perfido. Non appena il Veltroni segretario cominciò ad offendersi per le prime, velate critiche, Bersani confidò: «C’ha la pellicina sottile, Walter...».
Un bon vivant, che però non è un fissato della politica autoreferenziale: a parte Vasco Errani non ha amici politici e in estate gli piace rifugiarsi nei silenzi della Barbagia. Tre anni fa il prefetto di Nuoro lo avvisò: «Ministro, dovremmo seguirla, lei capisce...». E lui, scherzando ma per far capire lo spirito: «Se dovessi scomparire, sarei tra i rapitori, non tra i rapiti!». Figlio di un meccanico che aveva anche una pompa di benzina, Bersani è un uomo di sinistra che piace ai padroni: nessuno altro nel centrosinistra - meno che mai Dario Franceschini - ha tanti rapporti con i big di quel mondo. Ma Bersani confida: «Amici di tutti, ma parenti di nessuno». Fa conferenze su Sant’Agostino e su Pelagio, ma per via del suo pragmatismo è amatissimo dalla Compagnia delle Opere. Ospite fisso del Meeting di Rimini, qualche anno fa, nel tripudio dei ciellini, Bersani arrivò a dire: «Se vuol rifondarsi, la sinistra deve partire dal vostro retroterra ideale». Parole che certo non ripeterà oggi, inaugurando la sede del suo Comitato in piazza Santi Apostoli, nello stesso palazzo dove aveva sede l’Ulivo di Prodi. Un’esperienza, dirà, che evoca «una stagione vincente». E per guardare al futuro, Bersani vuole recuperare il meglio del passato, a cominciare dalla lenzuolata delle privatizzazioni, di cui oggi ricorre il terzo ”anniversario” e che lui rilancerà: «Lì c’era dentro l’idea che le nuove generazioni hanno la possibilità di accedere a certe professioni, soltanto se si rompono le incrostazioni corporative». Nel discorso per la nomination non ha programmato svolte spettacolari. E non cavalcherà il nuovismo di Franceschini, che Bersani intende ribattezzare con un termine eloquente: «Eclettismo».