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 2009  giugno 30 Martedì calendario

LA CRISI CAMBIA L’ENCICLICA


Benedetto XVI non era soddisfatto delle soluzioni per «indirizzare al bene» la globalizzazione e così ha reimpostato «alcune parti» per indicare più chiaramente «un progresso sostenibile, nel rispetto della dignità umana e delle esigenze di tutti». L’enciclica sociale (slittata, corretta e rimaneggiata da un «pool» di esperti) è stata infine ripresa in mano dal Papa per integrarla con considerazioni sulla crisi. In Curia spiegano così la mancata uscita, prevista per ieri (festività dei santi Pietro e Paolo) della «Caritas in veritate» (amore nella verità). Benedetto XVI non è ancora del tutto convinto e sta ancora apportando qualche ritocco. Il testo di un centinaio di pagine sarà pronto per il G8 dell’Aquila e, ha annunciato ieri il Papa, porterà la data del 29 giugno. Sarà tradotta in otto lingue (incluse cinese, arabo, latino), poi stampata e distribuita in centinaia di migliaia di copie.
Troppe teste hanno contribuito ad un documento che, alla fine, rischia di non avere la stessa coerenza delle due precedenti encicliche papali. Al centro delle questioni sociali ed economiche contemporanee il testo mette la giustizia, criticando duramente le derive speculative del capitalismo mondiale senza però mettere in discussione il sistema del libero mercato. Poi cambiamenti climatici, emergenza ambientale, salvaguardia del creato, pace, povertà, disarmo, rapporti economici tra Occidente e Terzo mondo. Ma è per indicare meglio le risposte concrete alla crisi che il Pontefice ha richiesto un approfondimento al suo «think tank» (cardinale Martino, gli economisti Gotti Tedeschi e Zamagni, gli arcivescovi Marx e Crepaldi) sul tracollo morale della finanza a livello globale, lungo i principi della «governace globale» e dei riferimenti etici dei comportamenti umani (scelta tra bene e male, inveramento del cristianesimo nella quotidianità). La portata della crisi mondiale ha indotto il Papa ad approfondire il testo perché dietro il crollo delle grandi banche Usa individua «l’idolatria dell’avarizia umana» e «la falsificazione dell’immagine del vero Dio con Mammona». Senza sterili moralismi e con coraggiosa concretezza, l’enciclica prima denuncia i mali poi, attraverso la «conoscenza della realtà», segnala «le strade che portano alla giustizia, alla carità, alla conversione dei cuori».
Su «Radio vaticana», l’arcivescovo Celestino Migliore, ambasciatore papale alla Nazioni Unite, lo definisce «un patto globale di solidarietà per sconfiggere la povertà», perché «dietro all’attuale crisi c’è un’ideologia che pone i desideri individuali al centro delle decisioni economiche, rimuovendo le considerazioni etiche dall’economia piuttosto che integrarle per creare un sistema finanziario più giusto ed efficace». Il risultato, stigmatizzato dal Pontefice nell’enciclica, è «un’economia in cui il successo personale va a scapito degli altri, un individualismo privo di quella responsabilità necessaria per creare una società rispettosa della dignità umana. Per questo il Papa sollecita «una nuova direzione per i sistemi finanziari ed economici che risponda ai principi di giustizia, solidarietà e sussidiarietà», attraverso «misure mirate a rafforzare la sicurezza alimentare e le iniziative sociali». Per Silvano Maria Tomasi, osservatore vaticano all’Onu di Ginevra, «il testo risponde alle conseguenze della mondializzazione, alle nuove relazioni fra lavoro produttivo e gestione della finanza, alla necessità di mutare norme ancora legate ai contesti degli Stati».
Su questi aspetti Benedetto XVI è tornato nelle ultime settimane a consultare accademici ed esperti per integrare l’iniziale intelaiatura sociale alla luce dei nodi emersi con la crisi economica mondiale, con l’obiettivo di «ripensare certi paradigmi economico-finanziari che sono stati dominanti negli ultimi anni» e segnalare ai potenti del mondo e all’industria «il modello di un’economia sostenibile ed etica». Lo slittamento della pubblicazione è dovuto a un «supplemento di approfondimento», quindi. «Rispetto al progetto iniziale l’enciclica ha avuto una serie di revisioni e ciò ha prolungato i tempi - osserva il teologo Gianni Gennari -. Benedetto XVI è molto scrupoloso e non firma nulla che non sia stato sistemato integralmente da lui». Dunque, l’uscita è stata rimandata perché il Papa ha richiesto «documentazioni aggiuntive sulla situazione attuale provocata nel mondo dal crisi», accanto a «richiami testuali ai criteri fondamentali di 120 anni di magistero sociale da Leone XII in avanti». Un ritardo,sottolinea Gennari, «non certo provocato, come si è ipotizzato, dalla difficoltà di tradurre in latino i termini specialistici dell’economia», in quanto «per la lingua ufficiale, in Vaticano c’è un ufficio apposito e le parole dell’economia non si prestavano di più ai tempi di Leone XII». Piuttosto hanno inciso le riflessioni suscitate dal viaggio di marzo in Africa e «il grido d’allarme del milione e mezzo di persone al servizio missionario della Chiesa sull’ingiusta divisione dei beni essenziali e una tradizione di 15 secoli da San Giovanni Crisostomo e San Basilio», precisa Gennari.