Leonardo Martinelli, ཿIl Sole-24 Ore 30/6/2009;, 30 giugno 2009
CARDIN TRATTA LA VENDITA DEL SUO «IMPERO CINESE»
Arrivò a Pechino la prima volta nel 1978. Con le sue modelle, che sfilarono ai tempi del comunismo puro e duro. Ma oggi, a 87 anni, Pierre Cardin ha deciso di cedere il suo «impero cinese». Il gruppo francese, creato da questo immigrato italiano (Pietro Cardin) naturalizzato, ha deciso di cedere le licenze che detiene nel Paese asiatico, per il prêt-à-porter uomo, donna e bambino. E per tutti gli accessori, dalle cinture alla pelletteria.
A Parigi, dove Cardin è un’autorità nella moda, ma anche un personaggio ormai un po’ snobbato, per il suo stile a tratti démodé e proprio per questo sistema di produzione su licenza in tutto il mondo (oltre 500), la notizia ha fatto comunque un certo effetto. Tanto più che nella mattina la responsabile delle attività di Cardin a Pechino, Fang Fang, aveva sottolineato che il gruppo stava negoziando «la cessione del suo marchio in Cina e anche a livello mondiale». Più tardi è arrivata la smentita per bocca dello stesso Monsieur Cardin. Che, pero’, ha confermato la sua volontà a vendere. Proprio tutto. E a breve.
Se decidesse di cedere «tutto » ai cinesi? L’eventualità a Parigi non viene scartata: le voci circolano. Il gruppo, se si considerano tutte le sue attività (è proprietario perfino del ristorante Maxim’s e dei suoi nipotini nati in giro per il mondo), genera un fatturato valutato di sei miliardi di euro. Pierre Cardin, ovviamente, intasca le royalties. «Non sono obbligato a vendere, ma venderò tutto», ha dichiarato ieri l’anziano signore. In realtà le malelingue assicurano che molti dei settori dell’impero vanno male, in particolare i ristoranti e le attività teatrali, un’antica passione di Cardin. Riguardo alla cessione della parte europea delle attività di Pierre Cardin, lo stilista ha precisato che «stiamo trattando. E siamo davvero a buon punto».
Quella che è certa, per il momento, è la vendita delle 32 licenze in Cina, che generano nel Paese un fatturato di 200 milioni di euro. A comprare sarebbero i gruppi Jiansheng e Cardanro, che già collaborano da anni con Cardin per la fabbricazione dei prodotti «made in China». Le due aziende acquisterebbero le licenze, ma non il marchio vero e proprio, nemmeno per il suo utilizzo sul suolo cinese, che resterebbe nelle mani di Pierre Cardin. Potrebbe, comunque, essere ceduto più tardi, singolarmente o nell’ambito di una trattativa relativa allo sfruttamento del marchio a livello mondiale. In Cina Cardin è una sorta di mito: è la Francia tout court. «La Cina diventerà uno dei maggiori protagonisti della haute couture – aveva dichiarato lo stilista nei mesi scorsi - . Potrebbe dominare il settore nel ventunesimo secolo ».