Elvira Serra, Corriere della Sera, 30/6/2009, 30 giugno 2009
TRADIMENTO E PERDONO RESTANO INSIEME SETTE COPPIE SU DIECI
MILANO – Il matrimonio è più forte di tutto. Oggi, poi. A dispetto di Facebook e Twitter. Malgrado il tradimento. Perché, qualunque cosa accada, vive di vita propria. Lo hanno dimostrato, la scorsa settimana, il governatore del South Carolina Mark Sanford e sua moglie Jenny. Lui ha ammesso di aver «trascorso gli ultimi giorni a piangere in Argentina per un amore impossibile», lei, la madre dei suoi quattro figli, lo ha ripreso in casa. Da copione (politico) americano, vedi Hillary e Bill. Abbastanza da far discettare il New York Times sulla forza del vincolo matrimoniale e concludere che sì, gode di ottima salute e può vantare tante dimensioni oltre alla fedeltà, peraltro la meno importante. I numerosi ricercatori statunitensi citati hanno più o meno dato lo stesso responso: il 70% delle coppie sopravvive al tradimento.
Gli esempi non mancano, in Italia e Oltreoceano. Alla bellissima e celeberrima Sarah Jessica Parker, un anno fa, il marito preferì una sconosciuta venticinquenne. Crisi risolta con due gemelle, appena nate con l’utero in affitto. Qui in casa ha fatto storia Jovanotti, che ha perdonato la défaillance della sua Francesca con parole di autocritica («ho preferito affrontare la crisi e i miei errori»): non solo alla fine l’ha sposata, ma continua a dedicarle meravigliose canzoni d’amore. Gli altri? Victoria Beckham e David, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, Mike Bongiorno e Daniela Zuccoli, il principe Amedeo d’Aosta e consorte.
«Alla base c’è una questione ormonale. Il partner che torna è quello che sceglie l’ossitocina alla dopamina, cioè l’ormone della tenerezza a quello dell’innamoramento.
Certo, il caso del governatore americano fa pensare più a una scelta per la carriera politica», commenta il sessuologo Willy Pasini, che ha condotto un sondaggio sul tradimento scoprendo che in Italia il 50% delle coppie è disposto a ricomporsi, il 13% lo fa dopo essersi vendicato, mentre il 37% chiude. «Il tradimento non è più la prima causa di separazione, a meno che non sia omosessuale», spiega Gian Ettore Gassani, presidente degli Avvocati matrimonialisti italiani. Tanto più che, secondo il Centro studi Ami, una coppia su due tradisce, nel 60% dei casi sul posto di lavoro. «Oggi ci si separa per incompatibilità di carattere, per invadenza dei parenti, ma non per una scappatella. Pure la Cassazione ha cambiato atteggiamento: l’infedeltà coniugale va sanzionata quando è la causa della crisi e non la conseguenza».
Perché allora il matrimonio resiste? «Perché pur se fragilissimo sul piano delle singole unioni, è fortissimo come istituzione. Tutti abbiamo bisogno di un importante rito di passaggio, che codifichi la nostra vita privata», dice la sociologa della famiglia Chiara Saraceno. E il collega Giampaolo Fabris aggiunge: «Oggi si è più in grado di reggere una relazione extraconiugale. Non scordiamoci che fino a poco tempo fa il tradimento femminile giustificava il delitto d’onore. Non più, per fortuna. Per contro da noi non vale l’ipocrisia americana che costringe politici e dirigenti d’azienda a salvare l’unione per salvaguardare la propria posizione sociale». Tornare insieme per stare insieme, allora. Lo chiarisce Gianna Schelotto, terapista di coppia: «Attraverso il matrimonio si costruisce la propria identità: rinunciare alla coppia significa rinunciare a una parte di sé, è troppo doloroso. Mentre è vitale trovarsi nell’altro. Perché altrimenti Ulisse avrebbe avuto bisogno di tornare da Penelope, con tante donne a sua disposizione?
».