Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera, 30/6/2009, 30 giugno 2009
STOP ALLA ROULETTE RUSSA PUTIN CHIUDE TUTTI I CASINO’
MOSCA – L’unico paragone che viene in mente ai russi è quello con l’America degli anni Trenta e il proibizionismo, senza dimenticare, naturalmente, il tentativo che fece Mikhail Gorbaciov nel 1985 di togliere dalla circolazione la vodka. Tentativo poi fallito miseramente, tanto che oggi metà delle morti tra i russi maschi sono addebitabili all’alcol. Vladimir Putin e Dmitrij Medvedev se la sono presa invece con il gioco d’azzardo e hanno deciso di chiudere tutti i casinò e le sale-gioco sparse per il Paese. Da domani roulette, black jack e slot-machine saranno legali solamente in alcune aree particolari situate in luoghi sperduti dove, per ora, non esiste nulla. Migliaia di casinò in tutta la Russia stanno chiudendo o tentano di riciclarsi come ristoranti, night club, sale da ballo. Decine di migliaia di dipendenti rischiano di perdere il posto da un giorno all’altro, mentre la decisione potrebbe avere anche effetti economici rilevanti, visto che il settore afferma di pagare quasi un miliardo di dollari in tasse ogni anno.
Ma la «nuova Russia» immaginata da Putin non poteva più sopportare l’immagine proiettata da queste strutture sbocciate come funghi con le grandi privatizzazioni dei primi anni Novanta. Era davanti ai casinò che spesso avvenivano i regolamenti di conti tra bande rivali. Senza dimenticare il fatto che buona parte del business è in mano agli odiati georgiani. Nei casinò, poi, come disse lo stesso Vladimir Vladimirovich nel 2006 quando decise di dichiarare guerra al gioco, «si rovinano non solo i giovani ma anche i pensionati che buttano fino all’ultimo copeco». A dargli ragione, ci sono le statistiche: secondo il centro di riabilitazione moscovita NarcoDen, in Russia ci sono almeno tre milioni di persone che hanno perso la testa con il gioco.
Cifre che, naturalmente, vengono smentite da chi gestisce le piccolissime sale e dai padroni dei locali più famosi. Come Oleg Boiko, 43 anni, miliardario, proprietario della società Ritzio, il primo operatore di slot-machine nell’Europa dell’Est, con sede a Cipro. In Russia ci sono attualmente circa 360 mila macchinette mangia- soldi, come vengono comunemente chiamate. Un numero inferiore solo a quello degli Stati Uniti e del Giappone.
Ma cosa accadrà ora? Le zone dove dovrebbero nascere le nuove città del gioco sono, per lo meno, improbabili. Kaliningrad, un’enclave russa (la ex Prussia Orientale) situata tra la Polonia e la Lituania; il Mar d’Azov (appendice del Mar Nero); la regione dei monti Altaj, quasi al confine con la Mongolia; l’area di Primorye, sul Pacifico. Le nuove città dovrebbero nascere dal nulla, naturalmente grazie ai finanziamenti degli investitori interessati che fino a ieri non credevano che Putin e Medvedev facessero sul serio.
L’unico posto dove qualche cosa fino ad oggi è successo è la regione di Krasnodar che ha annunciato l’intenzione di mettere all’asta pezzi di terra sulla costa del Mar d’Azov dove dovrebbe nascere la città del gioco, una specie «di villaggio cosacco creato attorno a una strada centrale», dicono le autorità. Le quali sono convinte che sui cento ettari previsti, nascerà la «Las Vegas d’Azov». Per ora gli unici che hanno mostrato un certo interesse sarebbero i proprietari della Casinos Austria. Ma sugli Altaj e nelle altre zone? Nebbia assoluta, anche perché i proprietari di case da gioco sono convinti che nessuno si metterà in aereo per coprire 6-8 mila chilometri e andare a giocare.
Così quasi tutti pensano a come riciclarsi nelle città russe dove adesso sono presenti, Mosca in testa, con i suoi 33 casinò e 574 club: stanno nascendo sale da ballo, ristoranti, scuole di danza. Parecchi entreranno nell’illegalità, esattamente come accadde in America con il proibizionismo. Si prevedono decine di club che, magari sotto la copertura di case d’appuntamenti (tollerate), offriranno il brivido proibito. Molti ricorreranno a una trovata dell’ultim’ora, riciclarsi come circoli per il poker: i gestori hanno scoperto che non è più considerato un gioco d’azzardo. Il 26 giugno del 2007 l’Agenzia Sportiva Federale ha infatti registrato tra gli sport riconosciuti in Russia il «Seven-card stud poker », l’«Omaha» e il «Texas Hold’em».