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 2009  giugno 29 Lunedì calendario

EDIZIONE, DOPO LA PULITURA DEI BILANCI SI VA ALLA RICERCA DI NUOVI SOCU FINANZIARI


 la scatola che ha consentito al patrimonio della famiglia Benetton di restare unito, individuando una destinazione e uno sviluppo dei proventi del settore dell’abbigliamento e la crescita in settori promettenti e "sicuri" come quello delle infrastrutture. Nello stesso tempo ha distribuito i dividendi ai diversi rami della famiglia, ponendo un solido collante per la sua unione patrimoniale. Adesso che Edizione Holding e la sua controllata Sintonia sono diventate, attraverso una ragnatela di partecipazioni finanziarie in vari gruppi bancari e industriali italiani e la presenza in due settori cruciali come quello aeroportuale e autostradale, il segno della presenza importante nel capitalismo italiano di una delle poche famiglie private, quel marchio di origine non è venuto meno. Anche di fronte ad uno degli anni più difficili della sua storia.
Edizione ha deciso di affrontare l’anno nero della finanza italiana con una raffica di svalutazioni di partecipazioni (da Generali a Mediobanca, da Rcs al Sole e Caltagirone Editore fino ad arrivare a Telco) che hanno scavato nel suo bilancio una minusvalenza di 641 milioni. A compensare questo risultato è arrivato il riassetto di Sintonia, cui fanno capo le partecipazioni nelle infrastrutture (controllata oltre che da Edizione che ne ha il 66%, anche da Goldman Sachs (9,98%), dal Fondo di Singapore (17,68%) e da Mediobanca (5,95%) che hanno portato plusvalenze di 460 milioni. L’esercizio ha comunque chiuso in utile per 196 milioni consentendo la distribuzione di un dividendo di 40 milioni ai diversi rami della famiglia Benetton, superiore ai 30 milioni del 2007.
Con questa pulizia di bilancio, la scelta ai vertici di Sintonia di un manager come Stefano Cao, arrivato da venti anni di Eni e con una forte impronta internazionale, il gruppo si prepara ad affrontare un anno difficile ma non drammatico, anche se parecchie scelte si giocheranno nei prossimi 12 mesi. La prima partecipazione per importanza, quella in AtlantiaAutostrade, ha mostrato di essere al riparo di ripercussioni violente della crisi economica. Il primo "ombrello" è stato un aumento, e poi un meccanismo di adeguamento delle tariffe autostradali sostanzialmente automatico, che ha fatto da tampone ad una diminuzione del traffico (intorno al 3%) che è comunque di molto inferiore a quella degli altri Paesi europei. A fare prevedere un margine sostanzialmente stabile in un anno di crisi come questo contribuisce anche un aumento delle royalties sulle concessioni rinnovate di recente e un aumento delle azioni per migliorare l’efficienza.
La crisi del credito, che potrebbe essere esiziale per un gruppo che deve fare forti investimenti, non dovrebbe avere effetti date le linee di credito aperte per 4 miliardi e un bond da 1,5 miliardi emesso da poco a condizioni competitive. Ma da qui all’autunno si dovranno definire le linee di un nuovo patto azionario che metta al riparo il controllo della società attraverso l’entrata di soci a fianco della famiglia che tra Schemaventotto, Sintonia e azioni proprie arriva al 40 di Atlantia. Il patto, che potrebbe essere favorito da nuove norme sull’Opa, potrebbe vedere schierati accanto alla famiglia la Fondazione Crt, storica alleata, Generali e alcuni fondi sovrani, come quello di Abu Dhabi che ha rilevato a suo tempo una quota di Unicredit, e il Fondo libico. Il tutto in attesa di sapere che cosa farà Abertis della sua quota del 6,68% che per gli spagnoli, dati spesso in uscita, è solo una partecipazione finanziaria e non più industriale
Ben diversa, quasi all’opposto, la situazione delle partecipazioni del settore aeroportuale dove Gemina che controlla Adr e cioè gli aeroporti romani, soffre di un carico di debiti che si porta dietro da anni ed è pressata dalla necessità di dare vita ad un piano di ristrutturazione degli scali non più rinviabile anche per la scelta di Alitalia di piazzare a Fiumicino la sua base. Anche qui il calo del traffico passeggeri pesa sul bilancio, con la consolazione che, se non ci fosse stata la crisi a diminuire i passeggeri, probabilmente Fiumicino avrebbe avuto i suoi problemi ad andare avanti con le strutture che ha. E nessuno sa che fine farà la scelta di dirottare nel nuovo scalo di Viterbo, individuato ma non ancora progettato, i low cost che hanno intasato Ciampino: probabilmente potrebbe essere rivista o rinviata alla luce di nuove stime.
Anche nell’azionariato di Gemina potrebbero entrare nuovi alleati finanziarioindustriali, ma prioritario per il gruppo è la questione dell’aumento delle tariffe aeroportuali ferme dal 2001 senza il quale il piano di investimento, già impegnativo, diventa molto oneroso da finanziare. La partita, che è aperta per tutti i gestori, è vitale per Adr, e vede impegnata quest’ultima con il suo presidente, Fabrizio Palenzona, storico alleato dei Benetton via Cassa di Torino, che è non solo presidente di Assoaeroporti, ma anche quello di Aiscat, cioè l’associazione dei gestori autostradali. Il modello cui le due associazioni tendono con un solo presidente è quello di unire le loro forze nell’attività di lobbying nei confronti del governo. Il primo obbiettivo immediato? Quello di ottenere per gli aeroporti un meccanismo tariffario simile a quello avuto per Autostrade, semplice e automatico, mandando all’aria quello, troppo complicato, dei piani da varare da parte del governo.