Stefano Semeraro, La stampa 28/06/2009, 28 giugno 2009
A WIMBLEDON SI CHIUDE IL TETTO MA SOTTO NESSUNO GIOCA
Diciannove e cinquantasei, ora di Londra. Per la prima volta nella storia dei Championships il cielo si chiude sopra il Centre Court di Wimbledon. Brusio, i flash che guizzano, le fotoelettriche piazzate ai quattro angoli che illuminano la Sindone verde. «Sembra una enorme sala da ballo, non è vero?». Ci ha messo otto minuti, il roof, il tetto traslucido costato 140 milioni di euro, grande come 7500 ombrelli, a chiudersi. Era da lunedì che aspettava di sgomitolarsi, a 16 metri di altezza dall’erbetta, con le sue felpatissime 3 mila tonnellate di peso, ma per una settimana durante le ore di gioco c’è stato sole e caldo. Una «prima volta» di Wimbledon indoor in realtà c’era già stata, a maggio, per l’esibizione fra Agassi, Graf, Clijsters e Henman.
Il buffo è che la prima non-interruzione per pioggia in 132 anni di storia si compie con il campo deserto di giocatori. Murray ha appena finito di battere Troicki, è caduto qualche gocciolone, e la voce di Tim Phillips, il chairman dell’All England Club, gracchia dall’altoparlante: «In caso di pioggia forte, il match fra Gonzalez e Ferrero in corso sul campo n. 1 sarà spostato sul Centre Court». Anche Ferrero e Gonzalez l’hanno sentito. Si guardano, si fermano: que pasa, che succede? Succede che la vera, grande star di questa edizione dei Championships è proprio lui, il tetto. E che tutti, membri del Committee compreso, non vedono l’ora di mostrarlo in mondovisione.
L’ideale sarebbe stato un vernissage durante il match dell’idolo locale, Andy Murray, ma la bizzarria dei cumuli e dei cirri made in London ha deciso altrimenti. Ferrero e Gonzalez potrebbero spostarsi dal campo 1 al centrale usando un tunnel, questione di 10 minuti, ma nel frattempo anche la pioggerellina è cessata. Alle 20 e 46 Ferrero batte Gonzalez, sotto il tetto smontano la rete, e la sala da ballo si preparara ad un’altra notte asciutta e solitaria.