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 2009  giugno 28 Domenica calendario

A PARIGI CERCHI KUNDERA DA PARTE MIA"


Molti anni fa, forse era il 1982, alla libreria Einaudi di Milano, che si trovava vicino a via Manzoni, verso le 6 di pomeriggio incontrai Leonardo Sciascia. Guardava dei libri accompagnato da una signora molto elegante, bella e distinta, che si teneva leggermente in disparte. Se non ricordo male era vestita di nero. Più tardi venni a sapere che si trattava del suo editore palermitano Elvira Sellerio. Con modi estremamente garbati e una voce che sembrava un sussurro Sciascia, che parlava molto lentamente con lunghe pause tra una frase e l’altra, mi chiese come stavo, come andava la rivista Nuovi Argomenti, di cui lui era allora direttore con Alberto Moravia ed Enzo Siciliano. Gli raccontai che stavo partendo per Parigi dove avrei fatto il corrispondente per la rivista e dove avrei tenuto la segreteria letteraria (che in gergo editoriale significa fare lo scout) per Mondadori. Lui mi fece molti auguri e poi, con quel modo sempre gentilissimo, mi disse: «Se va a Parigi, cerchi di vedere Kundera». Gli risposi: proverò. E lui aggiunse: «Lo cerchi da parte mia e gli chieda se può darci il permesso di tradurre e di stampare su Nuovi Argomenti la sua prefazione a Jacques le fataliste». Non aggiunse altro, salvo salutarmi sempre con estrema gentilezza.
Lo avrei rivisto ancora una volta a Roma nella sede della Mondadori in via Sicilia per una riunione, appunto, di Nuovi Argomenti. In seguito ci saremmo soltanto salutati sempre con grande cortesia. Avrei avuto sue notizie, quando ormai era molto ammalato e stava a Milano all’Hotel Manzoni, da Elisabetta Sgarbi. Quando arrivai a Parigi sapevo che Sciascia e Kundera avevano un amico comune, Jean Daniel, il direttore e fondatore del Nouvel Observateur. Daniel mi spiegò che per contattare Kundera dovevo passare attraverso la segreteria di Gallimard, il suo editore. Alla Gallimard mi dissero che lui non rispondeva al telefono ma alle lettere. Gli scrissi al suo indirizzo di rue Littré. Qualche tempo dopo lui rispose alla mia lettera con una telefonata e ci siamo dati appuntamento in una crêperie bretonne di Rue de Rennes. Quando mi presentai, lui era vestito di nero, magro, i capelli grigi. Era accompagnato da una bella donna bionda: sua moglie Vera.
Alle crêperie non gli diedero il tavolo che lui desiderava. Si incupì, disse che era un cattivo segno, che quella era una giornata negativa, che sarebbe stato meglio per lui restare a letto, perciò andammo subito via e finimmo in un ristorante vietnamita dove lì vicino per fortuna c’era un tavolo adatto a lui. Mi disse subito di sì per la pubblicazione della sua prefazione a Jacques le fataliste di Diderot, perché per lui il nome di Sciascia era una garanzia assoluta.
Con Luciano De Maria, che allora curava i Meridiani di Mondadori, cercammo di convincere Milan a pubblicare i suoi libri da Mondadori e, quando a fine dicembre lui consegnò a Gallimard il dattiloscritto del suo nuovo romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere, mi passò il manoscritto per Mondadori. Con grande cura e con molto rispetto lo portai personalmente a Milano e lo consegnai a Leonardo Mondadori, che a sua volta lo diede a Giulio Bollati, allora consulente letterario della casa editrice. La risposta tardò a venire, e alla fine di gennaio ci fu un parere soltanto interlocutorio. Intanto Roberto Calasso aveva già avviato le sue personali trattative che si rivelarono molto efficaci e L’insostenibile leggerezza dell’essere, assieme alle altre opere di Kundera, passò all’editore Adelphi.
Da allora tra Milan Kundera e il sottoscritto è caduto il silenzio. Lui si è offeso, giustamente, che un amico conosciuto tramite i buoni auspici di Leonardo Sciascia non gli avesse subito dato una risposta positiva se non addirittura entusiastica. Enzo Siciliano invece pubblicò senza la minima esitazione su Nuovi Argomenti la prefazione di Jacques le fataliste, come aveva voluto Leonardo Sciascia.