Elena Dusi e Anais Ginori, la Repubblica 29/06/2009, 29 giugno 2009
SE DIVENTIAMO SCHIAVI DELLE PILLOLE
Il consiglio è ovvio: leggere attentamente le avvertenze e le modalità d´uso. Eppure nonostante questo suggerimento di buon senso, i «malati di medicine» aumentano ogni giorno. Soltanto in Italia 11.493 casi di reazioni avverse a farmaci segnalati l´anno scorso, il doppio che nel 2005. Negli Stati Uniti, il caso estremo di un consumatore compulsivo come Michael Jackson ha rilanciato le polemiche. L´agenzia americana per la lotta alle droghe (Dea) ha diffuso un comunicato subito dopo la morte del re del pop per ricordare che l´uso illegale di medicinali è aumentato del 114% tra il 2001 e il 2005. In Francia, primo mercato europeo per l´industria farmaceutica, ci sono ogni anno 13mila vittime e quasi il 10% dei ricoveri in ospedale è dovuto a effetti nocivi di medicinali.
«Signora, quale pillola per dimagrire: si metta piuttosto a dieta». Sauveur Boukris non ama prescrivere medicinali, non per quelli che considera «malati immaginari». Nel suo studio di medico condotto nel diciottesimo arrondissement l´ultima moda è la pillola Allì per buttare giù qualche chilo. «Ma ci sono pazienti che vengono da me perché hanno avuto un lutto o perché non riescono più a fare sesso con la moglie. E le chiamano malattie queste?» s´infuria lui che il settimanale L´Express ha definito «Don Chisciotte contro l´industria farmaceutica». Boukris ha appena pubblicato un libro molto polemico sulla tendenza a ingurgitare «pillole come caramelle». Il suo «Le medicine che ci fanno ammalare» (pubblicato da Editions du Cherche Midi e non ancora tradotto in Italia) è un lungo, spaventoso elenco di tutti gli effetti secondari che ogni farmaco può avere e che molti di noi spesso ignorano. «Ogni medicina è un rimedio, ma anche un veleno» dice Boukris, ricordando un´ovvietà.
Il guaio è che i moderni Argante, il personaggio che Molière immortalò nella sua famosa pièce, sono in aumento e sopportano sempre meno disturbi che un tempo si sarebbero risolti con un po´ di umana sopportazione.