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 2009  giugno 29 Lunedì calendario

IRAN E GRAN BRETAGNA LA LUNGA BATTAGLIA NEL GOLFO


Le potenze straniere – ha dichiarato la settimana scorsa il Leader Supremo dell´Iran in un discorso rivolto ai basiji, ovvero le milizie dei volontari – stanno complottando contro l´Iran per minimizzare l´importante risultato raggiunto: l´instaurazione di uno Stato teocratico.

A suo dire il peggiore di questi Stati, il più perfido, il più diabolico, "il più infido" è …la Gran Bretagna. Le fila serrate dei basiji hanno ruggito in segno di approvazione, facendo con le braccia una sorta di saluto vagamente fascista.
Gli analisti hanno in seguito spiegato che all´origine della scelta di Khamenei potrebbe esserci la motivazione che intende tenere l´uscio aperto nel momento in cui gli Stati Uniti stanno cercando di esprimere energicamente la loro disapprovazione per il risultato elettorale e la repressione dei manifestanti, ma non a tal punto da rendere impossibile rompere il ghiaccio tra i due Paesi. Per questa e altre ragioni la Gran Bretagna è considerata un comodo surrogato dell´America.
Ma ciò non basta: Iran e Gran Bretagna hanno un passato nonché un presente che spiega ancor meglio le cose. E spiega anche perché aver definito i britannici "i più infidi" ha provocato la reazione particolare della folla che ascoltava il discorso di Khamenei.
I primi contatti tra i due Stati, risalenti al XVI e al XVII secolo, furono produttivi: i mercanti e i soldati britannici aiutarono la dinastia dei Safavidi al potere, instaurando proficui rapporti commerciali e studiandone la cultura. Nei due secoli seguenti, tuttavia, quando il potere della dinastia dei Quajarid provocò caos e subbugli nella popolazione, la Persia - come si chiamava allora - divenne il terreno di scontro di due imperi in concorrenza tra loro, e la casa regnante si trovò costretta a fare concessioni sempre più umilianti. Una per tutte quella nei confronti del Barone de Reuter (fondatore dell´agenzia di stampa), talmente onerosa da attirarsi molta ostilità da ogni settore della società persiana, al punto da essere revocata. I Quajarid nel 1921 persero il potere e furono sostituiti da Reza Pahlavi, aiutato dai britannici a conquistare il trono, prima di essere deposto durante la guerra. Suo figlio Reza Pahlavi II fu aiutato a restare al potere dai britannici fino alla fine degli anni ”70, benché il suo Primo ministro Mohammad Mossadegh fosse stato allontanato dai servizi segreti britannici che lavoravano insieme alla Cia. Lo scià, alla fine, fu destituito dalla Rivoluzione islamica che portò l´ayatollah Khomeini al potere nel 1979. L´anno seguente la Gran Bretagna chiuse la propria ambasciata a Teheran, poi riaperta nel 1988.
Buona parte delle interferenze britanniche avvennero dunque quando l´impero era al massimo della sua potenza: negli ultimi trent´anni la Gran Bretagna è stata più vittima che colpevole. Il caso Rushdie nel 1989 - l´autore britannico nei confronti del quale l´Ayatollah Khomeini decretò una fatwa, ovvero una condanna a morte, per i suoi blasfemi Versetti Satanici - diede ai rapporti tra i due Paesi una nuova svolta verso il basso: le relazioni diplomatiche rimasero ridotte al minimo per tutti gli anni ”90, durante i quali il governo britannico arrivò ad accusare l´Iran di aiutare i terroristi dell´Ira. Per due volte da allora il governo di Teheran ha arrestato dei marinai britannici - nel 2004 e nel 2007 - con il pretesto che stessero navigando in acque iraniane. Benché ci siano state visite periodiche a livello ministeriale e vari tentativi di aprire dei colloqui sul terrorismo, le relazioni tra i due Paesi restano poco più che freddi.
Così, per esempio, la strada un tempo intitolata a Winston Churchill - e tuttora così chiamata dai tassisti - è stata dedicata a Bobby Sand, il terrorista dell´Ira che si è lasciato morire di fame in prigione in segno di protesta contro il governo britannico. E sempre per la stessa freddezza di rapporti, l´eroe di un romanzo anti-britannico si chiama "Zio Napoleone" e così sono anche spesso soprannominati i britannici in genere.
Il passato influisce ancora pesantemente sulla visione che i leader e i sostenitori del regime iraniano hanno della Gran Bretagna: ma è chiaro che gli eventi odierni sono sfruttati da loro anche per sostenere la loro opposizione. Il più importante di questi casi è stata la costituzione, nel gennaio di quest´anno, del Servizio in lingua farsi della Bbc World Service, un servizio finanziato, come tutti gli altri della Bbc World Service, da un fondo del dipartimento britannico degli Affari Esteri (nello specifico 15 milioni di sterline l´anno). Molti iraniani avevano chiesto trasmissioni della Bbc nella loro lingua, affermando di non potersi fidare dell´unica altra emittente esistente, quella dello Stato iraniano.
Ma il regime, naturalmente, non la pensa in questi termini: per la leadership di Teheran, i notiziari trasmessi da fuori dall´Iran, per di più dalla Gran Bretagna, e finanziati dal Foreign Office britannico sono per definizione e per natura "infidi", in quanto cercano di istigare la popolazione a ribellarsi contro le autorità. Per i teocrati iraniani, come per molti altri, del resto, è inconcepibile che simili trasmissioni non siano naturalmente una mera forma di propaganda britannica anti-iraniana, e le rassicurazioni che si tratta di notiziari obiettivi li lasciano interdetti, come se fossero assurdità.
Il governo britannico ha cercato di imitare il comportamento di Barack Obama, che ha relativamente mitigato le sue critiche nei confronti del regime di Teheran. Ma questo non conta: l´arresto ieri di iraniani che lavoravano per l´ambasciata britannica dimostra quanto le ostilità si stiano aggravando. Le nazioni, come anche i singoli individui, del resto, possono sicuramente non prendere in considerazione la loro storia e il loro passato, ma la storia delle relazioni britannico-iraniane è uno strumento troppo comodo perché il regime di Teheran sia disposto a rinunciarvi.