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 2009  giugno 28 Domenica calendario

DAI ROTHSCHILD AI FRESHFIELDS COSI’ I BANCHIERI DELLA CITY FACEVANO I SOLDI CON GLI SCHIAVI


Scoop del Financial Times sulla famiglia che passò alla storia come abolizionista
Un portavoce della famiglia: "Nathan Rothschild era un noto attivista per le libertà civili"

Londra - A causa della recessione, un banchiere perde il suo ben pagato lavoro alla JP Morgan, uno dei templi della City, e ne approfitta per tornare alla sua passione giovanile: si rimette a studiare, iscrivendosi a un dottorato di ricerca all´University College London. Passa lunghi pomeriggi ai National Archives, gli archivi nazionali di stato britannici. Un giorno, per caso, apre una cassa di documenti marcati solo da una sigla priva di significato: T71. Dentro ci sono centinaia di fogli di carta color seppia, fragili e quasi resi trasparenti dal tempo. Il ricercatore si accorge quasi subito che risalgono a 170 anni prima e capisce di essere probabilmente il primo a leggerli da quando furono archiviati. Gli ci vuole un po´ più di tempo per capire di avere fatto quello che, in gergo giornalistico, si chiamerebbe uno scoop: quelle carte contengono la prova che una delle più grandi dinastie di banchieri della storia, i Rothschild, trassero segretamente cospicui vantaggi dallo schiavismo, sebbene in pubblico fossero stati tra i primi a denunciarlo e a battersi per la sua abolizione.
La scoperta è finita sul pagine Financial Times, che ha messo immediatamente i documenti ritrovati da Nick Draper, questo il nome dell´ex-banchiere, sul proprio sito (www.ft.com/slavery). Altri grossi nomi del mondo finanziario britannico appaiono nel dossier ritrovato, tra cui quello dei Freshfields, uno dei più antichi studi legali della City. Ma la previsione dell´autorevole giornale è che, dentro quelle casse siano celate ulteriori rivelazioni in grado di scuotere la cittadella della finanza.
Il documento che ha attirato per primo l´attenzione di Draper è una lettera scritta da Nathan Mayer Rothschild a suo fratello, il barone James de Rothschild, per richiedere allo Stato una compensazione di 3 mila sterline. La lettera descrive un accordo trai due fratelli: le 3 mila sterline dovute a un certo Lord James O´Bryen dagli acquirenti della sua proprietà nell´isola caraibica di Antigua sarebbero state garantite da un´ipoteca sugli 88 schiavi che vivevano in quella proprietà. Se il debitore fosse fallito, in sostanza, gli schiavi sarebbero stati ceduti al posto del debito. E poiché il debitore fece bancarotta, i Rothschild usarono l´accordo per ottenere dallo Stato, dopo l´abolizione dello schiavismo nel Regno Unito, le 3 mila sterline pattuite.
L´episodio non appare negli archivi della famiglia Rothschild, né nella biografia scritta dallo storico Nial Ferguson. L´unico legame finora conosciuto trai Rothschild e lo schiavismo era il ruolo avuto dai banchieri per abolirlo. E in effetti, commentando la scoperta, un portavoce della famiglia ricorda che Nathan Rothschild «era un ben noto attivista per l´uguaglianza e le libertà civili» e le nuove accuse «appaiono inconsistenti e non rappresentano la sua etica». Ma il Financial Times giudica la scoperta rilevante, perché fa luce su pratiche legali dell´epoca, adottate non solo dai Rothschild ma da altre banche e uffici legali, per usare gli schiavi nelle colonie dell´Impero britannico come forma di "ipoteca" su prestiti e debiti, ipoteca che in certi casi veniva riscossa in cambio di contanti, sfruttando il piano di compensazioni offerto dal governo dopo l´abolizione dello schiavismo. Del resto, negli ultimi anni, numerose banche americane, dalla JP Morgan alla Lehman Brothers, e perfino università come Yale e Brown, hanno riconosciuto i propri legami con lo schiavismo e fatto ammenda per gli errori del passato.