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 2009  giugno 29 Lunedì calendario

LA DOPPIA NAZIONALIT UN MODO PER FARE L’EUROPA


Ho letto con curiosità la lettera relativa alla coppia di argentini con passaporto italiano. Al di là del caso specifico, è noto che molte persone sono titolari, contemporaneamente, di due diversi passaporti. Allora mi chiedo (e le chiedo): come è possibile che il diritto internazionale permetta che una persona sia cittadina di due Stati diversi? Non dovrebbe essere una cosa incompatibile a priori?
Massimo Matis
massimo.matis@unicreditgroup.eu

Caro Matis,
Non credo che la mate­ria sia regolata dal di­ritto internazionale. Le leggi sulla cittadinanza so­no tradizionalmente statali e possono variare considerevol­mente da uno Stato all’altro, da un periodo all’altro. In pas­sato alcuni Paesi sono stati li­berali e hanno concesso la cit­tadinanza con una certa gene­rosità, soprattutto quando de­sideravano popolare rapida­mente un vasto territorio, mentre alcuni sono stati scru­polosi ed esigenti. Qualche Stato ha preteso che il cittadi­no naturalizzato rinunciasse formalmente alla sua naziona­lità originaria (in Svizzera il neocittadino lasciava il suo passaporto su un tavolo del Comune dopo la cerimonia del giuramento), mentre altri non chiedevano rinunce espli­cite e formali. Mezzo secolo fa, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, esistevano «doppi cittadini» che aveva­no approfittato di queste dif­ferenze. Ma il loro numero era limitato e la loro condizio­ne suscitava spesso qualche sospetto. Per meglio control­lare il fenomeno, gli Stati, ad esempio, chiedevano che il ra­gazzo nato da genitori stranie­ri scegliesse definitivamente la propria nazionalità al mo­mento del servizio militare. Nello Stato nazionale, quale si era andato progressivamen­te delineando durante l’Otto­cento, la cittadinanza era il se­gno di una appartenenza idea­le e presupponeva che ogni persona, senza eccezioni, avesse una sola patria.

La situazione, da allora, è molto cambiata. Lo Stato è di­ventato meno esigente e pos­sessivo. L’abolizione del servi­zio militare nella maggior par­te dei Paesi occidentali ha soppresso il passaggio della scelta obbligatoria e formale. Mentre la donna, un tempo, acquistava automaticamente la cittadinanza del marito e perdeva la propria, oggi può avere entrambe. Mentre i fi­gli, un tempo, acquistavano la nazionalità dal padre, oggi possono avere contemporane­amente quella del padre e del­la madre. Un ministro svizze­ro mi ha detto qualche tempo fa che il 50% dei bambini nati ogni anno nel territorio della Confederazione ha un genito­re straniero. Questo significa che la metà dei bambini sviz­zeri nati in questi anni avrà verosimilmente due passa­porti. Nell’Unione Europea il numero crescente dei matri­moni misti ha creato un popo­lo di «doppi cittadini» difficil­mente quantificabile, ma cer­tamente elevato. Sono perso­ne che possono prendere par­te alle elezioni politiche e am­ministrative di almeno due Stati. Accanto alla cittadinan­za europea, prevista dai Trat­tati costituzionali dell’Unio­ne, sta nascendo una plurina­zionalità che contribuisce ad abolire le vecchie frontiere del continente e ad ampliare il concetto di appartenenza. Anche questo è un modo per fare l’Europa.