Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 29 Lunedì calendario

TOLTA LA PATENTE: SI UCCIDE A 22 ANNI


Trovato con un tasso alcolico dello 0,7, di poco superiore al consentito

IMPERIA – Si è sparato alla tempia con la sua Glock cali­bro 9, una ferita devastante, ep­pure il suo fisico robusto ha re­sistito per più di due ore, poi, quasi alle dieci di mattina, Na­dir Gismondi, 22 anni, è mor­to all’ospedale di Imperia. Get­tando i suoi genitori nella di­sperazione. Il ragazzo era stato fermato da una pattuglia dei ca­rabinieri di Imperia alle cinque e mezzo di mattina a non più di duecento metri da casa, una villetta in via Santa Luci dove stava tornando dopo una sera­ta con gli amici. Due settimane prima aveva avuto un inciden­te di moto, l’aveva sfasciata ma lui aveva riportato solo qualche contusione, e ieri fe­steggiava la sua prima uscita dopo la convalescenza. Il con­trollo della pattuglia era l’ulti­mo della nottata, poi sarebbe smontata.

All’esame del tasso alcolemi­co Nadir è risultato di poco po­sitivo: una percentuale dello 0,7 di alcol nel sangue contro il tetto massimo consentito del­lo 0,5. A quel punto, con il riti­ro immediato della patente, non poteva più guidare: ha chiamato il padre col cellulare perché andasse a prendere l’au­to. L’incontro tra padre e fi­glio, raccontano i militari, non è stato particolarmente dram­matico. Ci sono stati rimprove­ri, anche aspri, ma nella norma di una situazione come questa. Ivan Gismondi, un vigile del fuoco molto conosciuto, ha detto al ragazzo: «Io prendo l’auto, tu tornatene a casa a pie­di così pensi alla scemenza che hai fatto. Ne riparliamo a ca­sa ».

Parole che il genitore rim­piangerà chissà quante volte. Quando è arrivato a casa l’uo­mo ha aspettato l’arrivo del fi­glio. Ma Nadir non è entrato dalla porta principale, ha prefe­rito un ingresso secondario, è andato in camera sua ha preso la pistola, regolarmente denun­ciata, e si è sparato alla tempia. La madre ha pensato che Nadir avesse sbattuto la porta ed è entrata in camera per tranquil­lizzarlo. Lo ha visto riverso sul letto. Ivan Gismondi ha tenta­to il massaggio cardiaco, la re­spirazione bocca a bocca, è un vigile del fuoco sa come presta­re il primo soccorso. Nadir non ha mai ripreso conoscen­za. Voleva seguire le orme del padre – che ammirava moltis­simo – e diventare vigile del fuoco, forse ha temuto che il ri­tiro della patente gli avrebbe impedito di partecipare al con­corso.

Più di ogni altra cosa te­meva di dare un dolore a quel padre tanto amato. Gli ha dato un dolore più grande. Un ragaz­zo positivo, allegro, solare, fi­glio unico, non aveva mai dato nessun problema alla famiglia. Ora c’è chi si chiede se non si stia criminalizzando eccessi­vamente chi guida con percen­tuali basse di alcol nel sangue. Il sottosegretario Carlo Giova­nardi è uno dei sostenitori del tasso alcolemico zero per i gio­vani sotto i 21 anni. «Sono ad­dolorato – dice ”, ma con tut­ta la comprensione necessaria devo dire che purtroppo oggi i giovani si uccidono per una bocciatura a scuola, per un amore andato male, per una sgridata dei genitori. Non si può mettere in discussione la necessità di evitare una strage sulle strade per colpa di alcol e droghe. Così come non si può non dare più brutti voti a scuo­la. C’è un problema di fragilità, forse, della nostra gioventù».