varie, 29 giugno 2009
CIRCOLI E AFFARI - PER VOCE ARANCIO
«Più che "la conoscenza" contano "le conoscenze"» (il sociologo Franco Ferrarotti).
Gira voce che sulla nomina di Paolo Garimberti a presidente della Rai abbia pesato molto anche un legame di circolo, il prestigioso Canottieri Aniene, dove da tempo sono iscritti sia il giornalista che il sottosegretario Gianni Letta: «Per anni hanno avuto gli armadietti vicini. Qualcosa più di una semplice familiarità. Chi conosce gli usi politici romani, sa bene che certe connessioni extra Palazzo pesano ben più di tante cordate ideologiche» (Paolo Conti sul Corriere della Sera del 24 marzo).
vero che gli affari migliori si fanno nei circoli sportivi più esclusivi? «Vero, è capitato e capiterà. In mezzo c’è il duro lavoro che si fa negli uffici. Ma alla partenza e sulla dirittura d’arrivo di un business la familiarità creata da una passione comune aiuta» (Andrea Agnelli su Style Golf).
Anni fa Carlo Caracciolo si iscrisse al Clubino – il circolo più esclusivo di Milano, 630 soci tra cui Luca Cordero di Montezemolo, Guido Barilla, Gian Marco e Massimo Moratti, Marco Tronchetti Provera - «per interesse»: «Volevo comprare una rivista di Faina, il presidente della Montecatini che andava sempre a giocare a poker al Clubino. Volevo giocare a poker con Faina e convincerlo». Tentativo furbetto. «Tentativo penosamente fallito» (Carlo Caracciolo a Claudio Sabelli Fioretti).
Iscriversi ai circoli più esclusivi non è facile: in alcuni le iscrizioni sono bloccate, altri selezionano le richieste attraverso la prassi della presentazione della domanda con l’avallo di soci anziani che in un certo senso garantiscono per l’aspirante. La quota di iscrizione varia dai mille ai cinquemila euro, poi si paga una cifra annuale che in media s’aggira sui duemila euro.
Al Circolo canottieri Aniene guidato da Giovanni Malagò - fino a 1.061 soci, numero bloccato - il tempo della lista d’attesa è di cinque anni. Niente donne, ammesse solo se grandi campionesse di qualche specialità sportiva, 25.000 euro d’iscrizione, più 2.200 euro all’anno.
Procedura per diventare membro del Circolo Canottieri Aniene: ogni aspirante deve essere presentato da due soci al consiglio dei probiviri. Quindi deve frequentare il circolo per due mesi, «mostrando interesse per la vita sociale» (bisogna firmare il registro presenze ogni volta), e «calamitando simpatie». Infine, la votazione su schede colorate (un tempo erano palline): ogni voto negativo va bilanciato da cinque positivi se espresso da un socio anziano (venticinque anni di appartenenza al club), altrimenti ne bastano tre.
Tra i soci del Canottieri Aniene: Francesco Gaetano Caltagirone, Luca Cordero di Montezemolo, Luigi Abete, Giuseppe Tornatore, i fratelli Vanzina, Carlo Verdone, Ennio Morricone, Adriano Panatta, Luca Danese, genero di Andreotti, Piero Marrazzo.
«Un recente rapporto della Luiss sulle classi dirigenti, che naturalmente hanno a Roma gli elementi "apicali", come si dice in gergo, ha individuato tre gruppi elitari: una prima mappa ristretta che comprende circa 2.000 persone, una intermedia di 6.000 e una allargata di 17.000. Dire che nei barconi sul Tevere, sui campi da tennis, nelle piscine e nei palazzi dei Circoli si aggira buona parte dell’élite nazionale del potere e del denaro forse non è una bestemmia» (Alberto Statera su Repubblica).
«Si narra che Cesare Romiti, nato a Roma, ma aduso alle sabaude abitudini torinesi, la prima volta che mise piede all’Aniene sia sia sentito apostrofare: «Ciao Cesare, come va? ». E lui: «Scusi, non ci conosciamo, perché mi dà del tu? ». Malagò, che conferma l’episodio, ne fa anche la morale: ”Qui tutti si danno del tu per statuto, perché nessuno si deve sentire nessuno, il peso del rispettivo potere va lasciato fuori, è ammesso il cazzeggio più che il business, non siamo una lobby d’affari, ma una lobby dei rapporti umani”» (Statera su Repubblica).
Alberto Statera ha scritto su Repubblica che al Canottieri Aniene non si va «solo per il canottaggio, sport per pochi, la partitina a tennis e il Gim Rummy, il gioco di carte preferito da Andreotti, grande romanista e lettore indefesso dei necrologi del Messaggero», ma anche «per il sistema di relazioni, per consentire a chi non è Romiti o Caltagirone di dare del tu magari a Luigi Scimia della Covip, piuttosto che al presidente del Tar Lino De Lise, a tanto potere e tanto denaro, con le relative ricadute». Replica indignata di Malagò: «Non business, non inciuci, non confondiamo l’Aniene con le serate dalla Angiolillo, dove io non sono invitato. Noi facciamo soprattutto sport».
Il Reale Circolo Canottieri Tevere Remo, il più antico di Roma, nato nel 1872: 1027 soci, tra cui il direttore generale della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni, Antonio Maccanico, l’ex presidente della Corte dei Conti Giuseppe Carbone.
Il più esclusivo, in Italia, è il Circolo della Caccia di Roma, ottocento soci, per tradizione tutti di sesso maschile, dal 1922 al piano nobile del seicentesco Palazzo Borghese. Per iscriversi, a parte rarissime eccezioni, sono indispensabili quattro quarti di nobiltà nelle vene.
 Obbligatorio essere presentati da tre soci e sottoporsi al tradizionale rito delle palle bianche e nere. Le prime indicano i pareri favorevoli, le seconde i contrari. Clamoroso fu il rifiuto di Paul Getty senior che, all’apice della sua fortuna economica, offesissimo per le palle nere ricevute dai soci, si racconta avesse lasciato il circolo sibilando: «E allora me lo compro».
Requisiti fondamentali per diventare soci del Circolo della Vela di Mondello in Sicilia, un tempo frequentato solo da esponenti della nobiltà palermitana ma oggi i soci anche liberi professionisti, medici e imprenditori: essere presentati da un già socio, meglio se è un familiare, avere raggiunto dei meriti sportivi nell’ambito delle regate, compiere atti di munificenza verso il circolo. La quota d’ingresso è pari a 6.500 euro, a cui si aggiunge una quota annua di 1.300 euro.
Secondo molti manager gli affari migliori si fanno sui campi da golf. Motivo: sui fairway esiste una regola non scritta secondo la quale ci si dà sempre del tu e una partita dura cinque ore, interrotta da momenti di pausa e di attesa del team precedente, durante i quali si scambiano quattro chiacchiere, ci si conosce, nasce un feeling, si stringono amicizie con persone che difficilmente si potrebbero incontrare o raggiungere al telefono.
« un modo americano, lobbistico di allargare la cerchia di amicizie, che fatto in maniera non aggressiva può risultare utile nel lavoro. Sono sempre più numerosi i professionisti, sia affermati sia alle prime armi, che si iscrivono a un Circolo per allargare il loro giro di amicizie. Il golf è uno sport ideale per socializzare. Al Circolo si va per giocare ma anche per pranzare, sedendosi tutti insieme allo stesso tavolo. Una volta iscritti ad un Circolo si può giocare in altri campi, in Italia e in tutto il mondo. Nei quindici anni in cui sono stato direttore pubblicità, comunicazione e marketing alla Martini e Rossi il golf mi ha permesso di stringere amicizie e concludere anche qualche buon affare. Un esempio? Sui fairway conobbi Dante Secchia, grande golfista, allora direttore pubblicità del gruppo Rusconi. Si stabilì un rapporto particolare. Io iniziai ad avere un occhio di riguardo per le testate Rusconi. Fu amicizia e business per entrambi» (Ascanio Calvi di Bergolo, ex presidente del Golf Club di Padova e consigliere della Federgolf).
Sercondo Michele Norsa, amministratore delegato e direttore generale del gruppo Ferragamo, il campo da golf è perfetto per fare affari soprattutto coi giapponesi: «Di solito sono riservati, formali e rituali nel lavoro. difficile superare la loro corazza e instaurare con loro un rapporto confidenziale. Ma sul campo da golf si trasformano. Sono più umani, aperti e comunicativi. Alcuni anni fa arrivai a Tokyo alle 8 del mattino dall’India e Masataka Suzuki, uno dei consiglieri di amministrazione della Mitsui (una delle più grande trading nel mondo di abbigliamento), mi venne a prendere all’aeroporto e mi portò a giocare a Jomiuri, uno dei campi più belli e famosi. Ero distrutto dalla stanchezza e dal fuso orario, non avevo nessuna voglia di pensare al drive o ai putt. All’indomani dovevamo firmare il contratto di distribuzione di una delle linee di Gianfranco Ferrè. Giocai una partita per accontentarli e fu un successo. Siamo riusciti a stabilire un rapporto sincero, non formale. Da allora quando ci vediamo, non possiamo fare a meno di una partita di golf: loro mi introducono nei più bei campi giapponesi, io faccio conoscere loro quelli italiani».
I principianti, prima di avere accesso a un club di golf, devono seguire un corso di almeno dieci lezioni con un maestro presso un campo pratica (costo: tra i 50 e gli 80 euro a lezione, ma si trovano anche pacchetti a partire dai 250). Sarà il maestro a prestare, per l’intero corso base, mazze e palline. Una volta superata questa prima fase, è possibile iscriversi a un golf club: la quota di iscrizione si aggira sui 1.500-2.000 euro l’anno ma i club più importanti richiedono anche una quota di entrata, oppure una azionaria. In alternativa, si può diventare socio di un campo pratica, a un costo annuo dai 300 euro in su.
Come fa un giovane con pochi mezzi ma ambizioso a intrufolarsi in un circolo vip? «Molti circoli ti ammettono solo se ti presenta qualcuno, dunque non esistono barriere insormontabili per chi ha un buon patrimonio relazionale. Un’attività socialmente apprezzata – scrittore, giornalista, atleta – vale di più che avere tanti soldi e nessun amico». E se uno non fa un lavoro che gli consente di conoscere gente di un certo livello? «Un tempo c’erano i salotti, oggi ci sono moltissimi centri aggregativi di ottimo livello: dall’Associazione Amici di Santa Cecilia ai corsi di cucina - dove si incontrano tanti manager e imprenditori - fino ai Gardening club. Io, ad esempio, che non frequento più i circoli sportivi perché preferisco andare per musei e collezionare opere d’arte, sono iscritta all’Accademia piemontese del giardino. Per entrarci bastano 100 euro. Insomma: per inserirsi socialmente basta avere un hobby». E se uno l’hobby non ce l’ha ma finge di averlo per entrare nel giro giusto? «Se manca la passione dopo un po’ uno non ne può più di ascoltare concerti, preparare soffritti o piantare tulipani. E comunque gli altri lo individuano subito e lo ghettizzano. In altre parole, chi fa il furbo per inserirsi in un certo giro ottiene il risultato opposto: viene emarginato. Tutto si può fare, ma la relazione per la relazione dimostra un’assoluta mancanza di stile. E può trasformarsi in un boomerang» (Nicoletta Fiorucci, presidente di Alta Roma, iscritta in passato al Circolo Canottieri Lazio, al Golf Club Acquasanta, e al Circolo Vela Castel Gandolfo).
Al Circolo canottieri Roggero di Lauria, il club nautico più antico di Palermo (ha festeggiato i cent’anni nel 2002), si diventa soci per eredità o parentela.
Appuntamenti fissi al circolo della Caccia di Roma: la serata del cinghiale a fine febbraio, il pranzo di Natale e le presentazioni dei nuovi soci con il discorso del più giovane a fine serata. Sempre di rigore l’abito scuro. Per le donne, comunque accompagnate, porte aperte alla foresteria e divieto di accesso ad ambienti come la biblioteca, la sala giochi e la zona lettura. Il Maestro di Casa, sempre in tight, coordina ogni cosa, mentre i camerieri in livrea servono le specialità più prelibate. Piatti più apprezzati: pennette all’imperiale, con pollo, zucchine e speck, e zuccotto al croccantino.



Uscendo dalla chiesa di San Babila dopo il funerale dell’adorata consorte e dirigendosi verso il Clubino, il Conte Greppi disse agli amici: «E così, fra una roba e l’altra, anche oggi abbiamo fatto l’ora del risotto» (aneddoto raccontato da Alberto Arbasino).
A Napoli il più esclusivo è il circolo dell’Unione situato nei saloni di Palazzo Reale. Il presidente, il marchese Piero Piromallo, duca di Capracotta, ricorda ancora con nostalgia quando, dopo gli spettacoli al Teatro San Carlo, il conte Gabriele Gaetani dell’Aquila d’Aragona invitava Eduardo De Filippo e Totò «per passare serate indimenticabili».
Total Prestige, circolo online per nababbi (ci si può iscrivere solo se invitati) creato da Frank DeRose, investitore newyorchese dell’Upper East Side, «non tanto per trovare nuove amicizie, quanto per creare opportunità di affari all’interno di un network di persone affidabili». Sulle sue pagine si segnalano tutti gli appuntamenti a cui un riccone non può mancare (cene, serate di gala e vernissage) e gli iscritti – tra cui Jamal A. Al Akkad (uno degli uomini d’affari più ricchi del Medio Oriente) e la contessa Vanessa Kosta Pomponi di Monte Carlo - chiedono consigli del tipo: «Come evitare i pirati quando passo con lo yacht lungo la costa somala?».