Filippo Manfredini, Libero, 27/6/09, 29 giugno 2009
SULLA MORTE IL GIALLO DI UN’INIEZIONE LETALE
«L’hanno ucciso! L’hanno ucciso!». un destino comune a tante superstar, quello di non essere lasciate in pace nemmeno da defunte. Michael Jackson è morto, davanti all’Ucla Medical Center di Los Angeles gli ammiratori lasciano fiori e messaggi. La rete globale ha informato contemporaneamente centinaia di milioni di fans nel mondo, che subito hanno messaggiato e ricordato e polemizzato, quasi ”otturando” Internet. Sui maxischermi di tutte le metropoli - da New York a Hong Kong, da Londra a Manila - domina l’immagine di quel viso pallido, l’uomo che ha venduto in carriera oltre 700 milioni di dischi. Le condoglianze espresse da divi cinematografici e superstar della musica non si contano, con Madonna disperata, «non riesco a smettere di piangere». E già c’è chi accusa. proprio la famiglia del 50enne re del pop planetario. Che, per bocca del suo portavoce Brian Oxman, punta il dito contro «le persone che circondavano Michael, e che l’hanno manipolato». Se la prende in particolare con i medici, Oxman, «che l’hanno seguito per tutta la sua carriera, si sono arricchiti alle sue spalle, hanno approfittato delle sue debolezze». Nel 2007 gli era stata diagnosticata una grave lesione al fegato, poi la sua salute era peggiorata: si era parlato di problemi alla schiena, che lo avrebbero costretto ad assumere dosi massicce di antidolorifici e tranquillanti.
In sostanza, si sospetta che l’attacco cardiaco che ha portato al decesso sia stato provocato dai troppi medicinali che la rockstar assumeva quotidianamente. «Ormai non poteva più dormire senza i sonniferi - ha aggiunto Tarek Ben Ammar, in passato manager di Jackson -. Era un ipocondriaco e non si saprà mai se si era ammalato per colpa di medici ciarlatani che vivevano di questa malattia, fatturando migliaia di dollari di medicine e di vitamine. morto di crisi cardiaca perché prendeva tutte queste medicine, non ha mai voluto drogarsi. Mangiava male, non aveva una vita sana, non poteva fare dello sport». Nel luglio dell’anno scorso, grande impressione avevano provocato le fotografie del cantante su una sedia a rotelle, in pigiama, con una mascherina sulla bocca. Tre mesi fa l’ultima conferenza stampa, organizzata per annunciare una serie di concerti a Londra, con quella frase profetica, «sarà la mia ultima chiamata sul palco». Le date degli spettacoli erano poi slittate. Chi l’ha frequentato nelle ultime settimane parla di una persona magrissima, quasi scheletrica.
In ogni caso, gli interrogativi dovrebbero trovar risposta dall’autopsia, anche se l’esito degli esami tossicologici non arriverà nell’immediato. Per ora, nemmeno si è sicuri se è morto in casa - gli infermieri che sono intervenuti nella residenza di Holmby Hills, sulle colline di Los Angeles, hanno detto che «già non repirava più» - o se invece è deceduto in ospedale.
L’ipotesi più accreditata resta comunque quella dell’infarto. Anche se si sono diffuse ricostruzioni più o meno fantasiose. Quella di cui più si discute sui siti Internet di tutto il mondo è relativa a un ipotetico suicidio. Anzi, di più: un suicidio ”provocato”. Si parla anche di una sorta di ”iniezione letale” di Demerol, potente antidolorifico sul genere della morfina, che può anche provocare arresti respiratori e cardiaci. Della questione si sta comunque occupando una squadra speciale della sezione omicidi e rapine della polizia di Los Angeles (particolare, questo, che ha subito eccitato la fantasia dei dietrologi). Gli agenti speciali si sono fermati almeno tre ore nella casa del cantante e hanno sequestrato tre autovetture, senza per ora fornire alcuna informazione su eventuali sviluppi delle indagini.
E ancora non è dato sapere quale sarà il destino dei suoi tre figli: Prince Michael Joseph jr, 12 anni, e Paris Katherine, 11 anni - che Michael ebbe dalla sua ex infermiera Deborah Jeanne Rowe, sposata nel 1996 e da cui divorziò nel ”99 - e Prince II, 7 anni, avuto per inseminazione artificiale da una donna sconosciuta, che firmò un documento che la obbligava a non rilasciare mai interviste.