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 2009  giugno 29 Lunedì calendario

L’EREDIT? DEBITI PER 500 MILIONI E TRE FIGLI DA CRESCERE


Il Re del Pop è morto. Ma il Re dei Debiti rischia di sopravvivergli. Insieme all’eredità musicale e a legioni di fan ancora adoranti, Michael Jackson si lascia dietro una montagna di obblighi fi­nanziari, frutto di una prodigalità ben oltre la patologia e di uno stile di vita favolistico più che favoloso.

Di più, come se non bastassero i 500 milioni di dollari dovuti a ban­che e società immobiliari, la scom­parsa dell’artista ha un effetto colla­terale devastante per AEG Live, pro­moter dei 50 concerti alla London 02 Arena, che dal 13 luglio avrebbe­ro dovuto segnare il ritorno di Jack­son sulla scena, estremo tentativo di risolvere i guai patrimoniali.

Mors omnia solvit e quindi non c’è alcuna chance per il gruppo di recu­perare i denari già sborsati per la produzione e quelli da sborsare per ripagare i biglietti già venduti. Al netto delle assicurazioni, le stime parlano di perdite per 40 milioni di dollari.

Non è che Jacko non avesse il fiu­to degli affari. Lo dimostra il colpo da maestro del 1986, all’apice della fama, quando investì 47,5 milioni di dollari per acquistare la maggio­ranza di ATV Music, la casa che pos­sedeva i diritti di quasi tutte le can­zoni dei Beatles. Fino a ieri, 12 anni dopo il ritiro, è stato quel catalogo ad assicurargli il costante e copioso flusso di reddito, che gli ha permes­so di aver credito e non finire sul la­strico.

 che le sue follie rendevano infer­nale il suo ritmo di spesa. Fosse il ranch Neverland, il suo mondo da Peter Pan pagato 15 milioni di dolla­ri e trasformato investendovi molte volte tanto. Fossero i suoi shopping pantagruelici e compulsivi, che lo portavano a ordinare anche 300 mi­la dollari di giocattoli in un solo col­po. O ancora le spese legali e gli ac­cordi di risarcimento milionario, af­frontati nelle varie cause per mole­stie sessuali a minori in cui si trovò invischiato.

Certo è che, giusta la stima di un contabile nel 2005, Jackson spende­va ogni anno da 20 a 30 milioni di dollari in più di quello che guada­gnava. Alla cifra di 500 milioni si ar­riva via i numerosi prestiti contratti con le banche, dando in garanzia ora il ranch, ora parte dei diritti sul catalogo dei Beatles. E ci si arriva an­che grazie alla corte di avvoltoi, tra­vestiti da consulenti finanziari, che gli ha fatto da corona nel suo mon­do fantastico.

Ma l’eredità più triste che Jack­son si lascia alle spalle è il destino dei suoi tre bambini: Prince Michael I, 12 anni; Paris, l’unica femmina, 11 anni e il piccolino, Prince Micha­el II, 7 anni. In un caso normale, c’è sempre un altro genitore o un paren­te stretto che possa assumerne la cu­stodia legale. Ma come altre cose nella vita di Jacko, anche la paterni­tà è stata complessa e anormale. Prince Michael I e Paris sono nati dall’ex moglie Debbie Rowe, che al momento della nascita rinunciò ai diritti di maternità. Per anni non li ha mai visti, ma ora li rivorrebbe.

Ancora più complicata è la solu­zione per Prince Michael II, avuto da una donna che ha solo prestato il suo utero ed è poi sparita. Altro pro­blema è che anche la nonna pater­na, cioè la madre di Michael, Kathe­rine Jackson, vorrebbe la custodia di tutti e tre i bambini, che al mo­mento sono a casa sua. Ma il cantan­te aveva sempre detto che in caso gli fosse successo qualcosa, avrebbe dovuto essere la balia, quella che se ne occupa attualmente a casa della madre, a crescerli.