Elena Comelli, Corriere Economia 29/06/2009, 29 giugno 2009
E ORA IL BUSINESS FIORISCE IN NATURA
Le tecnologie pulite, che migliorano l’efficienza o riducono l’impatto ambientale relativo alla produzione di energia, sono in pieno boom: un mercato da 150 miliardi di dollari, che secondo le stime di un rapporto delle Nazioni Unite è destinato a crescere fino a 600 miliardi nel 2020. Il flusso degli investimenti si incanala in vari comparti: dal solare ai biocarburanti, dall’eolico all’efficienza energetica.
Grandi progetti
L’ultima novità arriva dalla Germania: un consorzio di 20 aziende ha in progetto di realizzare un investimento da 400 miliardi di euro da qui al 2050 per costruire centrali solari nel deserto del Sahara e distribuire energia in Europa. L’idea non è nuova, sono decenni che se ne parla. Ora, però, si stanno muovendo i primi passi. Con una previsione di investimenti enorme, visto che la trasmissione prevede la realizzazione di reti in corrente continua. Oltre a vasti campi di pannelli solari: grossi specchi che concentrano i raggi del sole su un tubo al cui interno passa un liquido. Questo, una volta scaldato, viene utilizzato per creare vapore acqueo in grado di alimentare una serie di turbine. I nomi sono di tutto rispetto. Sotto l’egida del colosso assicurativo Munich Re verrà creato il 13 luglio a Monaco di Baviera il consorzio Desertec, di cui fanno parte tra gli altri Siemens, Deutsche Bank e Rwe. La prima fornitura in Germania di energia solare proveniente dal Sahara dovrebbe aver luogo tra 10 anni. Nei piani del consorzio, Desertec dovrebbe coprire a medio termine il 15% del fabbisogno energetico europeo.
Il presidente di Munich Re, Thorsten Jeworrek, si è detto ottimista su una partecipazione a medio termine di aziende italiane e spagnole. Il Mediterraneo, a patto che ci siano volontà politica e investimenti, potrebbe diventare un grande laboratorio per le energie rinnovabili.
Non c’è speculazione
Ma non è l’unico esempio di investimenti in tecnologie futuribili. Sapphire Energy, società basata a San Diego che sta cercando di produrre biocarburante dalle alghe, ha raccolto in primavera – in piena crisi dei mercati – più di 100 milioni di dollari da un gruppo di investitori, inclusa la società di venture capital di Bill Gates, Cascade Investment. Eppure la tecnologia per estrarre biocarburante dalle alghe è ai primi passi.
Alcuni osservatori avanzano il sospetto che le tecnologie pulite siano destinate a seguire lo stesso percorso della Net Economy, con un periodo di euforia destinato a spegnersi in pochi anni. Ma l’atteggiamento degli investitori sembra molto più prudente stavolta. «I capitalisti di ventura sono molto focalizzati sulla vendibilità delle tecnologie al consumatore finale – spiega Peter Linthwaite, amministratore delegato di Carbon Trust Investment ”. Non a caso c’è un grande flusso di capitali verso l’eolico o il solare di grandi dimensioni, mentre mancano fondi per le piccole società che hanno progetti interessanti ma non commercializzabili. Non è così che si gonfia una bolla ».
Vero è che le tecnologie più affermate, come l’eolico o il solare, sono quelle che corrono di più. L’interesse per il vento è dimostrato dal valore crescente delle acquisizioni. Alla fine del 2008 il leader tedesco dell’energia E.on ha comprato per 1,4 miliardi di dollari i campi eolici americani di Airtricity, battendo tutti i record del settore. Poi Scottish and Southern Energy ha comprato il resto della compagnia eolica irlandese per 1,45 miliardi.
Efficienza
Un altro settore attraente per gli investitori è quello dell’efficienza energetica. Le tecnologie per tagliare i consumi dei server aziendali sono le più popolari. Ma vendono bene anche i sistemi che aiutano le compagnie elettriche a far risparmiare energia agli utenti e a spostare i consumi nelle ore notturne. Enel, ad esempio, ha investito nei contatori elettronici, portando l’Italia all’avanguardia nell’informatizzazione della rete. «L’installazione dei contatori intelligenti in 31 milioni di case – spiegano all’Enel – ci consente di offrire tariffe diversificate per orari o giorni, ma anche di misurare la produzione dei piccoli impianti fotovoltaici familiari, ormai molto numerosi. E il passaggio alla telelettura significa un risparmio di 3-400 milioni all’anno».