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 2009  giugno 27 Sabato calendario

NON CI SONO PI QUEI CARI IDIOTI DI UNA VOLTA



Inutile stare a rimpiangerli, il fatto è che gli idioti di una volta non ci sono più. Idioti di quelli che affascinavano Alberto Savinio, un grande scrittore che ne era ipnotizzato. Gente cheta, che ti molestava al minimo, che i suoi limiti un po’ li conosceva, che il dubbio di essere degli idioti lo covavano. Idioti sì ma con un loro stile. Uno stile impacciato, goffo, che faceva tenerezza. Ti veniva voglia di tifare per loro, che non avevano avuto fortuna a nascere idioti.

All’idiota di oggi il dubbio di essere un idiota non gli sfiora nemmeno l’anticamera del cervello. Lui ha di sé tutt’altra e opposta convinzione. Quel che disse Stendhal di Napoleone alla testa delle sue armate, ossia di uno che voleva mostrare al mondo che era nato un nuovo Cesare o un nuovo Alessandro, esattamente questo pensa l’idiota: di essere un nuovo Napoleone che sgominerà il mondo. E difatti l’idiota scrive lettere ai giornali in cui vuole dimostrare quanto la sa lunga. Manda e-mail furenti e minacciose a tutti gli indirizzi internet possibili e immaginabili. Si fa vivo con gran cipiglio nelle trasmissioni radiofoniche dove accolgono interventi dagli ascoltatori. Io che ascolto molto più la radio di quanto veda la televisione, e che tutte le volte che ceno da solo ascolto la bella trasmissione condotta da Giuseppe Cruciani su Radio24, ieri sera ero addirittura intontito dalle idiozie da cui l’indomito Cruciani era sommerso. Gente che tuonava al telefono, forte solo di quattro banalità e di quattro ideuzze da due soldi. Erano dei nemici di Berlusconi, ma il fatto non ha per me alcuna importanza. Avrebbero potuto essere altrettanto idioti se avessero tuonato a favore di Berlusconi a quella maniera. Idioti moderni erano. Ai quali Cruciani si opponeva eroicamente, lui che è un baluardo dello spirito liberale e del senso della misura. Mi immagino che cosa sarebbe successo con un conduttore di una tempra diverse. Le idiozie si sarebbero a accumulate a costituire una valanga che avrebbe sommerso il povero radioascoltatore.

Eppure il meglio doveva ancora venire. Quando ha preso la parola un europarlamentare napoletano il quale si accinge a debuttare a Bruxelles con un discorso in dialetto napoletano, ciò che secondo lui serve a riconquistare alla passione della politica la gente comune. Prenderà la parola in napoletano, iniziando con un ”Mo’ basta”, e mentre l’inorridito Cruciani gli spiegava che i suoi colleghi a Bruxelles conoscono il francese e l’inglese e il tedesco ma non certo il napoletano. Al che il neo europarlanentare ha fatto sapere che lui ha già preparato 750 pagine di traduzione del suo intervento in tutte le lingue. 750 pagine di idiozie in tutte le lingue. «Ma chi paga tutto questo?» ha chiesto un radioascoltatore intervenuto subito dopo, uno che non era certo un idiota.

Mai come nella società dominata dalla comunicazione di massa la più semplice e la più veloce, l’idiota ha avuto un tale teatro d’azione. Batti quattro tasti, ed ecco che parte un sms o una e-mail. Me ne è arrivata una qualche giorno, dopo che avevo scritto su ”Libero” di come un articolo di 5000 parole non avrebbe potuto far gara - nell’illustrare il dramma dell’Iran - con la foto atroce della sedicenne che stava morendo perché le avevano sparato al cuore mentre stava manifestando per le strade di Teheran. «Ma che bisogno c’è di 5000 parole a raccontare quella morte. Bastava che suo padre non la facesse andare alla manifestazione» mi ha scritto un idiota emerito. In effetti non ci fossero e non ci fossero stati le manifestazioni in Iran di questi giorni, quella ragazza sarebbe ancora viva. Peccato che senza le manifestazioni di piazza, l’intera storia contemporanea sarebbe stata un’altra.

C’è una cosa orribile del sistema di pensiero dell’idiota. Credere che gli insulti abbiano lo stesso valore delle argomentazioni, anzi credere che gli insulti siano la più efficace e la più trascinante delle argomentazioni. C’è un tapino in Italia il quale crede che definire Berlusconi ”uno psiconano” sia un’argomentazione che non lascia scampo. C’è chi usa l’età del proprio avversario politico come un randello con cui picchiarlo, l’ho letto in qualche articolo su Giorgio Napolitano, un uomo politico infinitamente migliore adesso che non trent’anni fa. Mi ha lasciato stupito, alcuni giorni fa, che a Mario Giordano (direttore del ”Giornale” e autore di un recente libro sul disastro della nostra scuola) sia stato praticamente impedito di presentare il suo libro in una libreria milanese e che i giornali abbiano commentato freddamente l’episodio, quasi fosse stato un episodio non particolarmente grave. La posizione del ”Giornale” non è la mia, e a me non è piaciuto affatto quel loro titolo che metteva il nome di D’Alema in relazione a certe mignotte baresi, ma ci mancherebbe che a qualcuno venga impedito di parlare. Mi si presentasse Joseph Goebbels a presentare un suo libro, io lo ascolterei.

Non che nessuno di noi sia immune dall’idiozia e dalle idiozie, ma da quel tipo di idiozia io sono stato immune fin da ragazzo.

E perciò ci rimasi male quando l’idiozia la vidi crescere nelle file della mia generazione. In un suo diario della metà degli anni Sessanta, Leonardo Sciascia scrisse che nella nostra vita pubblica era emerso un nuovo protagonista, ”il cretino di sinistra”. Un personaggio di cui mi sono interessato molto in questi ultimi trent’anni. Una volta Indro Montanelli mi disse affettuosamente che non dovevo commettere l’errore di ignorare ”il cretino di destra”. Gli dissi che quel tipo di cretino non lo ignoravo, semplicemente che lo conoscevo meno. Caduta la Prima Repubblica, rimescolate le carte della nostra vita politica, il cretino di destra s’è fatto valere eccome. Idioti di tutto il mondo, unitevi. la vostra ora.