Panorama, 2 luglio 2009, 2 luglio 2009
Breve cronologia dell’Iran da Khomeini in poi
Iran, trent’anni di regime. 1 febbraio 1979: una folla accoglie l’ayatollah ruhollah Khomeini di ritorno a Teheran da un lungo esilio. Lo scià Reza Palhevi ha lasciato da due settimane il paese. 1 aprile 1979: in seguito a un referendum viene proclamata la repubblica islamica. Bandite le bevande alcoliche, il gioco d’azzardo, la prostituzione. Cominciano le persecuzioni degli omosessuali e di quanto tengono comportamenti non conformi alla sharia. 4 novembre 1979: un gruppo di studenti assalta l’ambasciata americana di Teheran chiedendo ”l’estradizione” dello scià da New York. Cinquantadue membri dello staff restano in ostaggio per 444 giorni, fino al 20 gennaio 1981. 2-3 dicembre 1979: un referendum approva la costituzione teocratica. Khomeini diventa la guida suprema. 25 gennaio 1980: Abolhassan Bani Sadr è eletto presidente. Da giugno iniziano le purghe contro dipendenti pubblici, professori e militari ”troppo occidentalizzati”. 22 settembre 1980: l’Iraq invade l’Iran. Scoppia una guerra che durerà 8 anni e farà in tutto un milione di morti. 3 giugno 1989: muore l’ayatollah Khomeini. Ali Khamenei è nominato guida suprema. Ali Akbar Hashemi Rafsanjani diventa presidente. 23 maggio 1997: il riformista Mohammed Khatami vince a sorpresa le presidenziali. Luglio 1999: la polizia attacca gli studenti che manifestano per la democrazia. Più di 1.000 vengono arrestati. 18 febbraio 2000: le forza liberali di Khatami vincono anche le legislative. Il nuovo parlamento si insedia a maggio, non prima che una legge repressiva sulla stampa porti alla chiusura di 16 giornali riformisti. 29 gennaio 2002: George W.Bush inserisce l’Iran nel cosiddetto ”asse del male”, con l’Iraq e la Corea del Nord. Dicembre 2002: gli Usa accusano l’Iran di arricchire uranio per fini militari. Parte il braccio di ferro sul nucleare. 17 giugno 2005: Mahmoud Ahmadinejad è presidente. 9 luglio 2008: Teheran testa nuovi missili in grado di colpire Israele. 10 febbraio 2009: Ahmadinejad afferma di essere favorevole a un dialogo con gli Usa basato sul ”rispetto reciproco”. 12 giugno 2009: si tengono le presidenziali che Ahmadinejad sostiene di aver vinto con il 62,6 per cento dei voti. L’opposizione denuncia brogli. Iniziano le manifestazioni che porteranno alla morte di almeno 10 persone.