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 2009  giugno 27 Sabato calendario

Battiston: tanti film, ma sogno uno show gastronomico in tv - «La mia fisicità mi limita, è una cosa che dovrò affrontare Non mi sento inferiore a nessuno ma è chiaro che ci sono dei ruoli difficilmente adatti a me» - MILANO – A teatro la sce­na è tutta sua: Giuseppe Batti­ston fa rivivere quest’estate sul palco il mito di Orson Welles

Battiston: tanti film, ma sogno uno show gastronomico in tv - «La mia fisicità mi limita, è una cosa che dovrò affrontare Non mi sento inferiore a nessuno ma è chiaro che ci sono dei ruoli difficilmente adatti a me» - MILANO – A teatro la sce­na è tutta sua: Giuseppe Batti­ston fa rivivere quest’estate sul palco il mito di Orson Welles. Il fisico, ovviamente, aiuta. Im­ponente com’è, l’attore friula­no, 40 anni, ricorda davvero il regista di Quarto potere, uno dei capolavori del cinema di tutti i tempi. E di cinema Battiston ne sta macinando tanto, da una deci­na d’anni a questa parte. Chie­dimi se sono felice, Agata e la tempesta, La bestia nel cuore, La tigre e la neve, La giusta di­stanza. Solo per fare qualche titolo. Però sul set gli manca ancora un ruolo da protagoni­sta assoluto. «Visto che in tutti questi an­ni ho fatto quasi sempre l’ami­co del personaggio principale – confida – nel prossimo film mi piacerebbe almeno fa­re il nemico del protagonista». E nel dirlo si illumina in un sor­riso aperto e trasparente. Pro­babilmente quello che gli è val­so così tante (e premiate) par­ti. «Il mio obiettivo è costruire un mondo alle spalle del perso­naggio. Responsabilità che con un ruolo da protagonista aumenterebbe». Concretezza applicata alla recitazione: per­ché Battiston intende l’essere attore prima di tutto una pro­fessione. E «come per ogni la­voro, per farlo bisogna prima studiare». Lui ha cominciato presto: «Ho frequentato la scuola d’ar­te drammatica Paolo Grassi di Milano. Avevo 18 anni: la spe­ranza era di fare un mestiere. All’epoca pensavo al teatro, ma non conoscevo il cinema». un ricordo denso di affetto quello che lega l’attore a que­gli anni in cui il desiderio di sperimentare assorbiva ogni energia. Sua e dei compagni di corso. Tra loro c’era anche An­tonio Albanese: «E percepiva­mo già tutti – ricorda – che aveva quel qualcosa in più». Si imbarazza ad ammetterlo, ma «quel qualcosa in più» lo per­cepivano anche in lui. Non è un caso se uno degli incontri determinanti per la sua carrie­ra sia avvenuto proprio allora, dopo un saggio di teatro; tra il pubblico c’era Silvio Soldini: «Veniva spesso ad assistere al­le recite. Con lui ho fatto la pri­ma ’posa’ al cinema». Primi passi di quello che sarebbe di­ventato un sodalizio. Insieme stanno girando an­che in questi giorni, a Milano: «Un film complesso, una sto­ria d’amore nei tempi del pre­cariato. Interpreto il compa­gno di Alba Rohrwacher». Chiedendogli da che regista vorrebbe essere diretto, confes­sa: «Ho la fortuna di aver già lavorato con molti di loro: Sol­dini, Zanasi, Benigni e Mazza­curati. Stimo molto Bellocchio e Sorrentino: trovo Il divo un film vicino al capolavoro». No­nostante il reciproco amore con il cinema d’autore, Batti­ston non condivide lo snobi­smo nei confronti del piccolo schermo: «Trovo sia molto po­co elegante criticare. Stiamo parlando di lavoro». L’attore era nel cast della fiction Tutti pazzi per amore: «Un esempio riuscito dello sfondare quel muro di ovvietà che avvolge la serialità italiana. Penso sarò an­che nella seconda serie». E ogni lunedì su Fox va in onda Non pensarci, trasposizione dell’omonimo film di Zanasi. «Spesso immagino come con­tinua la vita dei personaggi dei film e qui abbiamo potuto far­lo. Zanasi non ha mai pensato ad un cast diverso per la serie e noi non abbiamo mai pensa­to di rifiutarci. La nostra non è una fiction generalista dove si vedono poliziotti tutti bravi che aiutano la gente». Mai avuto proposte per pro­dotti del genere? «Sì, per ’Cara­binieri’, ma era una serialità troppo lunga. Per sperimentar­la vorrei un altro tipo di proget­to. In tv il rischio è la povertà creativa». Non solo in tv... «Al cinema ci sono segnali più rin­cuoranti ». Parlando di nuove sfide lavorative, Battiston sor­prende: «Vorrei proporre un programma tv di cultura ga­stronomica. Sul consumo in­telligente: come mangiare e bere bene spendendo po­co ». Questo per un attore che fa cinema d’autore è an­cora più inusuale...«Ma non è vero che chi fa tv non può fare cinema. Certo, non biso­gna confondere i due lin­guaggi: tv e cinema non so­no la stessa cosa ma non è una differenza qualitativa». Ma se è convinto che un atto­re possa tranquillamente reci­tare in tv, al contrario Batti­ston è fermamente contro chi solo grazie alla popolarità tele­visiva approda al grande scher­mo: «Sono rammaricato. In Ita­lia non c’è tutela del ruolo del­l’attore ». Tra chi deve a quel tipo di fa­ma la carriera nel cinema c’è Luca Argentero... «Argentero è bravo. Mi risulta vada anche a studiare a Londra. Diciamo che la tv dà visibilità, poi sta al­la persona. Però ho la presun­zione di dire che io e quelli che hanno avuto un percorso come il mio siamo diversi». Tra questi, cita: «Favino, Alba Rohrwacher, Kim Rossi Stuart, Toni Servillo, Colangeli, Ange­la e Donatella Finocchiaro... ma è pericoloso fare nomi per­ché se ne dimentica sempre qualcuno». Pare rientrare nel­l’altra categoria Fabio Volo, con cui Battiston ha recitato in Uno su due. «Lì la bravura è dei registi che lavorando su Fa­bio hanno estratto i personag­gi. Lui non è un attore, è un personaggio. Chi lo ha scelto è perché voleva proprio lui per raccontare una storia. Non lo vedo differente di film in film. Non cambia. Ma non è un difet­to ». E ribadisce la differenza tra «coloro che pre-esistono al­la propria immagine e chi inve­ce ha avuto un percorso». Eppure, in materia di imma­gine, ammette: «La mia fisicità mi limita, è una cosa che do­vrò affrontare. Non mi sento inferiore a nessuno ma è chia­ro che ci sono dei ruoli che dif­ficilmente potrebbero propor­mi ». Tipo il protagonista di un film di Moccia? Ride: «Allora mi tengo la pancia».