Danilo Taino, Corriere della Sera 27/6/2009, 27 giugno 2009
Guerra del gas, Fischer contro Schröder L’ex Verde lobbista del progetto europeo - Si opporrà al gasdotto del Cremlino capeggiato dall’ex Cancelliere - BERLINO – Joschka Fischer aveva un padre politico, Gerhard Schröder
Guerra del gas, Fischer contro Schröder L’ex Verde lobbista del progetto europeo - Si opporrà al gasdotto del Cremlino capeggiato dall’ex Cancelliere - BERLINO – Joschka Fischer aveva un padre politico, Gerhard Schröder. Ora l’ha ucciso. L’ex ministro degli Esteri tedesco diventerà «consulente politico e di relazioni pubbliche» del Nabucco, il consorzio che dovrebbe costruire un gasdotto che dall’Asia Centrale arriva in Europa. Grande lobbista, in altre parole, per un’opera molto desiderata dall’Unione europea e molto avversata dalla Russia. Lobbista come il suo vecchio boss Schröder. Solo che questi, l’ex cancelliere, lavora per Mosca e difende gli interessi del Nord Stream, gasdotto del Cremlino, il quale ha anche un progetto chiamato South Stream in totale concorrenza con il Nabucco. Avversari diretti, insomma, su uno degli affari politici ed economici più importanti dei prossimi anni. La rivista tedesca Manager ha rivelato che Fischer - del partito dei Verdi, ministro degli Esteri per sette anni nel governo Schröder, fino al 2005 - ha firmato un contratto da centinaia di migliaia di euro. Nabucco è un consorzio formato da sei società di Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Austria e Germania, cioè dei Paesi dove il gasdotto passerà per portare metano in Europa senza approvvigionarsi in Russia. Un piano di diversificazione delle fonti energetiche «ad alta priorità» della Ue, preoccupata dall’eccessiva dipendenza da Mosca. Il progetto, però, ha incontrato finora parecchi ostacoli e l’opposizione del Cremlino e della sua controllata Gazprom. Per bloccare il Nabucco, creato nel 2004, Gazprom ha lanciato nel 2007, in joint venture paritetica con l’italiana Eni, il South Stream, che dovrebbe portare gas dalla Russia, attraverso il Mar Nero, in Bulgaria e poi da lì in Italia via Grecia e in Austria via Serbia e Ungheria. Il vantaggio del South Stream - del quale Vladimir Putin aveva offerto la presidenza a Romano Prodi nell’aprile 2008, poco dopo le elezioni politiche in Italia, ottenendo un gentile e netto rifiuto - è che ha la garanzia dei rifornimenti, il gas russo. Tant’è vero che lo scorso maggio, alla presenza del primo ministro Putin e di Silvio Berlusconi, Gazprom ed Eni hanno deciso di raddoppiarne la capacità (a un decimo della domanda europea). Nabucco, invece, ha problemi di approvvigionamento. Lo scorso maggio, per esempio, l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, ha detto al Financial Times che «Nabucco volerà solo quando sarà alimentato di gas da Turkmenistan, Kazakistan e forse dall’Iran. Da quello che leggo, non succederà». Proprio in quei giorni, però, due membri del consorzio appoggiato dalla Ue (e dagli Stati Uniti), l’austriaca Omv e l’ungherese Mol, hanno vinto un contratto per lo sviluppo di un grande giacimento di metano nel Kurdistan iracheno: molto di quel metano dovrebbe entrare nei tubi del Nabucco, fatto che ha ridato una spinta al progetto. Qui, arriva il ruolo di Fischer. Uomo di grandi conoscenze, dovrà prima di tutto tenere buoni rapporti con la Turchia, Paese chiave per il progetto, dove è molto apprezzato (l’ha sempre voluta nella Ue). Inoltre, dovrà probabilmente aprire porte in Asia Centrale e in alcuni Paesi del Medio Oriente, sempre alla ricerca di rifornimenti. In prospettiva, anche il gas iraniano potrebbe alimentare il Nabucco: Fischer è un grande esperto del Paese e, se si dovessero aprire spazi politici, è l’uomo giusto per metterci un piede. L’Iran, allo stesso tempo, è già oggi una meta per Schröder, che lavora per più progetti del Cremlino e, oltre che sullo scacchiere settentrionale dove passerà il gasdotto Nord Stream (Mar Baltico), tiene un occhio sugli sviluppi del South Stream e del rivale Nabucco. La guerra del gas, insomma, è affare molto tedesco. Fischer - europeista convinto - ci ha messo quattro anni ma ora ha deciso di essere l’uomo di punta che sta con Bruxelles. Contro l’ex alleato Schröder, inviato speciale del Cremlino già pochi mesi dopo le elezioni che perse nel 2005.