Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 27 Sabato calendario

Guerra del gas, Fischer contro Schröder L’ex Verde lobbista del progetto europeo - Si opporrà al gasdotto del Cremlino capeggiato dall’ex Cancelliere - BERLINO – Joschka Fischer aveva un padre politico, Gerhard Schröder

Guerra del gas, Fischer contro Schröder L’ex Verde lobbista del progetto europeo - Si opporrà al gasdotto del Cremlino capeggiato dall’ex Cancelliere - BERLINO – Joschka Fischer aveva un padre politico, Gerhard Schröder. Ora l’ha ucciso. L’ex ministro degli Esteri te­desco diventerà «consulente politico e di relazioni pubbliche» del Nabucco, il consorzio che dovrebbe costruire un ga­sdotto che dall’Asia Centrale arriva in Eu­ropa. Grande lobbista, in altre parole, per un’opera molto desiderata dall’Unio­ne europea e molto avversata dalla Rus­sia. Lobbista come il suo vecchio boss Schröder. Solo che questi, l’ex cancelliere, lavora per Mosca e difende gli interessi del Nord Stream, gasdotto del Cremlino, il quale ha anche un progetto chiamato South Stream in totale concorrenza con il Nabucco. Avversari diretti, insomma, su uno degli affari politici ed economici più importanti dei prossimi anni. La rivista tedesca Manager ha rivelato che Fischer - del partito dei Verdi, mini­stro degli Esteri per sette anni nel gover­no Schröder, fino al 2005 - ha firmato un contratto da centinaia di migliaia di euro. Nabucco è un consorzio formato da sei società di Turchia, Bulgaria, Roma­nia, Ungheria, Austria e Germania, cioè dei Paesi dove il gasdotto passerà per portare metano in Europa senza approv­vigionarsi in Russia. Un piano di diversi­ficazione delle fonti energetiche «ad alta priorità» della Ue, preoccupata dall’ecces­siva dipendenza da Mosca. Il progetto, però, ha incontrato finora parecchi osta­coli e l’opposizione del Cremlino e della sua controllata Gazprom. Per bloccare il Nabucco, creato nel 2004, Gazprom ha lanciato nel 2007, in joint venture paritetica con l’italiana Eni, il South Stream, che dovrebbe portare gas dalla Russia, attraverso il Mar Nero, in Bulgaria e poi da lì in Italia via Grecia e in Austria via Serbia e Ungheria. Il vantaggio del South Stream - del quale Vladimir Putin aveva offerto la pre­sidenza a Romano Prodi nell’aprile 2008, poco dopo le elezioni politiche in Italia, ottenendo un gentile e netto rifiu­to - è che ha la garanzia dei rifornimen­ti, il gas russo. Tant’è vero che lo scorso maggio, alla presenza del primo mini­stro Putin e di Silvio Berlusconi, Gaz­prom ed Eni hanno deciso di raddoppiar­ne la capacità (a un decimo della doman­da europea). Nabucco, invece, ha problemi di ap­provvigionamento. Lo scorso maggio, per esempio, l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, ha detto al Finan­cial Times che «Nabucco volerà solo quando sarà alimentato di gas da Turk­menistan, Kazakistan e forse dall’Iran. Da quello che leggo, non succederà». Proprio in quei giorni, però, due mem­bri del consorzio appoggiato dalla Ue (e dagli Stati Uniti), l’austriaca Omv e l’un­gherese Mol, hanno vinto un contratto per lo sviluppo di un grande giacimento di metano nel Kurdistan iracheno: molto di quel metano dovrebbe entrare nei tu­bi del Nabucco, fatto che ha ridato una spinta al progetto. Qui, arriva il ruolo di Fischer. Uomo di grandi conoscenze, dovrà prima di tutto tenere buoni rapporti con la Turchia, Paese chiave per il progetto, dove è molto apprezzato (l’ha sempre voluta nella Ue). Inoltre, dovrà probabil­mente aprire porte in Asia Centrale e in alcuni Paesi del Medio Oriente, sempre alla ricerca di rifornimenti. In prospetti­va, anche il gas iraniano potrebbe ali­mentare il Nabucco: Fischer è un grande esperto del Paese e, se si dovessero apri­re spazi politici, è l’uomo giusto per met­terci un piede. L’Iran, allo stesso tempo, è già oggi una meta per Schröder, che lavora per più progetti del Cremlino e, oltre che sul­lo scacchiere settentrionale dove passerà il gasdotto Nord Stream (Mar Baltico), tiene un occhio sugli sviluppi del South Stream e del rivale Nabucco. La guerra del gas, insomma, è affare molto tedesco. Fischer - europeista con­vinto - ci ha messo quattro anni ma ora ha deciso di essere l’uomo di punta che sta con Bruxelles. Contro l’ex alleato Schröder, inviato speciale del Cremlino già pochi mesi dopo le elezioni che perse nel 2005.