Giuseppe Guarino, Corriere della Sera 27/6/2009, 27 giugno 2009
OLTRE LA CRISI
Saranno i commerci e non gli Stati a farci uscire (presto) dalla crisi -
La crisi cesserà presto, probabilmente. Il commercio mondiale è cresciuto in modo eccezionale negli ultimi 25 anni. Esistono grandi quantità di fattori produttivi sottoutilizzati delle economie arretrate o emergenti. Il commercio mondiale si è messo in moto quando famiglie e imprese negli Stati a economia avanzata hanno incrementato gli acquisti di beni e servizi delle altre economie. potuto accadere perché è stata creata liquidità internazionale per volumi ingenti proporzionati al potenziale sviluppo del commercio internazionale. Vi concorre limitatamente la liquidità prodotta da qualsiasi Stato con sovranità monetaria, diretta a stimolare i fattori produttivi interni. Per il commercio internazionale occorre una liquidità aggiuntiva.
Per quasi 70 anni alla funzione di creare liquidità internazionale hanno provveduto gli Usa. Il bilancio commerciale americano è da decenni in passivo cronico. Gli Stati Uniti emettono dollari per equilibrare la bilancia valutaria. I dollari emessi sono accettati in tutto il mondo quale moneta prontamente trasformabile in merci e servizi. Nello stesso tempo i dollari costituiscono la maggiore componente delle riserve ufficiali di qualsiasi Stato. Gli Usa sono non solo la maggiore potenza mondiale, ma anche il maggiore acquirente di beni e servizi del resto del mondo. Queste condizioni non potranno durare in eterno. Ma permarranno per almeno un’altra ventina di anni. La liquidità creata dagli Stati Uniti è divenuta tuttavia insufficiente per il fabbisogno del potenziale sviluppo del commercio mondiale. così accaduto che da circa 40 anni a quella americana si sia affiancata una fonte di natura privata, di carattere sostanzialmente extraterritoriale. Poco più di una ventina di banche commerciali internazionali, prevalentemente americane, crea liquidità moltiplicando una piccola base di riserva costituita da dollari ufficiali.
Le tecniche adoperate per la creazione e la immissione della liquidità sono varie. Per decenni il fenomeno ha preso il nome degli eurodollari. Oggi il nome proviene dai «derivati». Il sistema dei derivati si sottrae alla disciplina e ai controlli delle banche centrali nazionali. Le banche commerciali al vertice del sistema operano per volumi che nessun altro potrebbe realizzare e a condizioni particolarmente convenienti.
I derivati e gli altri strumenti creati sono comunemente accettati. Il sistema funziona in definitiva su base fiduciaria, così come è del resto per il dollaro. Queste caratteristiche consentono al sistema di svolgere la funzione fondamentale di concorrere in misura rilevante alla formazione di liquidità nella misura indispensabile per lo sviluppo del commercio mondiale. Il sistema dei derivati presenta tuttavia irrazionalità e pericoli. Le decisioni sono prese con alta discrezionalità. Viene immessa nei mercati spazzatura di ogni tipo. Il pericolo maggiore è che il sistema improvvisamente si blocchi. Ciò accade, lo si è verificato negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, se una percentuale rilevante di debitori di ultima istanza si sottrae all’obbligo di effettuare i pagamenti in conformità al debito contratto. Il blocco del sistema determina una brusca caduta nel commercio mondiale. L’economia entra in crisi.
Si è posta la questione se sia possibile eliminare o quanto meno attenuare i pericoli, introducendo qualche forma di disciplina o controllo. Proposito ragionevole, ma utopico. Allo sviluppo del commercio internazionale sono interessati, per di più in misure diverse, Stati potenti. L’unanimità è impossibile. Se uno Stato agisse da solo creerebbe per sé condizioni di inferiorità. Il controllo del movimento dei capitali inevitabilmente si estenderebbe al movimento delle merci.
ricorrente il proposito di istituire una fonte ufficiale di creazione di liquidità internazionale del tipo dei diritti speciali di prelievo affidati in gestione al Fmi. I «dsp» sono da tempo utilizzati, ma in quantità relativamente modeste e per finalità particolari. Se divenissero fonte ufficiale della creazione della liquidità internazionale, sostituirebbero anche il dollaro. Gli Stati Uniti non potrebbero consentirlo. Il loro sbilancio commerciale è destinato a durare ancora per qualche decennio. Se la proposta venisse accolta, decisioni fondamentali relative all’economia americana verrebbero prese da un organismo sovranazionale. Il che è impensabile. Inoltre, a parte la svalutazione dei dollari detenuti da soggetti esteri, comprese le banche centrali nazionali, è interesse del resto del mondo che non cessi la funzione degli Usa quali massimi acquirenti di beni e servizi dal resto del mondo.
Il recente blocco del sistema privato di creazione di liquidità internazionale ha generato, come previsto, la brusca caduta del commercio mondiale e una crisi che per dimensioni non ha precedenti. Sono falliti intermediari a vari livelli. Ma le banche al vertice del sistema sono intatte, pronte a riprendere la loro funzione. Attendono per farlo che in una sede ufficiale, che potrebbe essere anche il prossimo G8, emerga in modo chiaro che i propositi di assoggettarle a discipline e controlli vengano abbandonati. Vi sono segnali in questa direzione. Per quali vie e con quale gradualità la liquidità di nuova formazione perverrebbe al commercio internazionale non è possibile dire. I criteri di gestione delle grandi banche commerciali internazionali tuttora non sono agevolmente decifrabili. Devono oltretutto adattarsi alle circostanze. Paradossalmente si uscirà dalla crisi a opera non degli Stati, ma del sistema privato di formazione di liquidità. La crescita continua del commercio internazionale è nell’interesse di tutti, specie dei Paesi, e sono purtroppo la maggioranza, dove la povertà è più diffusa. Il che farà accantonare per ora inconvenienti e pericoli.