Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 27 Sabato calendario

DALLA FABBRICA SI TORNA AI CAMPI. COS RITORNA L’ORTO DEI DOGI

«Due volte la settimana faccio la vendita diretta. Avanti e indietro per canali. E poi melanzane, peperoni, cavoli, piselli e insalate per il mercato di Rialto e del Tronchetto&».
Carlo Finotello è per tutti "il barcarolo", riassunto perfetto di quella mistica neo verde che tanto piace al ministro Luca Zaia, quello della terra ai giovani agricoltori, per salvarla dall’incuria e dall’abbandono.
Sant’Erasmo invece è un piccolo polmone verde nella laguna di Venezia.
Una striscia magra magra lunga4 chilometri e larga poco meno di 600 metri, fino a cent’anni fa un lido imprendibile, bagnato solo dalle correnti marine. Un isolotto chiamato "l’orto dei dogi", perché per 500 anni si sono prodotti ortaggi deliziosi tra i più richiesti sui banchi di calli e campielli.
Eppure l’emorragia negli anni scorsi è stata spettacolare, quasi incontinente.
Ragazzi dell’isola che fanno fagotto per le fabbriche dell’entroterra e per i capannoni del mitico Nordest in pieno boom. Braccia e sudore in cambio di schei. Un industrialismo diffuso che in pochi anni si divora la vecchia agricoltura del Veneto bianco. Campi, mietitrebbia, ciclo del raccolto, tutto finito in soffitta... Superato da un vitalismo creativo e distruttivo insieme, pensiero unico, che svuota in un botto tanti borghi come Sant’Erasmo.
Un’agricoltura che accende il motore dell’industria e del benessere veneto ma che poi per 20 anni viene espulsa dall’immaginario collettivo. Paradossale.
Poi, da qualche tempo, l’inversione. Si ferma la diaspora. Con la crisi s’inceppa la mistica del capannone. E i giovani santerasmesi, metafora di quell’imprenditoria agricola che in controtendenza registra un pil in attivo nel primo quadrimestre 2009, che rientrano per farsi imprenditori agricoli di nuova generazione: perché dietro ad ogni prodotto c’è l’identità di un territorio e anche un microcosmo isolato può trasformarsi in business mescolando storia, paesaggio, natura e qualche buona idea. Non nel Monferrato, ma nel Veneto dei padroncini.
Oggi non a caso a Sant’Erasmo ci vivono 800 abitanti (150 in più di due anni fa), e alcuni di questi sono proprio giovani partite Iva di rientro. Come Carlo Finotello, 33 anni, orticoltore fantasioso che si è inventato insieme a suo fratello minore Claudio (28 anni) e le rispettive mogli, Stefania e Cosetta, il servizio "miglianautichezero", ossia la consegna della spesa, in barca, direttamente alle famiglie veneziane. «Due volte la settimana carico la "topa", la tipica imbarcazione usata per il trasporto merce a Venezia, debitamente attrezzata con un investimento di 20mila euro, e dopo un viaggio tra i canali arrivo nei punti di acquisto dove ad attendermi ci sonoi consumatori», racconta urlando al telefonino, mentre fa lo slalom tra i vaporetti. Il primo itinerario dei Finotello, che hanno appena vinto il premio Oscar Green di Coldiretti, cade il mercoledì con tappa alle 18.30 alle Fondamenta Nuovee proseguimento per San Giobbe. Il secondo è fissato di venerdì alle ore 19.00 a San Trovaso, Giudecca e via fino al Lido.
«Gli ordini - spiega Carlo - avvengono via internet o tramite telefonata. Ormai il sistema è collaudato: organizzo il mio tempo per la raccolta nei campi e mi attivo per le consegne, garantendo freschezza e rispondendo alle esigenze dei miei clienti». Il risultato è che non c’è spreco: «i quantitativi, infatti, corrispondono ai bisogni alimentari dei nuclei famigliari che sanno bene cosa c’è nel mio orto ad ogni stagione». E quel che non va in vendita diretta della produzione della "Sapori di Sant’Erasmo", la società dei Fratelli Finotello che quest’anno ha registrato un fatturato in crescita del 25% , finisce ai grossisti dei mercati. Una formula vincente che conta già 400 utenti nella mailing list aziendale. Peraltro un numero destinato ad aumentare. Perché ci guadagnano i Finotello, che a Sant’Erasmo coltivano 6 ettari di orticoltura, e ci guadagnano i veneziani, che risparmiano il 30% negli acquisti assicurandosi la qualità di melanzane, peperoni, cavoli, piselli e insalate. Inverando la tradizione dell’orto dei dogi.