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 2009  luglio 01 Mercoledì calendario

GIULIA CERASOLI

ROMA – GIUGNO

Dopo aver macinato vasche su vasche nel Transatlantico di Montecitorio e collezionato 30 anni di taccuini stracolmi di indiscrezioni e scoop sui palazzi della politica e i suoi protagonisti, Augusto Minzolini, 51 anni, romano, un figlio di 18, Alessandro, dalla sua ex compagna Anna Laura Betti, è da un mese in trincea al Tg1.
In qualità di direttore. Una volta faceva chilometri, ora si muove solamente dai sei monitor della sua stanza a Saxa Rubra alla sala riunioni. Entra ed esce. Controlla immagini e linguaggio, legge i giornali e risponde al cellulare. Dalle 8 di mattina a mezzanotte.
«Mi è proprio cambiata la vita», ammette, meravigliandosi però che noi di ”Chi”, abituati a incontrarlo quotidianamente alla Camera dei deputati, possiamo in qualche modo interessarci a lui. «Prima mi alzavo alle 10, con calma, e, abitando a via dei Coronari, andavo a lavorare a piedi o in motorino… Ora invece alle 7 sono in piedi».
Da quando è stato nominato direttore della testata dell’ammiraglia di viale Mazzini, ha già dovuto incassare accuse e vari attacchi politici, ma ”Minzo” non è certo uno che si lascia intimidire. «Diciamo che ho una certa pellaccia. Ne ho combinate talmente tante… Posso pure affrontare questo», confessa ricordando la lunga carriera da mastino della notizia e dell’indiscrezione, della quale è diventato un tale maestro da far coniare agli esperti il termine ”minzolinismo”, per definire uno stile giornalistico fitto di battute ”dietro le quinte” e retroscena non confermati ufficialmente.
Dopo la maturità classica al Dante Alighieri di Roma, il giovanissimo Minzolini salta le vacanze estive e va a lavorare all’agenzia Asca, quindi diventa prima collaboratore e poi giornalista di Panorama. Nel 1990 approda a La Stampa. Nel 1992 segue le elezioni di Clinton negli Usa. E poi infila una serie di scoop nell’ambito della politica. lui, per esempio, a rivelare la segretissima cena a casa di Gianni Letta nella quale Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Massimo D’Alema e Franco Marini firmarono il celebre ”patto della crostata” (nel 1997, l’accordo trasversale sulle riforme istituzionali).
Nel 1994 rifiuta l’offerta di diventare vice di Enrico Mentana al Tg5. «Una scelta che mi è costata molto in tutti i sensi», spiega, «ma sentivo che poteva essere strumentalizzata politicamente… Il colmo è stato che dopo poco tempo Michele Santoro andò a Mediaset. Io volevo essere coerente… stata una lezione di vita, però».
«L’unico squalo in mezzo a tanti tonni», lo ha definito il suo maestro e amico Guido Quaranta. «Ho sempre voluto fare solo il giornalista. Ho frequentato scienze politiche lavorando contemporaneamente», sottolinea lui ricordando i colleghi con cui ha lavorato con piacere come «Paolo Mastrolilli, Maurizio Beretta, Clemente Mimun», ma soprattutto il suo alter ego Franco Bechis, direttore di Italia Oggi. «Stavamo sempre in coppia, anche se io non sono ciellino come lui», racconta ”Minzo”, che da ragazzo ha fatto pure l’attore.
« stato per caso. Nel ”77 al Dante facevamo l’occupazione e ci riunivamo a casa della sorella di Nanni Moretti. Lui era più grande, ascoltava, e ci guardava con una certa sufficienza, ma poi ci prese in blocco e ci mise nei suoi film. Io sono un autarchico in ”Ecce bombo”. Allora avevo ancora i capelli…». Li perde appena si mette a fare il giornalista sul serio. Ma alle donne è sempre piaciuto lo stesso. Svelto, simpatico ed elegante, con una passione per Prada e Louis Vuitton.
Con la sua ex compagna, Anna Laura Betti, appassionata tennista, ha ottimi rapporti. Il loro figlio Alessandro sembra non voglia fare il giornalista. « un bravo ragazzo, ci vediamo spesso e vado anche a parlare con i professori. Certo, a volte mi ha incavolare, come tutti i figli di quell’età… Credo voglia fare l’ingegnere», dice Minzolini che ora è single e assicura che per lui nei rapporti con le donne «conta soprattutto la chimica».
Sportivissimo ”Minzo”, va in palestra 5 volte a settimana, in bici, gioca a tennis e, se può, fa trekking perché «lo sport mi serve per scaricare la tensione accumulata sul lavoro, ma non sono affatto vanitoso…». La sua passione per un lavoro giornalistico d’assalto, sul campo, lo spinge a frequentare luoghi affollati come un concerto rock o le discoteche. «Mi piace ballare e vado ai concerti. Chi fa questo lavoro, come anche i politici, dovrebbe frequentare questi posti per vedere da vicino come vanno le cose nel mondo. L’ambiente dei giornalisti è spesso autoreferenziale. E questo si riflette anche nel loro lavoro, spesso solo per addetti ai lavori».
Su come dovrà cambiare il Tg1 ha idee molto chiare: «Vorrei riuscire a creare una macchina forte e stabile per fare innovazione. Oggi siamo in una fase in cui non ci sono più ideologie ed è necessario superare certi steccati e modi di guardare la realtà. Con la tivù noi entriamo direttamente nelle case e abbiamo una grande responsabilità. Bisogna saper cogliere la realtà dei cambiamenti della società e della politica per quelle che sono e imparare a comunicare in modo più diretto con il pubblico».
Un impegno che gli impedirà di andare in vacanza? Nemmeno per idea. «In genere vado qualche settimana in Amazzonia o in Nepal, adoro viaggiare. Stavolta, magari, dovrò cercare di essere più raggiungibile».
Giulia Cerasoli