A cura di Gabriella Gribaudi, Traffici criminali, Bollati Boringhieri, 2009, 619 pagine, 20 euro., 24 giugno 2009
A cura di Gabriella Gribaudi, Traffici criminali, Bollati Boringhieri, 2009, 619 pagine, 20 euro. Analogie
A cura di Gabriella Gribaudi, Traffici criminali, Bollati Boringhieri, 2009, 619 pagine, 20 euro. Analogie. Nella ”ndrangheta più che nelle altre organizzazioni mafiose, l’allearsi di una cosca con altre attraverso vincoli matrimoniali. «Questa caratteristica non sembra tuttavia riscontrabile soltanto in organizzazioni criminali. Ad esempio J.S.Coleman […] ricorda che la coesione della comunità dei banchieri della City di Londra era basata su elevati livelli di fiducia e lealtà, garantiti dalla tendenza a mantenere gli affari in famiglia, assumendo parenti e contraendo matrimoni con altre famiglie di banchieri» (Rocco Sciarrone). Carriere. La gerarchia della ”ndrangheta prevede più livelli delle altre organizzazioni mafiose: l’elevata differenziazione dei ruoli è funzionale alla progressione di carriera (impegno e lealtà ricompensati con maggiori opportunità di promozione nella scala gerarchica). Secondo Rocco Sciarrone al fine di incentivare gli affiliati ad adoperarsi per l’organizzazione («questa tesi trova conferma nell’ambito delle ricerche sulle carriere organizzative all’interno delle aziende»). Pentimenti. Gli ”ndranghetisti si pentono meno dei mafiosi di Cosa Nostra. Secondo il pubblico ministero Salvatore Boemi grazie alla strategia di riconquista: «In Calabria non si uccidono i parenti dei pentiti e non si uccidono neanche i pentiti [..]. La ”ndrangheta ha la capacità sistematica di ricontattare i pentiti, tutti quanti, uno per uno». In genere attraverso le mogli, che in cambio ricevono denaro e garanzie di sostegno. Altre sanzioni, oltre alla morte, previste dalla ”ndrangheta in caso di tradimento: allontanamento per un determinato periodo dal ”locale” (unisce più famiglie in una zona geografica), ”spogliazione” totale o parziale della ”dote” (cioè retrocessione a un grado inferiore). Selezioni. Secondo Tommaso Buscetta (superpentito di Cosa Nostra morto nel 2000), l’affiliazione alla ”ndrangheta non si rifiuta a nessuno: «Gente che era capace, dopo due bicchieri di vino, di attribuire la qualifica di ”ndranghetista al capo delle guardie del carcere, mentre noi prima di ammettere qualcuno in famiglia, svolgevamo indagini fino a due generazioni indietro su tutti i componenti, maschi e femmine, della parentela più stretta del candidato» (P. Arlacchi, Addio Cosa Nostra. La vita di Tommaso Buscetta). Loquacità. «I calabresi, poi, parlavano parlavano, parlavano. Parlavano sempre» (il pentito di Cosa Nostra Antonino Calderone). Confische. Beni confiscati agli affiliati alle associazioni mafiose nel 2006: 34 milioni di euro. Tra il 1992 e il 2006: 743 milioni di euro. Più di tutti ai camorristi. Boomerang. L’estensione, a partire dal 1965, della misura di prevenzione del soggiorno obbligato, alle persone sospettate di essere mafiose. Risultato, il consolidamento della rete mafioso-camorrista. Stefano Bontade fu tra i primi ad essere mandato in Campania (a Qualiano). Tra i primi affiliati alla mafia, Michele Zaza (gruppo di riferimento i Bontade-Badalamenti). Bastonate. Ai Quartieri Spagnoli chi ruba deve pagare il pizzo alla camorra. Estorsori i fratelli Di Biasi (che pagano apposta un affiliato perché accerti l’autore dei furti che non ha fatto il suo dovere). «Chi non rispettava la regola veniva bastonato. Consideri che per picchiare le persone i Di Biasi, in genere, utilizzavano le mazze da baseball» (interrogatorio di Vincenzo A., 15 febbraio 2007). Mestieri. Enrico, di anni 28, residente nei Quartieri Spagnoli, di professione rapinatore: «Per me è un mestiere; la differenza tra un pizzaiolo e il rapinatore di Rolex è che il primo guadagna massimo 1500 euro al mese e si fa un culo tanto, il secondo guadagna 5000 mila euro in un giorno, un minuto, un secondo». Precari. Rosa ”la parcheggiatora”, che doveva pagare una percentuale sui guadagni alla camorra. Intercettata, fu sentita dagli investigatori quando comunicò che quel giorno staccava prima perché doveva andare dal dentista. La risposta: «Non te ne puoi andare, aspetta a noi, no che te ne vai a testa tua aspetta a noi. [..] Se tieni un orario, tieni un orario come la gente dei magazzini, faticano tengono un orario… […] devi aspettare fino all’orario tuo, pure se stanno dieci macchine […] devi aspettare, perché il magazzino chiude alle sette a alle sette si deve chiudere». In caso di controlli Rosa sapeva che cosa dire: «Se vengono ”e guardie, io non ti conosco proprio, il parcheggio è tuo perché tu devi a campare la famiglia tua» (dal decreto di fermo a carico di Mazzarela Gennaro e altri, 25 novembre 2006). Scorte. Il camorrista Luigi Di Biasi, sorvegliato speciale, che si recava a firmare presso il commissariato di Montecalvario accompagnato dalla sua scorta armata. Impunità. Pasquale P., camorrista, pentito, interrogato il 23 maggio 2006, disse che nel quartiere suo era normale parlare «a voce alta dai balconi di azioni criminali (del tipo portami la pistola che devo scendere)». Epidemie. I comitati di lotta dei Disoccupati organizzati sorti a Napoli dopo l’epidemia di colera del 1974 (rivendicazione il posto fisso e un’assunzione «di lotta»). Per lo più pescatori e cozzicari, di ispirazione politica sia di sinistra che di destra, entrarono nella pubblica amministrazione sotto la Giunta Valenzi nel 1975 (come spazzini, portantini, infermieri, bidelli). A destra alcuni erano organizzati dalla camorra. Responsabilità. L’emissario dei Di Biasi, intercettato al telefono mentre parlava con il leader di un comitato: «Ora deve partire una prima tranche […] 1500 persone subito e dopo dieci giorni altre 2000 persone […] – Mario ritiene direttamente responsabile te di questa cosa, si deve chiudere quanto più presto è possibile». Rifiuti. Quota pagata dagli aderenti al comitato collegato alla camorra per essere inseriti nella graduatoria regionale per l’avviamento al lavoro nella raccolta dei rifiuti (definitiva il 31 agosto 2001): minimo cinque milioni (corrispondenti alle prime quattro-cinque mensilità di stipendio), massimo venti-trenta milioni. Totale pervenuto ai clan nel 2001: un miliardo e mezzo. I lavoratori assunti (costo 60 milioni di euro all’anno), intervistati da Report lamentarono di non essere messi in condizione di lavorare. «In realtà essi sabotano volontariamente il lavoro e i mezzi meccanici messi loro a disposizione per la raccolta differenziata» (Gabriella Gribaudi). Pali. Stipendio medio di chi funge da palo in una piazza di spaccio a Napoli: 100 euro al giorno. Status symbol. Modello di motocicletta preferito dai camorristi: Honda Dominator. Sommersione. Valore dell’economia sommersa in Campania in termini di reddito: un terzo di quella ufficiale. Secondo il rapporto Svimez 2006 i lavoratori irregolari sono il 22 per cento del totale. Calcestruzzo. Opere realizzate con il calcestruzzo di imprese legate al clan dei casalesi: rete idrografica dei Regi Lagni, piloni della linea veloce TAV, il carcere e i nuovi uffici giudiziari di Santa Maria Capua Vetere (così accertato dai giudici nella sentenza Spartacus). Usura. Commercianti in Campania soggetti a usura: 26 mila (uno su tre), per un giro di affari di 1,8 miliardi di euro all’anno. Primati. Clan di camorra attivi in Campania: 100 (di cui 50 a Napoli, con 7000 affiliati). Omicidi consumati dalla camorra dal 1980 ad oggi: 3500 (più che dalle altre mafie italiane). SCU. La Sacra Corona Unita (l’associazione mafiosa pugliese), vanta uno statuto di fondazione scritto, che recita: «La SCU è stata fondata da G.R. l’1 maggio 1983 con l’aiuto dei compari diritti». Dove G.R sta Giuseppe, detto Pino, Rogoli (al tempo detenuto comune per omicidio), e compari diritti per i boss ”ndranghetisti che lo affiliarono (battezzarono), autorizzandolo a operare in autonomia in Puglia. Luogo della fondazione il carcere di Porto Azzurro a Bari, in origine al fine di «regolare e decidere le varie questioni insorte fra i detenuti». In pratica per contrastare la prepotenza dei cutoliani all’epoca detenuti in Puglia. Rogoli medesimo, interrogato nei primi anni novanta: «Lo sa tutto il mondo cosa facevano [i cutoliani], si sentivano, non lo so, forse avevano forza, si sentivano Dio e Padreterno e dove entravano nei carceri […] volevano fare degli abusi, delle cose e a noi non stava bene». Mimesi. Con la fondazione della SCU il numero degli omicidi in Puglia triplicò: 135 dal 1984 al 1992 (contro i 45 degli otto anni precedenti). Fratelli/1. Alceste Semeraro, affiliato alla SCU, finché non ricevette l’ordine di uccidere suo fratello, e si pentì. Fratelli/2. Anna Terracciano, detta ”o masculone, insieme al fratello Salvatore detto ”o nirone a capo del gruppo omonimo dominante nella zona a ridosso di piazza Carità, a Napoli, finché lui, nel 2004, non si pentì e lei assunse il comando (attualmente è detenuta con l’accusa di lesioni gravi a danno di un esponente di un clan concorrente). Prime donne. Teresa De Luca Bossa, la prima donna a subire il carcere duro del 41 bis. Fa il suo salto di qualità nella carriera camorrista nel 2000, quando il suo compagno Giuseppe Marfella viene arrestato. Alla notizia due affiliati interrompono il giro di riscossione delle estorsioni e la contattano per avere nuove direttive. Da parte sua dovette riconoscere il vitalizio che le spettava alla giovane amante del Marfella. Immigrati. Ispirandosi a uno studio pubblicato nel 1899 da William Ripley, professore alla Columbia University (individuava nel continente europeo tre tipi razziali, teutonico, alpino e mediterraneo, il primo superiore all’ultimo), nello stesso anno il commissario per l’Immigrazione dell’amministrazione americana introdusse una distinzione tra immigrati dal Nord e dal Sud d’Italia, i primi classificati come ”celtici”, i secondi come ”iberici”. Orde. «Lo ”stivale” scarica i suoi criminali negli Stati Uniti. Le statistiche dimostrano che la feccia dell’Europa meridionale si riversa alle porte della nazione in orde capaci di fuorilegge senza coscienza» (dal ”New York Herald, 1903). Salvataggi. Persone in navigazione, dirette a entrare clandestinamente in Italia attraverso le coste della Sicilia, salvate da mezzi navali italiani nel 2005: 22.939. Africani. Rappresentano il 12 per cento della popolazione mondiale, ma un terzo della popolazione di profughi mondiale.