NICOLA PINI, Avvenire 24/6/2009, 24 giugno 2009
Pensioni e debito, macigni sull’Italia L’Ocse: spesa previdenziale al 14% del Pil, freno alla crescita
Pensioni e debito, macigni sull’Italia L’Ocse: spesa previdenziale al 14% del Pil, freno alla crescita. Arriva il monito Ue - Una spesa pensionistica quasi doppia rispetto agli altri Paesi avanzati e un debito pubblico da primato: ecco i macigni che pesano sull’Italia, frenando il suo potenziale di crescita e drenando risorse da altri capitoli «strategici» della spesa pubblica, come il Welfare e l’istruzione. Il doppio monito è arrivato ieri dall’Ocse e dall’Unione europea. Presentando il rapporto annuale sulle pensioni Angel Gurria, segretario generale dell’organizzazione per lo sviluppo economico, ha invitato ieri i governi a «riformare adesso i sistemi pensionistici per renderli più sostenibili ed essere più forti contro le turbolenze dei mercati». Tra l’altro contro l’Italia sarà avviata giovedì una procedura d’infrazione da parte della Ue, riguardo alla normativa sull’età pensionabile delle donne, più bassa degli uomini e considerata discriminatoria. Se Roma non si adeguerà c’è il rischio di una maximulta. La previdenza. In Italia la spesa per le pensioni, afferma l’Ocse, è pari (dati 2005) al 14% della ricchezza nazionale: un record. Un dato aumentato del 23% in dieci anni, che ha portato la previdenza a pesare quasi un terzo sulle uscite statali, il doppio della media Ocse. I contributi pensionistici raggiungono il 33% dei redditi lordi, contro una media del 21%. Non si tratta uno squilibrio senza conseguenze perché sottrae risorse a settori chiave come il welfare e l’istruzione, «preferibili », per gli economisti di Parigi per il loro impatto positivo sulla crescita. Nel commentare i dati la Cisl sottolinea però come sull’elevata spesa previdenziale italiana «grava fortemente il peso dell’assistenza» (cioè delle pensioni sociali). Finora, secondo l’Ocse, l’applicazione della riforma delle pensioni nel nostro Paese è avanzata troppo lentamente e i cambiamenti necessari sono stati «ripetutamente rinviati». Si cita il caso dei coefficienti di trasformazione che dovevano essere rivisti nel 2005 e invece non lo saranno prima del 2010. Inoltre (il riferimento è alla riforma Damiano che ha sostituito lo scalone con gli scalini) «ci sono stati di recente altri ritardi nel- l’aumento dell’età pensionabile». L’Ocse rinvia al 2011 la ripresa dell’economia, prevedendo per quest’anno un Pil a -4,3% nei Paesi membri e una sostanziale stagnazione l’anno prossimo. Un calo della ricchezza che finirà per aumentare ulteriormente il peso della spesa pensionistica sul Pil. Il debito. Nonostante la prudenza del governo italiano nell’affrontare la recessione l’elevatissimo indebitamento rende sempre più «vulnerabile» l’economia mettendone a rischio la crescita: lo afferma il Rapporto della Ue sulle finanze pubbliche. Gli stretti margini di manovra dovuti alla difficile situazione dei conti sono stati rispettati dall’esecutivo nella sue misure anti-crisi. Ma il debito pubblico che nel 2008 non raggiungeva il 106% del Pil nel 2010 è previsto schizzare oltre il 113% e gli spread tra i rendimenti dei bond italiani e quelli tedeschi «si sono allargati » . La conclusione dell’Ue è quindi che «gli squilibri interni colpiscono la vulnerabilità finanziaria dell’Italia pesando sul potenziale di crescita». Anche se in complesso l’economia italiana mostra «una posizione ampiamente equilibrata rispetto al resto del mondo», dovuta alla «relativa solidità della posizione finanziaria nel settore privato» e al basso indebitamento delle famiglie».