Alessandro Bonini, Avvenire, 24/6/2009, 24 giugno 2009
Il fronte petrolifero «Barile sopravvalutato Rischio di inflazione» - Il prezzo del petrolio sta crescendo troppo e troppo in fretta», ha avvertito Nouriel Roubini, economista noto per avere previsto, fra i pochi, l’attuale crisi globale
Il fronte petrolifero «Barile sopravvalutato Rischio di inflazione» - Il prezzo del petrolio sta crescendo troppo e troppo in fretta», ha avvertito Nouriel Roubini, economista noto per avere previsto, fra i pochi, l’attuale crisi globale. Nei giorni scorsi il barile è tornato a superare quota 73 dollari, con un rialzo del 127% dai minimi toccati nello scorso dicembre. Meno di un anno fa il record assoluto di 147 dollari, poi la discesa in picchiata sull’ottovolante, di pari passo con l’economia mondiale. Ieri a New York il greggio con consegna a agosto è andato sotto i 67 dollari, per poi riprendere quota dopo tre giorni di calo, ma anche sotto i 70 dollari il prezzo continua a apparire sovrastimato. Infatti, la domanda e l’offerta, entrambe al minimo, sono sostanzialmente bilanciate. La corsa del barile è dunque più che altro dettata dall’euforia e dalla speranza degli investitori di una ripresa a ’V’, cioè verticale, dell’economia. Ma quest’ultimo è solo il migliore degli scenari possibili. E il rischio, se le quotazioni continueranno a salire, è un ritorno dell’inflazione, che annullerebbe la ripresa dei consumi e rispedirebbe l’economia in recessione. In questo caso non si tratterebbe più di una ’V’, ma di una ’W’: un accenno di ripresa sarebbe immediatamente seguito da un nuovo tonfo dell’economia. I rincari, una volta trasferiti al consumatore, invertirebbero la tendenza dei prezzi, che oggi è al ribasso. Ma anche le industrie, a fronte di un rincaro delle materie prime, non riuscirebbero a far ripartire gli investimenti. Questa ipotesi trova diversi sostenitori fra gli economisti. Da parte sua Roubini, pur avvertendo del rischio, ha detto di aspettarsi una «crescita anemica», ipotesi che rientra più nello scenario di una recessione a ’U’. Particolarmente duro è stato Fadel Gheit, capo analista della casa d’investimenti americana Opppenheimer. «Gli operatori finanziari si sono impadroniti del mercato del petrolio», ha detto nel corso di un’audizione davanti al Congresso. «L’anno scorso abbiamo sperimentato il crash, e ci siamo fatti abbastanza male. La questione non è se questo accadrà ancora, ma quando». Lo stesso presidente Barack Obama nei giorni scorsi ha espresso preoccupazione. Nei piani dell’Amministrazione americana c’è una stretta dei controlli su questo mercato di derivati. Gli specialisti di Goldman Sachs, i primi a immaginare il traguardo dei 100 dollari, prevedono entro la fine dell’anno un picco di 85 dollari al barile. L’anno prossimo si potrebbero già rivedere le tre cifre.