Ian Campbell, La stampa, 24 giugno 2009
LA CINA E LE MATERIE PRIME DUE GRANDI INCOGNITE SULLA RIPRESA DELLE BORSE
I mercati globali stanno girando. Lunedì, le speranze di ripresa sono state falciate da un’ondata di vendite a tutti i livelli. Il calo del prezzo del rame, i dubbi espressi dalla Banca mondiale riguardo alla crescita globale, le voci di problemi valutari in Bielorussia possono essere tra i fattori scatenanti del crollo. Le azioni, il petrolio e le altre materie prime sono stati colpiti duramente, e la stessa sorte è toccata ad alcuni recenti beniamini del mercato come il dollaro australiano e il real brasiliano, mentre il dollaro statunitense ha approfittato della situazione. Il calo del rame è un segnale importante perché indica che il Re è nudo. La Cina ha accumulato grandi riserve di rame il cui prezzo, salito del 60% in otto mesi, ha iniziato a scendere. Una delle voci è che i magazzini cinesi siano colmi; un’altra è che la Cina abbia iniziato a vendere. Di fatto, la crescita cinese e quella globale non bastano a sostenere la salita del prezzo del metallo. La Banca mondiale ha aggiunto un tassello al crollo dei mercati ridimensionando le previsioni di crescita globale per quest’anno a -2,9%, contro la stima precedente di -1,7%.
Sempre lunedì, l’indice S&P 500 è sceso del 3,1% riflettendo l’andamento in discesa del petrolio (-3,7%) e del rame (-5%). Tutti gli asset hanno seguito traiettorie simili, raggiungendo a circa metà anno i valori massimi dopo un ciclo di rialzo rapido dai minimi di marzo. L’inversione di tendenza positiva si era verificata nonostante la recessione globale, alimentata dalla speranza di una ripresa e dagli effetti delle misure di stimolo. Oggi, le speranze e gli stimoli sono di nuovo in discussione e oggi sarà una giornata importante. La Federal Reserve dovrebbe confermare le aspettative del mercato dichiarando che non intende stampare nuova moneta. persino possibile che la Fed annunci una ”strategia di uscita” dagli interventi di stimolo. La stampa di minori quantità di moneta dovrebbe avere effetti positivi sul dollaro, ma è molto negativa per le materie prime, le valute e le azioni che hanno approfittato delle iniezioni di liquidità e della debolezza del dollaro.