Andrea Fiano, Milano Finanza 24/6/2009, 24 giugno 2009
Il dopo Bernanke è già cominciato - Il suo mandato scade a gennaio. Ma ci si domanda se Ben Bernanke guiderà ancora la Federal Reserve dopo quella data
Il dopo Bernanke è già cominciato - Il suo mandato scade a gennaio. Ma ci si domanda se Ben Bernanke guiderà ancora la Federal Reserve dopo quella data. Ieri, al primo di due giorni di incontri del comitato monetario della Fed stessa, è stato proprio lui a dominare il dibattito politico e mediatico attorno alla banca centrale. Al punto che un quesito in merito è stato posto anche al presidente Barack Obama all’inizio della sua conferenza stampa di ieri. «Ha fatto un buon lavoro», ha risposto il capo della Casa Bianca, aggiungendo un laconico «non darò (oggi) notizie sul futuro del chairman della Fed» e precisando che la banca centrale «è nelle condizioni giuste per monitorare i rischi finanziari sistemici». Nella contesa è sceso anche il Wall Street Journal con un commento non firmato e la presentazione, non certo casuale, di un intervento di Bernanke alla riunione del Fomc del dicembre del 2003, quando era solo membro del consiglio monetario ai tempi della presidenza di Alan Greenspan. Il quotidiano finanziario ha criticato Bernanke per gli errori di valutazione del passato e teme che anche oggi la Fed non presti la giusta attenzione al calo del dollaro e all’aumento dei prezzi delle materie prime. Anche l’agenzia Bloomberg ha dedicato all’argomento un lancio di Scott Lanman, in cui si sostiene che Bernanke difenderà il suo operato domani quando dovrà discutere del ruolo della Fed nell’operazione che ha portato all’acquisto della Merrill Lynch da parte di Bank of America. Le statistiche dicono che nell’ultimo trentennio nessun presidente americano al suo primo mandato non ha riconfermato il chairman in carica della Fed e sul sito on-line Intrade le previsioni di una riconferma di Bernanke sono attorno al 60-65%. Su Cnbc Larry Kudlow, ex economista di Bear Stearns diventato commentatore televisivo non certo tenero verso i democratici, fa da tempo il tifo perché sia Larry Summers, oggi capo dei consiglieri economici di Obama, a prendere in mano la Fed nel 2010 e non è il solo ad avere questa opinione. Tanto è vero che da mesi si sente dire che Summers, ex segretario al Tesoro ed ex rettore di Harvard, sia in realtà parcheggiato alla Casa Bianca in attesa della Fed. Questi spunti hanno vivacizzato la vigilia di un incontro del Fomc dal quale non si aspettano grosse novità. Sicuramente non sul fronte dei tassi, e nemmeno in materia di quantitative easing, ovvero sulla decisione della Fed di acquistare sul mercato oltre 1.000 miliardi di dollari in titoli di stato e agenzie federali. Anche se alcuni osservatori ritengono che possano essere cambiare la composizione del pacchetto di titoli di stato che la Fed intende comprare, o forse anche i tempi previsti per questi acquisti all’insegna di una maggiore flessibilità della sua azione. Le vere novità potrebbero venire dalla valutazione che sarà data di quei «germogli» di ripresa di cui ha parlato lo stesso Bernanke nei mesi scorsi. In aprile, al suo ultimo incontro, il Fomc aveva dichiarato che le previste condizioni economiche avrebbero richiesto «livelli eccezionalmente bassi dei Fed Funds per un periodo esteso» ed è probabile che questo venga confermato dal comunicato odierno.