Marcello Bussi, Milano Finanza 24/6/2009, 24 giugno 2009
L’Opec vuole il petrolio a 80 dollari - Il prezzo giusto del petrolio? Per l’Opec è 80 dollari al barile
L’Opec vuole il petrolio a 80 dollari - Il prezzo giusto del petrolio? Per l’Opec è 80 dollari al barile. Lo ha dichiarato ieri il presidente del cartello dei produttori, José Botelho de Vasconcelos, che è anche il ministro angolano del petrolio, dopo un vertice a Vienna con l’Unione Europea. Ieri l’oro nero era ben lontano da questo livello e ha chiuso a New York a 69,24 dollari al barile, in rialzo di 1,74 dollari. E Andris Piebalgs, il commissario europeo dell’Energia, ha affermato che le quotazioni attuali, intorno ai 70 dollari al barile, «non impediscono la ripresa dell’economia». Più preoccupato è apparso Fatih Birol, capo economista dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie), secondo il quale una rapida crescita dei prezzi del petrolio «potrebbe strangolare la ripresa». Birol ha sottolineato che la recente crescita delle quotazioni del greggio «non è basata sui fondamentali, bensì sulle aspettative di ripresa dell’economia». Concetto analogo a quello espresso la settimana scorsa da Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, in un’intervista a Maria Bartiromo trasmessa da Class Cnbc. Per il manager, «il livello appropriato dei prezzi si colloca nella fascia tra i 60 e i 90 dollari al barile, abbastanza alto da finanziare gli investimenti nell’industria petrolifera e abbastanza basso per consentire la ripresa dell’economia mondiale». Sulla stessa linea si colloca Abdallah El Badri, il segretario generale dell’Opec, secondo il quale con i prezzi a 55 dollari non è possibile investire nella nuova produzione, mentre oltre i 100 dollari verrebbe messa a rischio la ripresa. Durante l’incontro di ieri i rappresentanti dell’Opec e dell’Ue hanno avvertito che «la questione della speculazione non è stata ancora risolta» e quindi la bolla esplosa l’anno scorso delle quotazioni del petrolio potrebbe ripetersi se la trasparenza e la regolamentazione del settore finanziario non miglioreranno. El Badri ha infine assicurato che «l’Opec è pronta a fornire in qualsiasi momento il petrolio di cui il mondo può avere bisogno, poco importa la quantità domandata». E se è vero che attualmente c’è troppo petrolio sul mercato, ha sottolineato El Badri, l’Opec taglierà la produzione solo se le condizioni dell’economia mondiale dovessero migliorare prima del vertice programmato a settembre. Dichiarazioni che fanno capire come i Paesi produttori siano consapevoli del fatto che prezzi troppo alti del petrolio potrebbero ritorcersi contro le loro stesse economie. D’altronde, come ha affermato il vice ministro dell’economia russo Andrei Klepach, la forte risalita delle quotazioni di tutte le materie prime non è riuscita a impedire che a maggio il pil della Russia precipitasse dell’11% su base annua. Ieri intanto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha lanciato un appello ai membri della Camera affinché approvino una riforma di legge che dia il via a «una trasformazione» energetica, promuovendo l’utilizzo delle forme di energia pulita che saranno in grado di ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dal petrolio importato dai Paesi esteri. Obama ha sottolineato che la proposta, se diventerà legge, riuscirà a garantire risparmi energetici agli americani e a dare il via anche nuove tecnologie capaci di creare nuovi posti di lavoro.