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 2009  giugno 24 Mercoledì calendario

L’Italia marcia da sola verso lo scudo - La decisione non sarebbe stata ancora presa ma è ormai molto probabile che l’Italia dovrà andare avanti da sola nella lotta ai paradisi fiscali e nella predisposizione dello scudo

L’Italia marcia da sola verso lo scudo - La decisione non sarebbe stata ancora presa ma è ormai molto probabile che l’Italia dovrà andare avanti da sola nella lotta ai paradisi fiscali e nella predisposizione dello scudo. La notizia arriva direttamente dagli Stati Uniti. Giusto qualche settimana fa, dopo che proprio Washington aveva sottoscritto una serie di accordi bilaterali per dare una spallata al segreto bancario, ultimo tra questi il memorandum sullo scambio d’informazioni con il Liechtenstein (Tieas, tax information exchange), è arrivata una doccia fredda. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sarebbe intervenuto informalmente il governo statunitense per rallentare gli accordi che in Europa si stanno stringendo con la Svizzera, ultimo capisaldo dell’anonimato fiscale. Nelle liste delle banche svizzere ci sarebbero infatti ancora troppi nomi «che contano» dell’establishment americano e l’attuale amministrazione a stelle e strisce non ritiene arrivato ancora il momento per far cadere il velo. Negli stessi giorni, sempre secondo alcune ricostruzioni di fonte politico-diplomatica, subito dopo la lettera che l’Italia ha spedito al governo di Berna per accelerare il processo di trasparenza sulle società che oscurano patrimoni illegali, sarebbe arrivato un secondo stop, ancora più netto: quello della Germania. Troppo alto il rischio di incappare in un vero vespaio di nomi e illazioni, questo in sintesi quanto raccontato dalle diplomazie della grande coalizione tedesca ai vertici del ministero dell’Economia italiano, per spingere a fare passi ulteriori sulla lotta ai paradisi fiscali e sullo scudo, come peraltro informalmente sancito da una riunione a maggio a Roma del G5 fiscale. E così la cancelliera Merkel avrebbe detto no al governo di Roma che, incassato anche lo scetticismo di Downing Street, perché a Londra si punta ormai decisamente alla ripresa e il nì di Parigi (dove alcuni influenti notabili finanziari avrebbero frenato per gli stessi motivi americani il progetto anti-evasione di Sarkozy), rischia di trovarsi improvvisamente da solo. Ecco perché nel testo del decreto legge fiscale che approderà venerdì 26 giugno in consiglio dei ministri è stata inserita una norma apposita, relativa alle Cfc, le società di comodo fiscale: l’intento dell’esecutivo è quello di predisporre tutte le armi per varare uno scudo per il rientro dei capitali ma in beata solitudine. La conferma arriva da un’autorevole fonte della maggioranza. «In Europa è chiaro che ciascun Paese guarderà al suo orticello per quanto riguarda la lotta ai paradisi fiscali e dunque noi dovremo fare da soli con un provvedimento che non sia condonistico ma che fissi un’aliquota conveniente». E tale tetto dovrebbe per l’appunto oscillare tra il 6 e l’8%, per cercare di far rientrare in Italia qualcosa come 100 miliardi di euro con un conseguente beneficio per lo Stato nell’ordine di 6-8 miliardi di euro. L’unico inconveniente è che però non ci sarà il tanto annunciato «coordinamento europeo» come più volte richiesto da Giulio Tremonti, il quale, proprio ieri, ha fatto capire che gli Stati, passata la bufera finanziaria, forse stanno riponendo nel cassetto gli ardori di riforma del sistema di controlli del capitalismo. «O le regole sono capite e condivise dai popoli», ha infatti affermato, «o stiamo preparando la nuova crisi». Per il ministro dell’Economia, «l’idea delle regole che devono essere globali si sta facendo strada, ma c’è chi ancora non le vuole o vuole le mezze regole della finanza che se le fa da sé». Più chiaro di così: nel mondo e in Europa c’è qualcuno che ha tirato il freno e a rimetterci ci sarebbero ora proprio lo scudo fiscale e la lotta ai paradisi fiscali a livello europeo. Intanto, a proposito di rinvii, sempre venerdì il governo varerà un ennesimo provvedimento milleproroghe. Dentro c’è un po’ di tutto, dalla proroga degli sfratti a fine 2009, alla riapertura dei termini per la chiusura degli enti inutili fino allo slittamento di una serie di misure riguardanti l’energia e l’ambiente.