Ritanna Armeni, il Riformista 24/6/2009, 24 giugno 2009
Lo scandalo ha dato Adesso il Pd pensi a una politica Allora chi ha ragione? Berlusconi che, dopo i ballottaggi dice «Nuova sconfitta del centrosinistra» o Franceschini che afferma: «Comincia il declino della destra»? Come spesso accade, per quanto sia banale, la verità sta nel mezzo
Lo scandalo ha dato Adesso il Pd pensi a una politica Allora chi ha ragione? Berlusconi che, dopo i ballottaggi dice «Nuova sconfitta del centrosinistra» o Franceschini che afferma: «Comincia il declino della destra»? Come spesso accade, per quanto sia banale, la verità sta nel mezzo. Berlusconi non ha stravinto, come prometteva nella campagna elettorale. I ballottaggi confermano che un’ascesa che sembrava inarrestabile è stata frenata (nella stessa provincia di Milano il Pdl è passato per il rotto della cuffia). Il Pd, tuttavia, ha perso in molte Province e Comuni e la sua tenuta in alcune roccaforti ha i caratteri di una residualità più che di una rimonta. Ma, soprattutto, questi ballottaggi nella loro parzialità hanno dimostrato che lo "scandalo" in politica conta sicuramente, ma fino a un certo punto. Non c’è dubbio, i fatti di queste settimane hanno eroso la credibilità del presidente del Consiglio e hanno inciso nell’astensione dell’elettorato di centrodestra, ma non hanno ancora intaccato le fondamenta del suo consenso. Hanno incrinato una presunta invulnerabilità, hanno fatto, cosa importante, tramontare il progetto del premier di diventare presidente della Repubblica, ma non hanno ancora messo in discussione la sua proposta politica e il suo potere nella società italiana. Per le opposizioni, e per il Partito democratico innanzitutto, si riapre quindi in tutta la sua interezza e complessità il problema del che fare contro questo governo e questa maggioranza a partire da alcune considerazioni che ormai si possono fare. L’affaire Berlusconi, cioè gli scandali che in queste settimane sono fioriti attorno alla sua figura, hanno dato quello che potevano dare. Hanno prodotto nella società italiana preoccupazione, indignazione, sgomento, inquietudine. Il mondo cattolico, un’intellettualità diffusa, un’opinione pubblica femminile, e quella progressista hanno rilevato la mancanza di rispetto per la "cosa pubblica", l’ostentazione del potere e della ricchezza, la scarsa considerazione per le donne. Hanno visto quanto un comportamento discutibile nella vita privata si sia intrecciato con il comportamento pubblico. Credo che dal punto di vista politico altro non si potrà aggiungere. Certo ci potranno essere altri scandali, certo potranno trapelare altre intercettazioni. Le registrazioni di Patrizia D’Addario, gli atti raccolti dai magistrati di Bari non sono ancora stati resi noti. Ma tutto questo che cosa potrebbe portare in più alla politica? Che cosa potrebbe ancora arrivare dal "personale" di Silvio Berlusconi all’idea che nel mondo ormai si è affermata anche all’estero di un’Italia governata da un premier impresentabile? A mio parere quasi niente, anche se provocheranno altro scalpore e altra indignazione. Ma potrebbero determinare anche apatia, indifferenza, noncuranza. Ed è - siamo alla seconda considerazione - ciò su cui può sperare il premier. L’apatia etica è una caratteristica degli italiani, i vizi privati, come la storia politica del Paese insegna, sono comunemente accettati, come è accettata la contraddizione fra comportamenti personali e comportamenti pubblici. Sarà un bene o un male, non lo so, ma è così e credo sia difficile da modificare. E Berlusconi punterà sulla dimenticanza e oltre che su un attivismo politico che nelle prossime settimane avrà modo di mostrare. Altro che scuse agli italiani come hanno suggerito alcuni consiglieri o dimissioni come hanno chiesto altri. Resistenza, attivismo e speranza nella naturale apatia degli italiani: questi i progetti del presidente del Consiglio. E con questo quadro dovrà inevitabilmente misurarsi l’opposizione. Cavalcando gli scandali? Aggiungendo dichiarazioni aggressive a situazioni che parlano da sole? Sarebbe sbagliato. Il Partito democratico ha fatto bene in questi ultimi giorni a mantenere un profilo basso. De resto bastano i giornali a parlare e a raccontare. E in questa vicenda - si è dimostrato - persino i giornali più restii a cavalcare lo scandalo, come il Corriere della Sera di Ferruccio de Bortoli, non hanno potuto fare a meno di dare un’informazione ampia e dettagliata. I terreni su cui aprire una contraddizione nella maggioranza sono altri e significativi. Anche questo è emerso - per chi vuole vederlo - nelle ultime elezioni, nel voto del Mezzogiorno soprattutto. Il governo Berlusconi, come già avvenuto nel quinquennio 2001-2006, non riesce a mantenere le sue due promesse fondamentali: ridurre le tasse al Nord e garantire lo sviluppo produttivo del Sud. Oggi la situazione è persino più difficile di qualche anno fa. La crisi rende impossibili riduzioni significative delle tasse, i mezzi sono limitati mentre l’Unione europea rende noto che l’Italia è il Paese dove è più alto il carico fiscale sul lavoro. La Lega, sempre più forte, rappresenterà e sfrutterà il malcontento dei lavoratori del Nord magari insistendo con le gabbie salariali. D’altronde la riduzione delle entrate legata alla crisi economica rende del tutto improbabili investimenti di peso al Sud. La rabbia è già esplosa nella vicenda siciliana, ma è evidente anche nel voto meridionale e - all’interno della maggioranza - nella preoccupazione e nella insofferenza di quella parte del Popolo della libertà che proviene dalle file di Alleanza nazionale. Riusciranno le opposizioni a infilarsi nelle grandi contraddizioni sociali e politiche della maggioranza? Questa è la domanda più importante oggi. Pur attendendo altri scandali e altre rivelazioni.