Massimo Corsini, La stampa 24/06/2009, 24 giugno 2009
L’IMPERO DEGLI ITTITI IN UN PEZZO D’ARGILLA
Un pezzo di argilla di 15 centimetri per 7, su cui il tempo non ha cancellato i caratteri cuneiformi in una lingua di cui pochi conoscono i segreti: l’ittita. Finalmente la terra ha ceduto agli archeologi la prova che rivela l’estensione del regno degli ittiti nel XIII secolo a.C.
Il sito di Tell Afis ha dato alla luce una tavoletta che conferma l’ipotesi che il controllo diretto della corona arrivasse fino in Siria, sulla collina di Afis, a 50 km da Aleppo, dove lavora la missione di Stefania Mazzoni e Serena Maria Cecchini, docenti di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente delle Università di Firenze e Bologna. «Lo si sospettava, ma - spiega Fabrizio Venturi, il ricercatore che si occupa dell’area in cui la tavoletta è stata trovata - è, quando il dato archeologico, si sovrappone a quello filologico che si ha la condizione perfetta per sancire il dato storico».
I re ittiti di cui si parla nella tavoletta sono i protagonisti di una delle battaglie più celebri, quella di Kadesh, tra Hattusili III e Ramses II. Lo scontro, che non ebbe vincitori né vinti, portò tuttavia nel 1259 il faraone egiziano e Hattusili III, nel frattempo divenuto re, a stipulare un trattato che sancì la convivenza tra le due potenze. Anche se il verso è andato perduto, la parte conservata del documento contiene due messaggi. Il primo: «La regina si è ammalata, ed ella sta qui presso di me: per questo io ho indugiato. Ma in tre giorni, dal momento da cui ti ho inviato questa lettera, dormirò nella città di Izziya».
Spiega Alfonso Archi, il filologo già noto per la traduzione degli archivi di Ebla: «Il nome di questa città, da situarsi in Cilicia, si trova menzionato in un altro documento nel quale una regina, trovandosi a Izziya, fa un voto al mare. Questa regina non poteva essere che Puduhepa, la moglie di Hattusili III, l’unica consorte di un re ittita ad aver avuto un importante ruolo politico e a godere di una tale autonomia».
Il secondo messaggio, invece, inviato da un certo Tipu a Piriyada, informa che «qui, presso il governatore della provincia di frontiera, tutto va bene». «I governatori - sottolinea il traduttore - dovevano presidiare i confini dello Stato ittita». E conclude: «Questa corrispondenza è preziosa, perché ci informa sull’ampiezza del dominio ittita in Siria durante il XIII secolo a. C. che, ora sappiamo, si doveva estendere fino almeno alla regione di Tell Afis». Solo più a Sud e a Ovest si trovavano gli Stati legati alla corona da un rapporto di vassallaggio.
E’ un’analisi condivisa da Venturi: «Erano già venuti alla luce manufatti di origine ittita, come un’ascia cerimoniale, ma la tavoletta conferma la relazione con l’impero anatolico. Finora i rapporti politici tra i re ittiti e le province siriane erano conosciuti solo grazie alla documentazione da Ugarit, sulla costa, e da Emar sull’Eufrate».