Anna Mazzone, il Riformista 24/6/2009, 24 giugno 2009
Bibi parte da Silvio e chiede aiuto sul caso iraniano - In una sala affollatissima quanto afosa, a poco meno di tre ore dal suo arrivo in Italia il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto ieri una conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
Bibi parte da Silvio e chiede aiuto sul caso iraniano - In una sala affollatissima quanto afosa, a poco meno di tre ore dal suo arrivo in Italia il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto ieri una conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Roma è la prima tappa del suo minitour europeo. Ieri sera l’incontro con il presidente della Camera, Gianfranco Fini, mentre oggi il Primo ministro dello Stato ebraico salirà al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La visita in Italia come primo stop-and-go del suo primo viaggio da premier in Europa non è casuale, come ha riferito una fonte diplomatica al quotidiano Jerusalem Post. noto che Netanyahu considera l’Italia un «solido alleato» d’Israele in seno all’Unione Europea, seguito in seconda battuta dalla Francia. E infatti si recherà a Parigi questo pomeriggio. La stessa fonte rivela al quotidiano israeliano che è solo una questione di «sfortuna» il fatto che questa visita si svolga nel pieno di un «piccante scandalo sexy» che coinvolge il presidente del Consiglio e che rischia di oscurare la visita di Netanyahu, venuto qui per una serie di questioni quanto mai di attualità sul tavolo internazionale. In primo luogo, il premier israeliano desidera delle rassicurazioni da parte italiana sui nostri rapporti commerciali (e diplomatici) con l’Iran. L’Italia è, infatti, il primo partner commerciale di Teheran in Europa. Rassicurazioni che sono arrivate da Berlusconi, il quale ha sottolineato come la natura (e il peso) dei rapporti italiani con l’Iran è stata sempre «condivisa» con i partner europei e con l’Amministrazione americana. Berlusconi ha, inoltre, ribadito la «ferma condanna alle dichiarazioni negazioniste di Israele che sono state in passato pronunciate dal leader iraniano (Ahmadinejad)» e ha anche ricordato «l’assoluta contrarietà che l’Italia condivide con tutto il mondo occidentale, circa la possibilità che l’Iran possa arrivare a possedere un armamento nucleare». Da parte sua, Bibi Netanyahu non ha mancato di rimarcare l’antica amicizia che lega i due Stati e, nello specifico, che lo lega a Berlusconi, da lui definito a più riprese: «Un campione di pace, di libertà e di sicurezza», oltre che «un grande amico di Israele anche quando spirano venti non favorevoli». E sulla situazione attuale in Iran, il primo ministro di Gerusalemme ha detto di averne parlato a lungo con Silvio Berlusconi. «L’Iran - ha dichiarato Netanyahu - non sta soltanto opprimendo quelle forze che a loro volta sono contro la pace, come Hezbollah e Hamas, ma sta opprimendo il proprio popolo». E ha aggiunto che crede «che il coraggio mostrato dal popolo iraniano nell’affrontare le pallottole che vengono sparate contro di loro per strada sia un qualcosa che meriti l’acclamazione degli uomini e delle donne libere». Netanyahu ha poi lodato il cosiddetto "Piano Marshall" per la Palestina: « giunto il momento di varare il piano di progresso economico a cui il presidente Berlusconi lavora da oltre un decennio», ha detto. E il "Piano Marshall" per i territori palestinesi e la Cisgiordania è stato uno dei principali piatti di portata della colazione tra i due premier. Un piano che prevede di rafforzare e rilanciare il turismo in zone come Betlemme, Nazareth e Gerico, luoghi sacri per la cristianità. In sostanza, investendo in infrastrutture, questi territori potrebbero arrivare a circa dieci milioni di turisti l’anno. E - come sottolinea il premier israeliano - «si riuscirebbero ad aver sin da subito migliaia di nuovi posti di lavoro per i palestinesi». Un discorso improntato alla pace o - almeno - a prospettive di pace in vista dei prossimi negoziati israelo-palestinesi, per i quali Silvio Berlusconi ha offerto una location d’eccellenza, nel piccolo gioiello siciliano che risponde al nome di Erice. E proprio a questo proposito, sul tema del dialogo, il presidente del Consiglio ha espresso il suo apprezzamento per il discorso tenuto da Benjamin Netanyahu all’università di Bar Ilan il 14 giugno scorso. Intervento durante il quale il premier dello Stato ebraico ha parlato della sua volontà di appoggiare la creazione di uno Stato palestinese, a patto che questi sia smilitarizzato e che riconosca lo Stato d’Israele. Ma il presidente del Consiglio, sulla scia delle dichiarazioni del ministro degli Esteri Franco Frattini e con un orecchio a quanto detto da Barack Obama durante la sua recente visita a Washington, ha ribadito di aver attirato «l’attenzione del Primo ministro sulla necessità di dare segnali significativi sul blocco degli insediamenti che altrimenti rappresenterebbero un ostacolo per la pace». E il nodo degli insediamenti è davvero cruciale. Ieri sera, la notizia dell’annullamento dell’incontro previsto a Parigi oggi pomeriggio tra Netanyahu e l’inviato Usa per il Medio Oriente, George Mitchell.Sembra che entrambe le parti abbiano bisogno di più tempo per trovare una via d’uscita all’impasse. Gli Usa chiedono l’immediato congelamento delle nuove colonie mentre Israele si rifiuta di fermare il «naturale sviluppo» degli insediamenti esistenti. E il nodo resta.