Gianluca Agata, il Riformista 24/6/2009, 24 giugno 2009
Metamorfosi Moratti Adesso si atteggia a duro - «Da tifoso vorrei che restassero, ma da presidente…»
Metamorfosi Moratti Adesso si atteggia a duro - «Da tifoso vorrei che restassero, ma da presidente…». La metamorfosi di Massimo Moratti è tutta in quel ma. Nel mercato - per dirla alla Lotito - del pagare moneta, vedere cammello, anche il numero uno dell’Inter è sempre più presidente e sempre meno tifoso. E allora sotto a chi tocca. Tutti hanno un prezzo, anche Ibrahimovic e Maicon. Sono lontani i tempi in cui non lo aveva Ronaldo, non lo aveva Kanu, e soprattutto non lo aveva Recoba il calciatore più pagato d’Italia che ha reso meno della metà. Nel 2001 el chino guadagnava quindici miliardi di lire. In undici anni di permanenza in nerazzurro, dal 1997 al 2008, l’uruguaiano ha collezionato 167 presenze per cinquanta reti, vale a dire una media di 15 partite per 4,5 gol. Un po’ pochino per un attaccante. Un po’ troppo anche per il tifoso- presidente. E che dire di Ronaldo? I mal di pancia non hanno età, allora come adesso. Dopo il famoso 5 maggio, quello della contro la Lazio che consegnò lo scudetto alla Juve, il "fenomeno" cominciò a scalpitare per andar via. Ruppe con Cuper e chiese di essere ceduto. Una trattativa che durò tutto agosto. Se è vero che la gratitudine non è di questo mondo, Ronaldo non ripagò nemmeno le amorevoli cure di Moratti che lo trattò come un figlio nonostante gli infortuni gravi e i lunghi tempi di recupero. Il primo contro il Lecce il 21 novembre 1999: lesione al tendine rotuleo del ginocchio destro. Ci vollero quasi sei mesi e un intervento chirurgico prima di tornare in campo, il 12 aprile 2000 a Roma, durante la finale d’andata della Coppa Italia contro la Lazio. Ma il ginocchio cedette nuovamente dopo sei minuti dall’ingresso in campo e questa volta il tendine si ruppe completamente. La lenta ripresa nel 2001, il 5 maggio fatale e l’uscita dal campo in lacrime. Moratti tentò in tutti modi di trattenerlo, tanto che Julio Cruz arrivò dal Bologna solo nell’ultimo giorno di mercato. Un presidente dal cuore così anche con il nigeriano Nwankwo Kanu. Passò all’Inter dopo aver vinto le Olimpiadi di Atlanta. Ancor prima di vestire la maglia nerazzurra, la visita medica di routine gli diagnosticò una disfunzione cardiaca congenita: la sua carriera sembrava al termine. L’Inter avrebbe potuto risolvere il contratto del nigeriano per inadempienza, ma il presidente Moratti si occupò personalmente della vicenda pagando di tasca propria il delicato intervento chirurgico per la sostituzione di una valvola aortica. Tornato sui campi da gioco nella stagione 1997-1998, passò all’Arsenal. Più tifoso che presidente fino al 20 maggio scorso, quando José Mourinho pronunciò la famosa frase "resto al 99%". stata l’ultima volta che ha aperto i cordoni della borsa. Un milione in più e un contratto più lungo. Lo special one, oltre a cambiare il modo di intendere il calcio in casa nerazzurra, ha cambiato anche il presidente. Non sono più importanti i giocatori ma l’intelaiatura. E allora ben vengano i paperoni pronti a offrire cento milioni per Ibrahimovic o quaranta per Maicon, leggi Real e Chelsea. Pagare moneta vedere cammello. Quella frase di Moratti oggi può anche essere completata così: «Da tifoso vorrei che restassero, da presidente con un bilancio da tenere d’occhio dico che se vogliono andare se ne possono anche andare». Tanto lui ha Santon e Maxwell pronti a fare lo stantuffo, Kolarov e Drogba nella lista d’ingresso. Tutto ha un prezzo. E se c’è qualcuno disposto a pagarlo Milano è lieta di disfarsene, che si chiamino Ibrahimovic o Kakà, Maicon, Pirlo o Gattuso. Bilancio docet.