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 2009  giugno 24 Mercoledì calendario

AFFARI E RAPPORTI ECCELLENTI: LA LOBBY DI TARANTINI


Un imprenditore racconta: mi ha fatto incontrare Bertolaso e Paolo Berlusconi

BARI – L’amicizia con Silvio Ber­lusconi, quel rapporto cordiale co­struito anche con le compagnie fem­minili che portava al seguito, era di­ventata un business per Gianpaolo Tarantini. Il vero «capitale sociale» della sua nuova azienda, la C.G.Con­sulting, inventata dopo la fuoriusci­ta dal settore delle protesi ortopedi­che. Il trentaquattrenne imprendito­re barese voleva diventare un lobby­sta, uno che fa affari procurando affa­ri. E le porte che gli si erano spalanca­te nelle residenze presidenziali – Vil­la Certosa, palazzo Grazioli, Arcore – erano divenute la principale carta da giocare nel suo lavoro.

Chi lo afferma non è qualcuno che gli è nemico, anzi. uno di quelli che avevano deciso di puntare soldi sul giovane barese trapiantato a Ro­ma; per esempio un contratto di con­sulenza da 150.000 euro all’anno. Si tratta di Enrico Intini, 46 anni, ammi­nistratore delegato di un gruppo che porta il nome di famiglia, raccoglie 44 società, fattura 180 milioni annui e paga 3.400 dipendenti; sede princi­pale a Noci, pochi chilometri a sud di Bari, con succursali a Roma, in altre città italiane e estere. Con la Sma, l’azienda del Gruppo Intini che ha sottoscritto il contratto con la C.G. Consulting, offre sistemi e servizi per la protezione ambientale e la ge­stione di rischi naturali.

Su Tarantini, Enrico Intini contava per avere accesso a nuove opportuni­tà. Il «re delle protesi» passato alle pubbliche relazioni non l’aveva por­tato (ancora) da Silvio Berlusconi, ma dal fratello Paolo sì. «Nel settore ospedaliero noi lavoriamo su un bre­vetto per la tracciabilità delle trasfu­sioni, che stiamo sperimentando in alcune regioni ma non ancora in Lombardia, e lì Paolo Berlusconi avrebbe potuto aiutarci», racconta. Era in attesa di una risposta, dopo due incontri avuti col fratello del pre­mier avvenuti circa un mese fa: «Il primo al caffè Strega, in via Veneto a Roma, il secondo a Milano, nella re­dazione de Il Giornale ».

Altro contatto importante è stato quello con Guido Bertolaso, il poten­te sottosegretario alla Protezione civi­le: «Loro hanno una short list, una sorta di elenco riservato di imprese da far intervenire in situazioni di emergenza, e a noi sarebbe piaciuto farne parte». Detto fatto. Alla fine del­lo scorso anno Tarantini ha accompa­gnato Intini da Bertolaso, nella sede romana del Dipartimento: «In quella riunione mi sono limitato all’esposi­zione delle nostre attività, che riguar­dano settori di loro interesse come la prevenzione degli incendi, poi non ho avuto più notizie».

In quella e in altre occasioni, la per­cezione di Intini fu chiara: «Questi rapporti di Tarantini derivavano dal­la sua conoscenza di Berlusconi. Non c’è dubbio. Stiamo parlando di una frequentazione con un uomo poten­te, molto potente, e per un aspirante lobbysta è il massimo». Come altri che lo conoscono bene, anche il re­sponsabile del Gruppo Intini ricorda che l’imprenditore barese non face­va mistero di questa amicizia. Anzi, se ne vantava fin troppo. «Il capo del governo era il suo ’negozio’, e lui non è mai stato una persona riserva­ta, tutt’altro. Si dice che il segreto del successo è il segreto, ma Tarantini non ha seguito questo motto. Non riusciva a trattenere la gioia di aver imbastito questa relazione, e ormai c’era la fila per parlare con lui. Ovvia­mente per avere un aggancio con Ber­lusconi ».

 ciò che gli ha fatto fare il passo più lungo della gamba, come riferi­scono i suoi amici. « partito troppo veloce – spiega Intini ”, forse avrebbe fatto meglio a cominciare con l’amicizia di qualche assessore, anziché del capo del governo in per­sona.

Io che ho subito diversi traumi da crescita ho imparato a salire gradi­no dopo gradino. Non sono vittima dell’abbaglio dell’affare, ho i miei pia­ni industriali e mi affido a quelli. An­che perché non ho relazioni tali da comprare un certo tipo di rapporti».

Ecco il motivo per cui, dopo aver­lo conosciuto un paio d’anni fa in una cena barese, l’amministratore del Gruppo Intini ha deciso di inve­stire del denaro sulle opportunità che poteva offrirgli quell’imprendito­re che diceva di essere tanto amico di Berlusconi. E che aveva dimostra­to di poterne ricavare relazioni im­portante. Mai sospettato che quel le­game passasse anche dalle belle ra­gazze con cui si presentava a casa del premier, come ammesso dallo stesso Tarantini? «Sinceramente no, non me ne ha mai parlato né io gliel’ho mai chiesto. Però Bari è una città pic­cola, e un po’ di chiacchiericcio sul suo conto c’era. Il cambiamento del­lo stile di vita si vedeva. Ma certe co­se è meglio non saperle», conclude Intini. E ride.