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 2009  giugno 24 Mercoledì calendario

VanMiert Karel

• Oud-Turnhout (Belgio) 17 gennaio 1942, Beersel (Belgio) 22 giugno 2009. Politico • «[...] socialista fiammingo [...] fu un visionario: per dieci anni commissario europeo, per primo alzò la voce di fronte agli Usa e poi all’interno della Ue, sul rispetto delle regole della concorrenza. [...] fu importante anche per l’Italia, poiché le diede modelli, regole e limiti delle liberalizzazioni: il suo accordo con Beniamino Andreatta, per la trasformazione dell’Iri in una società per azioni e il risanamento dei suoi debiti, aprì la strada alle privatizzazioni del Credito Italiano, e delle altre banche. [...]» (Luigi Offeddu, “Corriere della Sera” 24/6/2009) • « Aveva occhi che ridevano e un sorriso mite da gentiluomo, ma sapeva esibire una tenacia di ferro quando c’era da difendere l’Europa e la libertà del suo mercato. [...] per primo aveva fatto conoscere l’Antitrust europeo anche Oltreoceano, inquisendo Microsoft e Coca-Colae ponendo severe condizioni al matrimonio aeronautico tra Boeing e McDonnell. Socialista fiammingoe convinto europeista, dal 1989 al 1993 Van Miert rivestì il ruolo di commissario ai Trasporti nell’Esecutivo Ue guidato da Jacques Delors. Passò poi alla Concorrenza, portafoglio che avrebbe conservato anche nella Commissione guidata da Jacques Santer, fino al 1999, contribuendo ad accrescere prestigio e autonomia dell’Antitrust europeo, che avrebbe poi trovato un degno successore in Mario Monti. Instancabile lavoratore e grande comunicatore, Van Miert era stimato dai colleghi ma anche dai corrispondenti di Bruxelles, che percepivano in lui la genuina passione di salvaguardare gli interessi dei consumatori europei e la concorrenza in un mercato unico in via di consolidamento. Prese decisioni contro i sussidi a Volkswagen e Credit Lyonnais ed ebbe un occhio di riguardo anche sullo sport, imponendo a Bernie Ecclestone di rivedere [...] l’organizzazione del campionato di Formula uno. Gestì dossier italiani delicati sul salvataggio del Banco di Napoli, sussidi alle Poste e canone Rai, promuovendo con determinazione la liberalizzazione dei cieli e delle comunicazioni telefoniche anche nel nostro Paese. In Italia legò il suo nome all’accordo Pagliarini-Van Miert che nel ’94 sancì la fine graduale dei sussidi di Stato al Mezzogiorno. [...]» (E.Br., “Il Sole-24 Ore” 24/6/2009) • «[...] Van Miert entra nella Commissione nel 1973, prima faceva l’assistente universitario a Bruxelles. Breve carriera e diventa commissario, prima a trasporti, credito e investimenti, poi dal 1993 alla Concorrenza, con Jaques Delors e Jacques Santer. Nella notte tra il 27 e il 28 luglio del 1993 il ministro degli Esteri del governo di Carlo Azeglio Ciampi, Beniamino Andreatta, arriva a un’intesa con van Miert che cambierà l’economia italiana più di quella con i sindacati per la quale il mese è ricordato. “Quell’accordo è stato un potente acceleratore delle privatizzazioni. Ed entrambi i contraenti erano ben felici di essersi vincolati, uno di obbligare, l’altro a essere obbligato al rigore contabile”, spiega Benedetto della Vedova [...] l’Italia si impegnava a privatizzate l’Iri, ma senza ripianare i debiti delle società controllate dalla holding a capo dell’imprenditoria pubblica. Perché l’Europa non ammetteva che un’azienda fosse al cento per cento di proprietà dello Stato e neppure che questo si accollasse le sue passività, operazione equivalente a un aiuto con denaro dei cittadini che distorce la concorrenza. In cambio la Commissione garantiva una certa flessibilità sui tempi e modi dell’operazione. Risultato: nel 2000 l’Iri smette di esistere lasciando lo Stato in attivo di oltre 20mila miliardi di lire. Nel frattempo il processo di privatizzazione ha innescato quello di liberalizzazione. “Van Miert è stato un interlocutore indispensabile per chi in Italia voleva superare il sistema delle partecipazioni statali”, spiega Michele Polo, docente di Economia industriale alla Bocconi. Ma è stato soprattutto a livello europeo che van Miert ha lavorato per sviluppare quei principi di tutela del libero mercato già presenti nel Trattato di Roma del 1957. La sua azione si è mossa su due livelli: trasferire responsabilità alle autorità garanti della concorrenza a livello nazionale e provare a costruire un sistema di antitrust globale, in risposta alla globalizzazione che unisce i mercati. “Le autorità antitrust nazionali sono state messe in condizione di applicare buona parte delle regole europee, un processo avviato da van Miert e completato nel mandato del suo successore, Mario Monti”, dice il professor Stefano Riela, che [...] alla fine degli anni Novanta lavorava a Bruxelles, alle dipendenze di Van Miert. A livello internazionale - dice Riela - “van Miert ha cominciato a chiedere in sede Ocse un maggiore coordinamento internazionale sulla tutela della concorrenza, poi ha spinto molto perché fosse la Wto, l’organizzazione mondiale del Commercio, a occuparsene. Ma non ha funzionato, il fallimento del vertice di Seattle, nel 1999, ha segnato l’inizio di una fase di stallo della Wto [...]”. Nel 1997 il commissario si impegna in una battaglia transatlantica che, per ambizioni culturali e politiche, è seconda solo a quella di Mario Monti contro Microsoft. Le due compagnie americane Boeing e McDonnel Douglas si vogliono fondere. Sembrerebbe una questione tutta americana, ma ha ricadute europee: la McDonnel ha gran parte del suo fatturato nel settore militare, con le commesse del Governo. Una volta fusa con Boing, accusa van Miert, quei soldi finirebbero per distorcere la concorrenza nella produzione di aerei civili: i jumbo di Boing risulterebbero di fatto sussidiati dal contribuente americano a scapito dell’unico concorrente mondiale, cioè l’europea Airbus, che invece non ha commesse militari. Alla fine vince van Miert: la McDonnel si impegna a ridurre progressivamente a zero la produzione per il governo. Poi il commissario belga, che ricordava spesso come la sua carica fosse seconda per importanza solo a quella del presidente, si è occupato di trasporti, di energia, di nuovo di aerei (intervenendo nella joint venture tra Alitalia e KLM che nascondeva un monopolio su alcune rotte decisive, progetto poi saltato), e di telecomunicazioni. C’è lui dietro il regolemento europeo - che a differenza delle direttive è immediatamente esecutivo - che impone la liberalizzazione dell’ultimo miglio della rete, per consentire la concorrenza nella telefonia fissa. “Aveva un approccio trasversale, promuoveva anche liberalizzazioni in settori in cui non aveva un ruolo politico diretto”, spiega Riela. Ha sostenuto anche la battaglia per la liberalizzazione del calciomercato, difendendo la sentenza a favore del calciatore belga Jean-Marc Bosman. Dal 1995 i calciatori possono svincolarsi a parametro zero dalle società. “I successori di van Miert [...] Mario Monti e [...[ Neelie Kroes, hanno qualificato l’attività dell’antitrust in un senso più moderno, anche perché il mercato interno si era consolidato e quindi si ponevano maggiori problemi a livello internazionale”, dice il professor Polo. Ma entrambi hanno beneficiato dell’eredità di van Miert, soprattutto quella di aver trasformato la direzione generale alla Concorrenza nel vero strumento operativo della volontà europeista, unica leva per agire direttamente in campo economico insieme alla politica monetaria affidata alla Banca centrale europea. [...] Scaduto il mandato - e toccato da una storia di tangenti in Belgio - van Miert aveva promesso di trasformare l’hobby del giardinaggio in un’occupazione ha tempo pieno. Ma non l’ha fatto. Secondo il calcolo di Business Week, quando [...] è morto van Miert ricopriva sedici cariche in multinazionali come Vivendi e Philips e dal 2005 si occupava, sempre per l’Unione, di infrastrutture ferrovviarie» (Stefano Feltri, “Il Riformista” 24/6/2009).